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SUPERSAGGIO

L’ex capo meccanico della Ferrari Nigel Stepney, 56 anni, è morto in un incidente in autostrada nelle prime ore di venerdì 2 maggio. Sceso dalla sua Volkswagen mentre si trovava sull'autostrada inglese M20 è inspiegabilmente entrato nella carreggiata ed è stato immediatamente travolto da un autoarticolato. La notizia della morta di Stepney è stata resa nota dalla JRM Racing, la scuderia di automobili endurance della quale era entrato a far parte come team manager e direttore tecnico nel 2010, al termine del periodo di inattività seguito alla condanna. E’ stata la sua scuderia a dare la notizia della tragica scomparsa.

SPY STORY — L’ingegnere britannico era stato al centro di uno scandalo spionaggio in Formula 1 nel 2007, venne licenziato dalla Ferrari accusato di aver passato informazioni riservate alla McLaren e non ha mai più lavorato in Formula 1. Lo scandalo esplose quando venne trovato a casa del capo progettista della McLaren Mike Coughlan un fascicolo tecnico sulle Ferrari. La scuderia inglese venne multata di 100 milioni di dollari e venne squalificata nel campionato costruttori dopo essere stato accusato di aver usato a suo vantaggio le informazioni trapelate. Stepney venne condannato a un anno e otto mesi di carcere con la condizionale.

Prima che alla Ferrari Stepney si era costruito una solida esperienza tecnica e di capo del personale lavorando prima per la Shadow poi per la Lotus e infine per la Benetton dalla quale, assieme a Ross Brawn e Rory Byrne, passò alla Ferrari e fu tra i protagonisti dei mondiali vinti dal Cavallino e da Schumacher.

Mario Vicentini

Fonte: gazzetta


19/05/2014 23:43
 
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SUPERSAGGIO
La F.1 è in lutto, si è spento il grande Jack Brabham

L'australiano è morto all'età di 88 anni.
Vinse tre titoli mondiali nel 1959, 1960 e 1966.
L'ultimo titolo a bordo di una vettura personalmente progettata.
Ron Dennis (McLaren): "Se ne va una leggenda"


L'ex campione del mondo di F1 Jack Brabham, tre volte campione, è morto oggi all'età di 88 anni. A dare la triste notizia la famiglia e la Federazione automobilistica australiana. Il pilota australiano è stato campione del mondo nel 1959, 1960 e 1966: "Mio padre è morto serenamente a casa, questa mattina", ha scritto il più giovane dei suoi figli, David, sul sito web della Brabham.


VITA INCREDIBILE — "Ha vissuto una vita incredibile, raggiungendo più di quanto chiunque sognerebbe e continuerà a vivere attraverso l'eredità stupefacente che ha lasciato". Brabham ha disputato 126 GP tra il 1955 e il 1970, vincendo 14 gare ed è stato l'unico pilota della storia ad aver vinto il titolo iridato, nel 1966, su una monoposto che aveva personalmente progettato e costruito e che portava il suo nome.

REAZIONI — Tante, ovviamente, le commosse reazioni alla notizia, soprattutto da parte del mondo della F.1 e in special modo di chi lo ha conosciuto di persona. Come Ron Dennis, il presidente della McLaren che lavorò personalmente con lui: "Fu un onore e un privilegio - ha detto Dennis in una nota diffusa dalla McLaren - vorrei rendere omaggio a uno dei nomi più illustri della storia dello sport motoristico. Riposi in pace Sir Jack Brabham, una leggenda".

Gasport

Fonte: gazzetta


22/05/2015 16:36
 
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SUPERSAGGIO
Atletica in lutto: è morta Annarita Sidoti

La marciatrice siciliana si è spenta a 45 anni dopo una lunga battaglia con un tumore al cervello.
Il suo impegno politico e sociale. La lunga serie di successi




Gravissimo lutto per l’atletica italiana. Stamattina è morta a 45 anni Anna Rita Sidoti, campionessa mondiale ed europea nel ’97 e ’98 di marcia, che è stata per anni uno dei simboli del nostro movimento. Si è conclusa tragicamente quindi la sua lunga battaglia con un tumore al cervello contro cui la piccola atleta siciliana di Gioiosa Marea (Messina) combatteva dal 2009, poco dopo il ritiro agonistico: entrata in coma ieri sera la marciatrice si è spenta stamattina. Domani alle 16 nella chiesa dello Spirito Santo di San Giorgio, a Gioiosa Marea (Me), i funerali.

La Sidoti, che anche per la sua statura era diventata un simbolo di coraggio e volontà, era stata anche assessore allo sport della sua comunità, era impegnata in politica e si era distinta per essere diventata un punto di riferimento per le atlete della sua generazione che spesso ospitava a casa sua. Le era mancato il risultato olimpico, ma nelle altre competizioni raramente aveva mancato il podio nelle grandi competizioni.

ORO MONDIALE — La marciatrice siciliana, madre di tre bambini, ha lottato come una leonessa per tutto questo tempo, sempre con il sorriso, aggrappata alla vita in nome dei suoi figli, trovando anche la forza di raccontare pubblicamente la sua vicenda. La Sidoti è stata una delle più grandi campionesse dell’atletica italiana, una delle più vincenti in assoluto: Campionessa europea a Spalato 1990, quando aveva solo 21 anni, centrò il bis continentale otto anni dopo, a Budapest 1998, non prima però di essere riuscita a vincere anche l’oro mondiale, sulla pista di Atene, nel 1997.

E’ stata una colonna della marcia in Italia (47 presenze in azzurro, tre partecipazioni olimpiche, sei mondiali), probabilmente penalizzata dall’allungarsi delle distanze dai 10 km originari fino agli attuali 20 km, distanza sulla quale firmò comunque un prestigioso 1h28'38". Con le compagne d’allenamento e di nazionale Elisabetta Perrone ed Erika Alfridi (ma poi anche con una giovanissima Elisa Rigaudo) compose un gruppo di valore fantastico, in quello che con ogni probabilità è stato il momento di maggior competitività della marcia italiana al femminile.

LA CARRIERA — Nata a Gioiosa Marea (Messina) il 25 luglio 1969; 1.50x42kg. Allenatore: Salvatore Coletta. Presenze in nazionale: 47. Campionessa mondiale dei 10 km di marcia su pista nel 1997, due volte campionessa europea dei 10 km di marcia su strada (1990 e 1998). Ha scelto la marcia sulla spinta di Carmela Aiello, sua insegnante di educazione fisica alle scuole medie. Poi ha speso quasi tutta la carriera con la Tyndaris Pattese, sempre seguita dal professor Salvatore Coletta.

Alla Sai è arrivata nel 2000. Grande specialista malgrado la statura (1.50), ha rappresentato l’Italia in sei edizioni dei Mondiali e in tre dei Giochi olimpici. Sui 10 chilometri, nei primi ha ottenuto una vittoria nel 1997 ad Atene (42'55"49 su pista); nei secondi, un settimo posto nel 1992 a Barcellona. Agli Europei ha gareggiato in quattro edizioni con due vittorie, nel 1990 a Spalato (44'00) e nel 1998 a Budapest (42'49"), e un secondo posto nel 1994 a Helsinki, sempre nei 10 km. Ha detenuto il record italiano dei 5000 m (pista) con 20'21"69 (Cesenatico, 1995). Meno a suo agio sulla distanza dei 20 chilometri, divenuta nel frattempo standard: qui il suo miglior tempo è stato di 1h28'38", nel 2000 a Eisenhüttenstadt. Viveva a San Giorgio di Gioiosa Marea, comune dove aveva ricoperto anche la carica di assessore allo Sport. Nel 2004 è diventata mamma di Federico, a cui sono poi seguiti Edoardo e Alberto.

PALMARES — Titoli italiani:10 (5km: 95, 10km: 91, 20km: 92-95-00-02, 3km indoor: 91-94-01-02)
Giochi olimpici: 1992 (7ª 10 km), 1996 (11ª10km), 2000 (rit. 20km)
Mondiali: 1991 (9ª10 km), 1993 (9/10km), 1995 (13/10km), 1997 (1/10km), 1999 (rit. 20km), 2001 (8/20km)
Europei:1990 (1ª 10km), 1994 (2/10km), 1998 (1ª10km), 2002 (8ª 20 km)
Mondiali indoor (3 km): 1991 (squal.), 1993 (6)
Europei indoor (3km): 1990 (3), 1992 (4), 1994 (1ª)
Mondiali jr: 1988 (4ª5 km)
Europei jr: 1987 (7ª5 km)
Giochi del Mediterraneo: 1997 (2ª10km) Universiadi: 1989 (5ª5 km), 1991 (3/10km), 1995 (1/10km), 1997 (3ª10km)
Coppa del Mondo: 1989 (8/10km), 1991 (9/10km), 1993 (7/10km), 1995 (9/10km), 1997 (6/10km)
Coppa Europa: 1996 (1ª10 km), 1998 (rit/10km), 2000 (5/20km), 2001 (11/20km)

Fausto Narducci

Fonte: gazzetta


18/07/2015 14:10
 
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È morto Jules Bianchi. La famiglia su Twitter: "Dolore immenso"

I familiari dello sfortunato pilota hanno dato l'annuncio via Twitter:
"Ha combattuto fino all'ultimo ma oggi la sua battaglia è giunta al termine"


La famiglia di Jules Bianchi ha annunciato che il pilota francese è morto per le ferite alla testa riportate nell'incidente nel GP del Giappone dell'anno scorso. La notizia è stata postata sull'account Twitter ufficiale di Bianchi all'alba di oggi e quindi confermata dal team Manor. Bianchi, 25 anni, era in coma dal 5 ottobre scorso quando la sua vettura si scontrò con un trattore che stava portando via dalla pista un'altra vettura. La dichiarazione della famiglia afferma: "Jules ha combattuto fino all'ultimo, come ha sempre fatto, ma oggi la sua battaglia è giunta al termine. Il nostro dolore è immenso ed indescrivibile".

AMORE E DEDIZIONE — "Desideriamo ringraziare lo staff medico dell'ospedale che si è occupato di lui con amore e dedizione - aggiunge la famiglia di Bianchi - ringraziamo anche il personale del centro medico generale nella prefettura di Mie in Giappone che si è occupato di Jules subito dopo l'incidente, così come tutti gli altri medici che sono stati coinvolti nelle cure per Jules nel corso degli ultimi mesi".

GRAZIE A TUTTI — "Inoltre, ringraziamo i colleghi, gli amici, i tifosi di Jules e tutti coloro che hanno dimostrato il loro affetto per lui in questi ultimi mesi. Ci hanno dato grande forza e aiutato nei momenti difficili. L'ascolto e la lettura dei tanti messaggi ci hanno fatto capire quanto Jules avesse toccato i cuori e le menti di tante persone in tutto il mondo. Vorremmo chiedere infine che la nostra privacy sia rispettata in questo momento difficile" conclude la nota della famiglia Bianchi.

REAZIONE MARUSSIA — "Siamo devastati per la perdita di Jules dopo una così ardua battaglia. È stato un privilegio averlo fatto correre per il nostro team". Così la Marussia, il team per il quale Jules Bianchi correva, commenta la morte del pilota francese avvenuta a 9 mesi dal terribile incidente di Suzuka. “Le parole non possono descrivere l'enorme tristezza del team questa mattina. Ha lasciato un segno indelebile nelle nostre vite e resterà sempre dentro di noi. Aveva un talento splendente, era destinato a grandi cose nel nostro sport, un successo meritato. Ed era una stupenda persona".

Gasport

Fonte: gazzetta


04/06/2016 21:40
 
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È morto a 74 anni Muhammad Ali: complicazioni respiratorie

L'ex campione dei pesi massimi era ricoverato da giovedì:
il 9 aprile la sua ultima apparizione pubblica. Mercoledì la tumulazione in una cerimonia privata,
funerali venerdì a Louisville, nel Kentucky, dove era nato come Cassius Clay, nel 1942



Complicazioni respiratorie, aggravate dal morbo di Parkinson: a Phoenix è morto a 74 anni Muhammad Ali, ex campione del mondo dei pesi massimi, forse il più grande sportivo di sempre. Era ricoverato in ospedale da giovedì pomeriggio, e nella serata di ieri le sue condizioni si erano aggravate. The Greatest era stato ricoverato l'ultima volta nel gennaio del 2015 per una forte infezione alle vie urinarie è già allora si era temuto per il peggio.

LEGGENDA — L'ex Cassius Clay, che ha lasciato la boxe nel 1981, era apparso per l'ultima volta in pubblico il 9 aprile a Phoenix per la cena delle Celebrity Fight Night: indossava occhiali scuri e sembrava indebolito. Lo scorso aprile la Gazzetta lo ha incoronato Leggenda delle leggende nell’anniversario dei 120 anni di storia. Tra i primi a commentare, su twitter, Mike Tyson: "Dio si è preso il suo campione".

FUNERALI — Mercoledì è prevista la tumulazione privata, i funerali si terranno venerdì a Louisville, nel Kentucky, città natale di Ali, dove negli ultimi anni il Più Grande è stato assistito dalla moglie Lonnie. Nato il 17 gennaio '42 a Louisville Cassius Clay è stato campione olimpico dei mediomassimi a Roma ’60. Da professionista, combattendo col nome di Muhammad Ali, ha ottenuto 56 vittorie e 5 sconfitte ed è stato il primo a conquistare per tre volte il titolo mondiale dei massimi.

Massimo Lopes Pegna

Fonte: gazzetta


04/06/2016 21:48
 
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SUPERSAGGIO
Addio a Muhammad Ali leggenda della boxe: aveva 74 anni


E' morto nella notte in un ospedale di Phoenix, in Arizona.
Non è stato solo un campione, ma anche una delle personalità più
rilevanti e influenti del ventesimo secolo


Il mito della boxe non c'è più, è morto. Muhammad Ali se n'è andato nella notte tra venerdì e sabato in un ospedale di Phoenix, in Arizona. A darne notizia la famiglia. L'ex campione del mondo dei pesi massimi e oro olimpico a Roma '60 era stato ricoverato giovedì 2 giugno per "precauzione". Le sue condizioni non erano state giudicate gravi, ma data l'età e il morbo di Parkinson, di cui 'Il più grande' era malato da trent'anni, i medici avevano scelto la strada della prudenza. I funerali di Muhammad Ali si terranno nella sua città natale Louisville, nel Kentucky.



Obama: "Il mondo è migliore grazie a lui"
"Muhammad Ali ha scosso il mondo. E per questo il mondo adesso è migliore. Siamo tutti migliori". Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, esprimendo insieme con la first lady Michelle le sue più profonde condoglianze alla famiglia, ricorda così il grandissimo uomo e pugile. Era "il più grande", ha detto, "punto e basta". "'Io sono l'America', disse una volta - ha ricordato Obama citando Muhammad Ali - 'Io sono quella parte che voi non riconoscete. Ma abituatevi a me: nero, sicuro di me, impertinente; il mio nome, non il vostro; la mia religione, non la vostra; i miei obietivi, solo i miei. Abituatevi a me'''. ''Questo è colui che conobbi crescendo, non un poeta così abile quanto lo era sul ring, ma un uomo che combatteva per ciò che era giusto'', ha sottolineato ancora il presidente degli Stati Uniti. ''Accanto a King e Mandela, reagì quando era difficile farlo, parlò quando gli altri tacevano. La sua lotta fuori dal ring gli sarebbe costata il titolo e la posizione pubblica, gli avrebbe portato nemici a destra e a sinistra, insulti e lo avrebbe quasi mandato in prigione. Ma Ali rimase imperterrito. E la sua vittoria ci ha consentito di abituarci all'America che oggi riconosciamo''.

Anche Pelè piange Muhammad Ali
"Muhammad Ali era mio amico, il mio idolo, il mio eroe". Anche Pelè si unisce all'omaggio per il campione scomparso: ricordi personali per il mito del calcio, che sulla pagina ufficiale di Facebook, posta anche una foto in bianco e nero che lo ritrae mentre abbraccia Ali. "Il mondo dello sport subisce una grande perdita - scrive -. Abbiamo passato molti momenti insieme e tenuto contatti in tutti questi anni. La tristezza è enorme. Ora il desiderio è che riposi vicino a Dio: amore e forza alla sua famiglia".

Spesso in ospedale
L'ex Cassius Clay, che aveva lasciato la boxe nel 1981, era stato in ospedale diverse volte negli ultimi anni. L'ultima nel gennaio 2015, per una grave infezione alle vie urinarie, sebbene in un primo momento gli fosse stata diagnosticata una polmonite.

Poche apparizioni pubbliche
Pochissime da anni le sue apparizioni pubbliche, e nelle più recenti era apparso sempre più sofferente e fragile. Anche l'ultima volta, lo scorso 9 aprile, quando aveva voluto partecipare alla 'Celebrity Fight Night' a Phoenix, un evento annuale che è anche occasione per una raccolta fondi a favore della ricerca contro il Parkinson. Era tuttavia in evidenti difficoltà fisiche, sorretto per tutto il tempo e con il viso nascosto dietro un paio di occhiali scuri. Prima di allora aveva preso parte ad un tributo a lui dedicato nella sua città natale, Louisville in Kentucky.

Il Parkinson
Il morbo di Parkinson di cui soffriva fu palese al mondo per il tremore delle mani mentre accendeva la torcia olimpica nel 1996, ai Giochi di Atlanta. Eppure Muhammad Ali era rimasto attivo a lungo come figura pubblica. Nonostante la sofferenza soltanto negli ultimi anni si era del tutto ritirato a vita privata. Alcuni esperti sostengono che la malattia possa essere stata causata dai colpi presi sul ring nel corso della carriera.

Traccia indelebile
La sua traccia resta indelebile, non solo in quanto sportivo e campione, ma anche come una delle personalità più rilevanti e influenti del ventesimo secolo, forse una tra le figure oggi più riconoscibili in tutto il mondo.

La conversione
Nato Cassius Marcellus Clay Jr., cambiò il suo nome in Muhammed Ali nel 1964, dopo essersi convertito all'Islam. Divenne un simbolo per il movimento di liberazione dei neri negli Stati Uniti durante gli anni '60, anche per aver sfidato il governo americano, opponendosi all'arruolamento nell'esercito per motivi religiosi. E' stato sposato quattro volte e ha nove figli.



Fonte;: tiscali


13/11/2016 13:11
 
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SUPERSAGGIO
Enzo Maiorca è morto, addio al "re degli abissi"


Il sub siracusano recordman di immersioni si è spento questa mattina




E' morto il re degli abissi Enzo Maiorca. Il sub siracusano recordman di immersioni si è spento questa mattina a 85 anni. Il primo successo nel 1960 quando arrivò a meno 45 metri battendo il brasiliano Amerigo Santarelli.

Epiche le sue sfide con il rivale di sempre Jaques Mayol, poi, nel 1976, il ritiro e il ritorno nel 1988 quando arrivò fino a 101 metri. Terminata la carriera agonistica, si è dedicato alla salvaguardia dell'ambiente. Una parentesi politica quando nel 1994 fu eletto senatore nelle liste di Alleanza nazionale. La sua passione è stata sempre condivisa dalle sue figlie Patrizia e Rossana, quest'ultima appassionata di immersione e detentrice di record morta nel 2005. La camera ardente è stata allestita nel salone "Paolo Borsellino" di Palazzo Vermexio. I funerali probabilmente martedì.

"All'alba di oggi, in una di quelle giornate di sole in cui il mare del porto grande a Siracusa sembra immobile, ci ha lasciato un nostro grande concittadino. Grazie Enzo Maiorca, buon viaggio" ha commentato il sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo.

"Un personaggio che ho conosciuto per la sua storia sportiva ma a me ha colpito l'uomo Maiorca, la sua sensibilità sui temi dell'ambiente. Un uomo come lui ci mancherà. A tutto il Paese come sportivo eccezionale, uomo integro e attaccato alla sua terra: orgoglioso di essere siracusano" ha detto il prefetto Armando Gradone.

Fonte: ANSA


22/04/2017 23:49
 
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Ciclismo, è morto Michele Scarponi, vittima di un tragico incidente stradale

Il campione dell'Astana, vincitore del Giro d'Italia 2011 dopo
la squalifica di Contador, è stato investito in sella alla sua bici.
Aveva 37 anni. Lunedì scorso la sua ultima vittoria



Michele Scarponi è morto stamattina in un incidente stradale mentre si allenava a Filottrano, il suo paese. La tragedia è avvenuta alle 8.05 in via dell'Industria, all'altezza di un'intersezione. Michele veniva da Filottrano in discesa, mentre un furgone, guidato da un 57enne del posto, che sopraggiungeva in salita e stava svoltando, avrebbe omesso di dargli la precedenza. L'impatto è stato violentissimo, il tutto sotto lo sguardo attonito di decine di automobilisti che si sono subito resi conto della gravità della situazione. Attivato il 118, la centrale operativa ha provveduto ad inviare un'ambulanza infermieristica che in pochi minuti ha raggiunto il luogo dell'intervento. Nel frattempo, dall'ospedale regionale di Torrette di Ancona, si alzava in volo l'elicottero. L'anestesista rianimatore non ha potuto far altro che constatare il decesso. Scarponi, 37 anni, è deceduto sul colpo. L'investitore, indagato per omicidio stradale, ha detto ai carabinieri di non aver visto il corridore mentre sopraggiungeva.

AL GIRO — Professionista dal 2002, noto a tutti per le grandi doti di scalatore, Scarponi aveva vinto il Giro d'Italia 2011 dopo la squalifica di Alberto Contador ed era stato appena promosso capitano della squadra kazaka per il prossimo Giro d'Italia dopo il forfait di Fabio Aru. Appena cinque giorni fa aveva vinto la prima tappa del Tour of the Alps indossando la maglia di leader, la stessa che ha portato ai suoi figli gemelli Giacomo e Tommaso venerdì sera, come mostra la foto pubblicata su twitter.
Scarponi era conosciuto e apprezzato anche per le sue doti umane: sorridente e sempre pronto alla battuta, spesso iniziava gli allenamenti in compagnia del suo pappagallo Frankie, ripreso più volte in video postati sul suo profilo twitter. Era uno dei corridori più amati in gruppo. Lascia la moglie e due figli gemelli. Una notizia pesantissima per il mondo del ciclismo, a meno di due settimane dal via del Giro d'Italia, la corsa che lo ha visto vincere tre tappe tra 2009 e 2010. Sempre nel 2009 aveva conquistato anche la classifica generale della Tirreno-Adriatico.

LUTTO NELLO SPORT — Non è mancato il cordoglio di tutto lo sport italiano. A cominciare dal presidente del Coni Giovanni Malagò: "Sono profondamente colpito dalla tragica scomparsa di Michele. Lo sport italiano si stringa in un forte abbraccio alla famiglia". Via social i messaggi si moltiplicano, dal mondo del calcio (Lazio, Genoa e via via moltissime squadre professionistiche) a naturalmente quello del ciclismo. Il Coni ha poi invitato le federazioni nazionali a far osservare durante le manifestazioni del weekend un minuto di silenzio per ricordare Scarponi.

Gasport

Fonte: Gazzetta dello Sport


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