Istat: è fuga dall'università, ma laurearsi conviene

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Frida07
00mercoledì 28 maggio 2008 12:31


Chi sceglie ingegneria trova più facilmente lavoro

I laureati lavorano più dei diplomati ma i dottori corrono il rischio di essere precari, di accontentarsi di un'occupazione diversa da quella per cui hanno faticato sui libri e di guadagnare meno di quanto si aspettavano, circa 1.300 euro al mese. Chi sceglie la facoltà giusta, ingegneria e le professioni infermieristiche e ostetriche in testa, avrà però poche difficoltà nel trovare il lavoro dei suoi sogni. A 23 giorni dalla prima prova scritta degli esami di maturità l'Istat ha fotografato il mondo degli atenei italiani nella nuova edizione dell'indagine «Università e Lavoro».

Diminuiscono le matricole. Anche nell'anno accademico 2006-2007 il numero delle matricole delle università nostrane è sceso, -5% rispetto all'anno precedente, a conferma della tendenza negativa già rilevata nel 2005/06 (-2,3%) e nel 2004/05 (-1,8%). I neo diplomati che hanno deciso di continuare a studiare hanno scelto nella maggior parte dei casi, l'83,9%, i corsi di laurea triennale, mentre solo il 15,1% preferisce quelli a ciclo unico (medicina, architettura, farmacia, le lauree magistrali in giurisprudenza).

Più donne. Il popolo universitario è sempre più rosa: su 100 immatricolati le ragazze sono 56, i ragazzi 44. I gruppi di insegnamento, linguistico e psicologico sono quelli in cui la presenza femminile è particolarmente alta (oltre l'80%); nelle facoltà scientifiche, al contrario, è maggiore il peso della componente maschile.

Abbandoni. La maggior parte degli abbandoni avviene all'inizio della carriera universitaria: nel 2005-2006 il 19,9% degli immatricolati ha deciso di non riprovare e non si è più iscritto. Gli abbandoni più consistenti si registrano per i corsi del gruppo geo-biologico (il 28,8% di iscritti perduti nel passaggio dal 1° al 2° anno), chimico-farmaceutico (26,0%) e scientifico (25,8%); viceversa, sono particolarmente ridotti per i gruppi architettura (7,2%), educazione fisica (11,9%) e psicologico (12,0%).

Fuori corso. Nell'anno accademico 2006/2007 il 66% dei 271.115 laureati ha completato gli studi fuori corso. In particolare, tra gli studenti che hanno concluso una laurea triennale si registra un'alta quota di laureati in corso (50,4%), mentre tra coloro che hanno terminato un corso di laurea lungo appena il 10,1% si è laureato nei tempi previsti.

Continuare a studiare conviene. Nel periodo successivo alla fine degli studi, il 18,1% dei diplomati è disoccupato contro il 14% dei laureati. La situazione si mantiene anche nel secondo quinquennio successivo al conseguimento del titolo di studio. Per i laureati 30-34enni la disoccupazione scende al 6,4%, mentre tra i diplomati di 25-29 anni si attesta all'8,8%.

Le facoltà "fabbrica lavoro". I corsi di laurea che favoriscono un inserimento rapido nel mondo del lavoro sono quelli del gruppo d'ingegneria: meccanica (a tre anni dalla laurea l'88,5% ha un'occupazione continuativa); delle telecomunicazioni (88,2%) e ingegneria chimica (85%). Buone prospettive anche per farmacia (81,7%), economia aziendale (76,6%) e odontoiatria (75,3%).

I corsi più lontani dal mondo del lavoro. Hanno più difficoltà a trovare lavoro i laureati del gruppo medico (svolgono un lavoro continuativo soltanto in 24 casi su 100); seguono i gruppi giuridico (38%), educazione fisica (46%), geo-biologico (47%) e letterario (49%). La spiegazione sta nella particolarità dei percorsi post-laurea dei giovani in uscita da questi raggruppamenti: a tre anni dalla laurea i medici sono ancora molto spesso impegnati nelle scuole di specializzazione (53 laureati su 100 svolgono formazione retribuita). Anche i laureati in materie giuridiche, a causa dell'attività di praticantato post-laurea (per lo più non retribuito), cominciano più tardi a cercare lavoro. Per i laureati dei gruppi educazione fisica e letterario, invece, la limitata diffusione di un'occupazione continuativa dopo la fine dell'università si deve, almeno in parte, all'inizio di attività lavorative prima del conseguimento della laurea, che fanno attestare l'occupazione complessiva su valori superiori alla media (pari rispettivamente al 77 e al 75%).

Le lauree triennali. Consentono un inserimento lavorativo più facile i corsi per le professioni infermieristiche e ostetriche (ben il 72,3% dei laureati ha un'occupazione continuativa iniziata dopo la laurea), le scienze e tecnologie farmaceutiche (67,3%) e le scienze e tecnologie informatiche (66,6%). Sopra alla media anche scienze della mediazione linguistica (61,6%) e disegno industriale (60,3%). Meno bene il gruppo giuridico (soltanto 22 su 100); seguono gruppi geo-biologico (31,3%), psicologico (31,9%) e letterario (35,3%).

Precari anche da laureati. Nel 2007 circa il 40% dei laureati in corsi lunghi e il 48% dei triennali lavora con contratti a termine o in attività lavorative parasubordinate. Ad avere una «tempo indeterminato» è il 41% di chi ha conseguito un titolo di 4-6 anni e il 42% di quanti lavorano dopo una laurea triennale. Un'attività autonoma è stata intrapresa dal 19% dei laureati in corsi lunghi e dal 9% dei laureati triennali.

Massimo guadagno 1.300 euro. A poco più di tre anni dal conseguimento del titolo i laureati che svolgono un lavoro iniziato dopo la laurea guadagnano in media circa 1.300 euro; lievemente più elevato lo stipendio mensile netto dei laureati in corsi lunghi (1.317 euro contro i 1.296 dei triennali).



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