Pain, ovvero la sublime arte del dolore

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Diana x
00venerdì 3 agosto 2007 11:33
Perché caricarsi in un'enorme fionda elastica, per poi spararsi nel vuoto contro edifici, veicoli ed elementi di arredamento urbano tentando nell'operazione di procurarsi quanto più dolore possibile, preferibilmente per mezzo di fratture?

È un videogioco profondamente fondato sul masochismo, Pain, previsto entro fine anno sul PlayStation Network di PlayStation 3. Un'esperienza basata «sulla comicità, sul caos e sulla creatività» spiegano gli sviluppatori, nella quale l'obiettivo primario è il dolore traumatico, da infliggere al proprio personaggio attraverso dinamiche originali e spettacolari. Ma è interessante, Pain, soprattutto per una ragione: per la prima volta, il titolo Sony formalizza pienamente in un videogioco l'arte dell'autolesionismo, di cui sempre più spesso i videogiocatori avevano trovato traccia nelle produzioni recenti. Si tratta di una tendenza? Facciamo un passo indietro.

Ottobre 2000, programmazione serale di MTV. Negli Stati Uniti va in onda la prima serie del programma Jackass, uno show gestito da un manipolo di scellerati under-30, di estrazione prevalentemente skateboardistica, nel quale i protagonisti si sottopongono alle prove più estreme e insensate, perlopiù basate sul minimo comun denominatore del dolore. È un successo assurdo. Tre stagioni e due film dopo, Jackass diventa un marchio di culto, al punto che, probabilmente entro il prossimo anno, anche le console potranno contare su una versione videoludica delle follie di Johnny Knoxville.

Ma sul mercato dei videogiochi, l'ispiratore approda paradossalmente in ritardo. Non c'è solo Pain ad ambire al trono del masochismo digitale: prima di lui, già altri avevano iniziato a sperimentare. In principio ci aveva provato Burnout, un gioco di guida comprensivo di modalità Crash, nella quale schiantarsi a tutta velocità in uno scenario stradale con l'obiettivo di massimizzare i danni causati. Poi era stato il turno di Flatout, un altro gioco di guida, stavolta comprensivo di minigiochi basati sulla fisica ragdoll. Obiettivo, impattare con la propria auto per scagliare il pilota fuori dal parabrezza, usandolo ora come freccia per colpire un bersaglio, ora come originale palla da bowling.

Ma la piena esaltazione del dolore volontariamente autoinflitto arriva solo di recente, con Project 8, ultimo episodio della serie skateboardistica di Tony Hawk. È qui che esordiscono le prove di caduta libera, nelle quali lanciarsi al suolo dalla tavola cercando di accumulare più spese ospedaliere e più fratture possibile, con tanto di contatore nell'angolo dello schermo. Nulla di anomalo. È la celebrazione del dolore che, in fondo, e ancora prima di Jackass, rappresenta un caposaldo della subcultura degli skater. E il cerchio si chiude. Nato da un'idea di Johnny Knoxville, dopo alcuni video girati per una rivista di skate, Jackass gira intorno a sé stesso e ritorna allo skateboard. E da qui arriva fino a Pain. Di nuovo: si tratta di una tendenza? La risposta, probabilmente, ha a che fare con quello che avete pensato dopo aver letto la domanda d'apertura.



Fonte: La Stampa.it
neve67
00domenica 9 settembre 2007 23:47
.. e se ti fai male davvero? [SM=x322222] [SM=g27828] [SM=x322184]
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