SPECIALE SCARFACE

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Michysk
00venerdì 17 novembre 2006 20:50

Scarface, anno 1983, è stato il primo “grande” film di Brian De Palma. Il primo con un budget considerevole e con una grande star come Al Pacino, oltre alla presenza di collaboratori ben noti come Oliver Stone alla sceneggiatura (che di lì a poco sarebbe diventato regista a tempo pieno) e Giorgio Moroder alla (non memorabile) colonna sonora.
De Palma, che fino a quel momento, nei primi dieci o più anni di carriera, si era cimentato nel thriller, rifacendo il verso (ma con grande stile) ad Alfred Hitchcock, improvvisamente cambia rotta per il film di gangster, tornato in auge con la saga del Padrino. Non a caso, il protagonista è appunto Pacino.
Di De Palma, più che le sue riconoscibili cifre stilistiche, c’è qui tutta la passione del cinefilo che riscrive un genere. Come avverrà poco dopo con Gli intoccabili, (e, in modo diverso, in Carlito’s Way) De Palma mette in scena un universo spietato e “altro”, descritto con ricchezza di dettagli e sostanzialmente privo di stereotipi, e per questo affascinante. Il realismo è bandito in favore di un iperrealismo che mira a rendere evidenti simboli e idiosincrasie di questo mondo e di questi personaggi “bigger than life” in cui non è certo possibile identificarsi, ma di cui è possibile cogliere il processo mentale e persino i sentimenti più reconditi.
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Il film è, in partenza, il remake di uno dei capostipite del genere gangsteristico, lo Scarface di Howard Hawks che nel 1930 fece grande scalpore per la violenza messa in scena e per la morbosità dei rapporti fra i personaggi, tanto da restare bloccato un paio d’anni fra le maglie della censura.
De Palma si ispira al prototipo con fedeltà sostanziale: il soggetto è identico, con la differenza che il protagonista è un cubano, anziché un italoamericano, e che la vicenda è spostata dalla Chicago degli Anni ‘20 alla Miami degli Anni ‘80 (stessa location quindi del serial televisivo contemporaneo Miami Vice, di Michael Mann). Partendo da Hawks, De Palma adopera poi quella stessa “poetica della violenza” dei suoi colleghi e amici Coppola e Scorsese, rendendo cioè talmente esplicita la violenza da giungere all’estremo, al manierismo e al grottesco, ma privandola con ciò di qualsiasi morale imposta o giudizio di fondo: l’universo di Tony Montana è visto solo ed unicamente dall’interno, e gli unici giudizi concessi sono quelli che l’antieroe dà di se stesso e della società, che egli disprezza in quanto composta di persone inette e meschine, fintamente “per bene”.
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Ma egli è deluso anche di ciò che ha raggiunto, questa versione distorta del “sogno americano”, perché, passata la “fame” che lo spingeva ad usare ogni mezzo per scalare la vetta del successo, non restano che la noia e il vuoto. Ed è questa consapevolezza, oltre al consumo smodato di alcool e droghe, a portarlo ad una rapida autodistruzione, ma solo dopo aver distrutto (all’apparenza involontariamente) tutto ciò che ama.
Una parabola che rispecchia dunque fedelmente il tipico movimento “ascesa e caduta” del gangster tragico dei film degli Anni ‘30, ma senza moralismi. Una parabola immersa in una corrente costante di tensione che vibra sullo schermo in ogni inquadratura e sequenza, merito anche di un Al Pacino infervorato e a fior di pelle, proteso a rendere ogni sfumatura di questa violenza che è l’unico motore che muove il personaggio di Montana. Indimenticabile.
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Scarface: The World is Yours

Il gioco che “allunga” il film
Nel campo dei tie-in abbiamo avuto modo di assistere a ogni genere di operazione, spesso e volentieri svilente nei confronti della pellicola. Nella maggior parte dei casi, i giochi tratti dai film ripropongono le stesse situazioni, adattandole al media videoludico tramite l’impiego di meccaniche differenti, che finiscono per imbastardire il prodotto. Ci sono anche altre situazioni, però, che sono in genere contraddistinte da una passione di fondo per una pellicola particolare e che danno vita a trasposizioni “fuori tempistica” ma di indubbio valore. Se Rockstar Games con The Warriors ha voluto omaggiare un cult movie, arricchendone le vicende per poi narrare la medesima storia, gli sviluppatori di Scarface: The World is Yours si sono spinti al di là, provando qualcosa di inedito. Il gioco, infatti, inizia quando il film finisce, in una sorta di “e se…?” che vede Tony Montana sfuggire ai propri assalitori, rifugiarsi fuori città per un paio di mesi e poi tornare per riprendersi ciò che è suo: il mondo. E tutto quello che c’è dentro.
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Le attinenze
Chi ha visto il film diretto da Brian De Palma, cimentandosi con Scarface: The World is Yours non potrà che provare un sapore particolare, fatto di citazioni talvolta velate e talvolta evidenti alle scene rappresentate nella pellicola. Il personaggio interpretato da Al Pacino è riprodotto con fedeltà assoluta, sotto ogni aspetto: dall’estetica alla mimica, passando per la parlantina. E il gioco letteralmente sguazza in tutto ciò, approfittando delle caratteristiche del protagonista per costruirci sopra dinamiche classiche travestite da novità. La barra delle “palle” ne è un chiaro esempio: si riempie quando Tony ammazza un avversario ma ancor più quando lo minaccia o lo schernisce prima di colpirlo, mostrando il fianco in una manifestazione di machismo spudorato. E quando la barra è piena, si può far sì che la follia prenda il sopravvento: il personaggio diventa del tutto pazzo, ammazza i nemici con un colpo solo e se ne frega delle pallottole che gli sparano contro.
Lo sfruttamento del carisma di Tony Montana non si limita all’estetica, però. Un abilissimo imitatore della voce di Al Pacino ha recitato per il gioco un numero infinito di frasi, che vanno dall’approccio con le ragazze per strada alle minacce ai nemici. E che dire di quando si telefona all’autista perché porti la macchina che desideriamo utilizzare?
Un altro punto di forza di Scarface: The World is Yours è senza dubbio la colonna sonora. Stiamo parlando di decine e decine di brani appartenenti agli anni ’70 e ’80, tra cui figurano quelli appartenenti alla colonna sonora ufficiale del film ma anche tutta una serie di canzoni che ben si adattano a fare da sottofondo alle scorribande di Tony a bordo delle sue auto. Alla musica nel gioco viene data un’importanza tale che il menu per cambiare le canzoni, o per creare un proprio mix personalizzato, è presente nella stessa interfaccia che ci permette di controllare il nostro impero o di chiamare l’autista…
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