La donna di domani dall’Abito alle Zeppe

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isa46
00domenica 24 febbraio 2008 21:06
ABITI. Un tripudio. Battono gonne e pantaloni. Hanno tagli geometrici, non ammettono scollature. E per la sera, tornano i vestiti da debuttante Anni Cinquanta, di tulle romantico, come quelli gonfi e candidi disegnati da Cavalli pensando a Liz Taylor prima maniera.

BORSE. Da dottore di campagna le più nuove. Non enormi, Tod’s e Borbonese le declinano anche in coccodrillo. Esce di scena la borsa protagonista per cedere il passo a modelli discreti. Possibilmente in materiali pregiati, ma anche in cuoio anticato o pelle stampata effetto rettile. Tipo la «Viperetta» di I Classe Alviero Martini con le cartine del mondo appena sollevate dalle squame.

CAPPOTTI. Pochini. Sfrattati dai macro gilet di agnellone o lana double. Finita l’epoca delle gambe livide si passa a quella delle braccia intirizzite. Concessi i guanti lunghi. Peccato siano scomodissimi e non tengano caldo. Sulle spalle finiscono imbottiture e decori esagerati. Max Mara ha addirittura mutuato torchon giganti, da regina delle galassie. Il trench, però, resiste.

DETTAGLI. Le calze compaiono in tutte le salse. Spesse, in lana, o filanca colorata, stampate in fantasie che contrastano con l’abito. Bianche, da infermiera, sono il massimo dello chic. Chi ha il coraggio di riesumare il reggicalze, sappia che deve mostrarlo. Kristina Ti insegna, interrompendo l’orlo degli abiti proprio lì, sull’allacciatura del «sexy cilicio».

EFFETTI SPECIALI. Non si contano. Dai piumini di Scervino che fotografano e riproducono le sfumature di visoni e cincillà, alle pellicce in batuffoli di lana di Love Sex and Money che paiono di lince; fino agli inserti di cristalli di rocca nascosti nei tagli dei giacconi di Jil Sander per svelare freddi lampi di luce.

FOULARD. Un must. Setacciare i cassetti di nonne, mamme e zie. Il foulard più è da sciuretta, meglio è. D&G lo annoda in testa, al collo, alle borse. Perfetti i vecchi Hermès, ma anche quelli anonimi tempestati dai blasoni.

GIACCHE. Piccole e anatomiche per andare in ufficio, o appena infiocchettate sugli abiti da cocktail. Parola di Armani che nel suo Emporio le elabora in mille versioni sottolineando le radici dello stile Milano. Mai sopra le righe.

HIGH TECH. Non solo tessuti tecnici. La marcia in più parte dalle scarpe con il contapassi e calorie, passa dalle tracolle che ricaricano il cellulare (C’n’c) e finisce nei procedimenti molecolari a 24 carati usati sugli zibellini di Fendi illuminati da spruzzi oro.

INTERNI. Di ovatta doppiati allo chiffon per abiti cuccia, tagliati al vivo da Dolce e Gabbana, ma anche in seta stampata con motivi cachemire coloratissimi per ravvivare, almeno dentro, i bui cappotti.

LUNGHEZZE. L’importante è coprire. Dal ginocchio in giù oscillano gli orli. Lambiscono il polpaccio nelle pesanti gonne di tweed e nei palloncini di satin, accarezzano le caviglie nelle tenute zingaresche di Armani. La mini sopravvive solo per le giovanissime.

MAGLIERIA. La lana lavorata con fili giganti, ruches e origami, sovente sostituisce il tessuto. Così il cardigan di mohair da Blumarine sfratta il cappotto; mentre da Ab Soul, in sottile cachemire, diventa un vestito bon ton profilato di volant plissè.

NERO. A profusione. Il filone gotico ha i suoi adepti. A sublimarlo, fra tanti, provvede Richmond con un esercito di tailleur asciutti. Seguono a ruota: Etro con cupe highlander in elmetti e bomber cosparsi di aculei, quindi Iceberg con la sua sport-couture dark. Altri colori? Grigio, melanzana, cognac. Rari fuxia e carta da zucchero

ORPELLI. Macro. Minacciosi come i bracciali chiodati di Burberry e i manici tirapugni delle pochette di Ferrè. Oppure romantici da jeune fille en fleur, evocata da Marni nei cerchietti per i capelli cosparsi di fiori.

PELLICCE. Vintage, nuove, o sintetiche poco importa, il prossimo inverno se ne vedranno una valanga. Comprese quelle di volpe Anni Ottanta con le spalle imbottite.

QUADRI. Impara l’arte e mettila addosso. Il trend painting spopola. Donne come multipli. Un po’ nostalgiche nei completi di Marras che citano i dipinti di Degas e i fimetti della Salomon; molto metropolitane nei vestiti di Versace che si ispira ai murales del berlinese Tim Roeloffs. Sarà dura imitarli, ma qualche prontista ci proverà. ROCK. Anni Settanta. Bowie, i Rolling Stones, Lou Reed... Indietro tutta ai tempi delle groupie. Cercare su Internet le foto di Marianne Faithfull & company e copiare a man bassa. Rivolgersi a Gucci per le versioni di lusso.

SCARPE. Stagione democratica. Ci sono i modelli a spillo alti 14 centimetri, da slogatura assicurata, ma anche le francesine con il tacco grosso di otto centimetri. Paciotti, in omaggio allo stile undestatement della nuova first lady francese ne battezza un paio «Carlà». E non mancano le ballerine rasoterra.

TESSUTI. In testa il pizzo macramè lanciato da Prada in chiave austera e feticista. Tantissime le stoffe pesanti di stampo maschile. Le trasparenze sono out, ogni materiale deve essere corposo. Altro che global warming. Le collezioni sembrano tutte pensate per una vacanza in Alaska.

UNDERWEAR. Tenendo conto che fra le clienti più danarose ci sono un sacco di sventole russe, marchi come Blumarine, La Perla e DSquared han pensato di soddisfare il bisogno di esibizionismo di queste signorine con una sventagliata di sottovesti da portare come abiti.

VOLUMI. Un’ossessione. A uovo, tridimensionali asimmetrici, sporgenti come volute e puff. Tutto si gonfia. Occhio all’effetto mongolfiera.

ZEPPE. Morte e sepolte. Sostituite dai plateau rialzati davanti per equilibrare i tacchi a trampolo. Li adottano anche gli scarponcini da sci. Pucci li dedica in tutti i colori a chi fa carte false pur di svettare in ogni situazione.

La Stampa
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