L'Etiopia delle mille etnie

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!Serenella!
00mercoledì 24 settembre 2008 21:17
Viaggio nella valle dell'Omo tra i popoli che compongono la federazione etiopica. Sulle orme degli esploratori italiani, tra riti tribali e modernità



Le ragazze Konso fanno da spaventapasseri. In mezzo ai campi di sorgo e miglio le magliette rosse tradiscono la loro presenza mentre fanno capolino tra le piante, per guardare con curiosità le jeep dei turisti alzare nuvole di polvere sulla pista di terra battuta. Negli ultimi anni anche la zona sud dell'Etiopia si è aperta al turismo, ma un viaggio lungo la valle dell'Omo, il grande fiume che taglia in due la parte sud est del Paese, fino a gettarsi nel lago Turkana, in Kenya, è un'avventura.

I tour operator lo pubblicizzano come il viaggio alla scoperta delle tante etnie che compongono la federazione etiopica e in effetti è uno dei modi migliori per rendersi conto di come, anche in una nazione votata alla modernità come questa, permangono aree in cui l'organizzazione tribale, il nomadismo e l'agricoltura e l'allevamento di sussistenza sono prevalenti.

Lo scenario. Gli ultimi dati della Banca Mondiale indicano l'Etiopia come il paese dell'Africa subsahariana con il maggiore incremento percentuale annuo del Pil. Nel 2007, infatti, l'aumento del prodotto interno lordo è stato del 10,7 per cento, contro il 5,8 per cento degli altri Paesi dell'area. Addis Abeba, la capitale, è un cantiere aperto, dove sorgono nuovi centri commerciali e attività economiche; negli ultimi tre anni ha avuto grande impulso la creazione di un sistema di trasporti efficiente e la compagnia di bandiera Ethiopian Airlines ha vinto nel 2006 e 2007 il premio come miglior compagnia africana.

Le rotte di viaggio nel Nord del Paese, lungo gli itinerari religiosi che toccano Axum, Gondar e la città delle chiese scavate nella roccia, Lalibela, hanno un consolidato mercato europeo, ma l'Etiopia cerca ora di attirare anche i turisti interessati soprattutto alla natura e all'aspetto antropologico del Paese.

Sulle rotte degli esploratori italiani. Il fiume Omo in passato era chiamato "Omo Bottego", dal nome dell'esploratore italiano Vittorio Bottego, che nella spedizione del 1857-59 raggiunse la valle e risalì il corso del fiume. Nel 1980 la valle dell'Omo è stata inserita dall'Unesco tra i siti patrimonio mondiale dell'umanità, perché si tratta di una zona di enorme valore archeologico e geologico. Ritenuta la culla dell'umanità, la valle continua a regalare ai paleontologi reperti fondamentali per rintracciare l'evoluzione umana: lo scheletro dell'ominide più noto al mondo, Lucy, fu ritrovato proprio in Etiopia, nella regione di Afar.

Lungo la valle dell'Omo, che nasce dal grande altopiano etiopico, il fascino di questa terra antica si apprezza al meglio. Si coglie nelle colline basse dalla cima levigata delle terre dei Konso, quando da Addis Abeba si imbocca la strada che porta a Sud, si legge nella terra polverosa e aspra sulla quale gli Hamer portano al pascolo i loro animali.



I parchi naturali. L'ultimo avamposto della civiltà nella zona è Jinka, la capitale amministrativa della regione, dove l'aereo di linea Ethiopian atterra su una pista di terra battuta. In città c'è ancora la possibilità di dormire in un lodge, ma se ci si vuole addentrare nella regione, vista anche la difficoltà di collegamento, bisogna affidarsi a un tour operator che organizzi il campo tendato. È questo il modo migliore per vedere anche i parchi naturali del Nech Sar e del Mago. Il primo include il lago Chamo, rinomato per la concentrazione di coccodrilli e ippopotami. Mentre i pescatori locali si affidano a piccole zattere di un metro quadrato, i turisti vengono imbarcati su lance che arrivano a pochi metri di distanza dal "mercato dei coccodrilli", una spiaggia chiamata così perché in passato era il paradiso dei cacciatori. Le guide locali avvisano che il pericolo reale non sono i rettili, ma gli ippopotami: sono loro che rovesciano le lance a motore, mentre i coccodrilli si limitano a presentarsi al banchetto quando la gente cade in acqua. Per questo a prua della lancia c'è sempre qualcuno che osserva il fondo e avvisa di ippopotami che possono emergere di improvviso.
!Serenella!
00mercoledì 24 settembre 2008 21:18
I mercati. I tour includono sempre visite ai mercati dei villaggi. È il momento in cui si apprezzano meglio le differenze tra le varie etnie e le usanze del posto. Non appena sorge il sole, il ciglio delle piste è occupato da lunghe file di gente, spesso carica all'inverosimile, che porta le merci al mercato. Sono pochi coloro che possono permettersi di pagare i pochi birr, la valuta etiopica, per un passaggio sui grandi camion sgangherati che fanno da servizio pubblico. In realtà la circolazione del denaro in queste zone è molto limitata e nei mercati il baratto è ancora diffuso. Ciò non toglie che anche negli angoli più sperduti il valore del denaro sia ben chiaro: lo si comprende quando si visita uno dei villaggi Mursi.



L'etnia, che le guide definiscono ancor oggi "fiera e bellicosa" è nota perché le donne inseriscono piattelli labiali sempre più grandi nelle labbra e nei lobi delle orecchie. Fotografarli non è possibile a meno che non li si ricompensi in denaro, e in alcuni casi sono tanto attenti a ottenere il loro margine di guadagno dal turismo che contano gli scatti ed esigono un birr per ciascuno. Fonte
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