Avventura (Completamente in italiano, Sparatutto)
Produttore: Codemasters
Sviluppatore: Mercury Steam
Distributore: DDE Srl
Piattaforma: Xbox360
I Chickasaw non hanno memoria di un tempo in cui non abbiano fermamente creduto nell’esistenza di un essere supremo, che loro chiamano ABABINILI (significa “colui che dimora in alto”). Continuano a raccontare, come fanno da generazioni, che ABABINILI risieda tra le nuvole e che i suoi segni distintivi siano il fumo ed il fuoco, elemento quest’ultimo con il quale spesso lo identificano. Il fuoco è considerato sacro presso i Chickasaw; un tempo, quando erano un popolo guerriero, venivano abbattuti molti alberi, poi consacrati e custoditi per essere bruciati nell’annuale cerimonia del sacro falò. Era considerato peccaminoso spegnere il fuoco con l’acqua o altri mezzi, anche solamente quello utilizzato per cuocere del semplice cibo: le fiamme venivano lasciate ardere liberamente, per poi estinguersi da sole. Altrimenti ABABINILI avrebbe potuto adirarsi…
Dunque è un potente spirito, o divinità, questo ABABINILI, anche se non tra i più conosciuti della complessa e composita mitologia dei nativi americani: fa un po’ tristezza vederlo ridotto alla stregua di una serpentina lingua di fiamma, “ospitata” nel braccio destro del massiccio, ma pur sempre umano, Delgado. Se fosse il vero ABABINILI, probabilmente se lo sarebbe già mangiato a colazione il Sergente della squadra Jericho… Tuttavia, la coreografica idea di un’arma esoterica di “fuoco vivo” risulta veramente intrigante: ed è uno dei motivi che da soli bastano a giustificare l’acquisto del titolo che abbiamo tra le mani… Volete conoscere gli altri?
La mente contorta e letterariamente produttiva di Clive Barker ha rivisitato, dal punto di vista videoludico, la trama di quello che, in altre circostanze, si sarebbe rivelato un insipido FPS, regalandogli quel qualcosa in più che lo fa, a mio avviso, brillare tra altre produzioni di genere. ...
[...]
AMBIENTAZIONE (voto: 9 su 10)
La mente contorta e letterariamente produttiva di Clive Barker ha rivisitato, dal punto di vista videoludico, la trama di quello che, in altre circostanze, si sarebbe rivelato un insipido FPS, regalandogli quel qualcosa in più che lo fa, a mio avviso, brillare tra altre produzioni di genere. Clive Barker’s Jericho, in effetti, s’impernia su una storia horror che ha parecchi elementi originali: tutto comincia nella città mediorientale di Al-Khali da dove il team Jericho, una impressionante gang di militari esperti nel contrastare le minacce “arcane”, comincia una battaglia a ritroso nei secoli attraversando diverse “stratificazioni” temporali, accomunate tutte da una pseudo-matrice sanguinaria, per arrivare, infine, a contrastare il “Primogenito”, incarnazione ultima del male. Non si tratta quindi del demonio o dell’inferno così come siamo abituati a vederli raffigurati dall’iconografia classica, e, perché no, da altri prodotti dell’entertainment digitale. E quindi il plot del titolo se ne avvantaggia, risultando intrigante e mai scontato (anche nel finale, che può forse lasciare perplessi, ma è comunque imprevedibile).
IMPLEMENTAZIONE (voto: 8,3 su 10)
La grafica è veramente notevole. Il Mercury Steam, engine grafico del gioco, sa regalare delle vedute straordinariamente vivide (o “mortifere”, a seconda di come vogliate metterla): gusterete inquietanti sfocature di campo, effetti di fumo e polvere più che realistici, animazioni dei personaggi ben realizzate e bagni di sangue che farebbero invidia a Vlad Tepes. Tutto questo senza rallentamenti di sorta durante le sessioni di gioco effettivo (diverso il discorso per i tempi di caricamento dei vari sotto-livelli, che sono lunghi e fanno venire l’“ansia da prestazione”). Il sonoro è un altro punto a favore del titolo: davvero ottimo! Gli effetti ambientali fanno talvolta accapponare la pelle. Il doppiaggio non è tra i migliori della categoria, ma le traduzioni dei dialoghi sono abbastanza aderenti agli originali in lingua inglese… forse sarebbe stata necessaria una migliore scelta dei doppiatori, ma tutto sommato le voci si lasciano ascoltare. La colonna sonora è diabolicamente suggestiva, con le track di sottofondo sempre adeguate alle situazioni vissute dal player. Tecnicamente il prodotto è, nel suo complesso, di fattura piuttosto pregevole.
GIOCABILITÀ (voto: 6,8 su 10)
Imparare ad usare le caratteristiche peculiari di ogni singolo personaggio aggiunge un po’ di pepe al gameplay, che, per il resto, è abbastanza stereotipato; in effetti, è proprio nella possibilità offerta al giocatore di “switchare” da un character all’altro che Jericho trova il suo punto di forza e crea qualcosa di nuovo nel genere degli sparatutto in prima persona. Se poi diventate esperti nell’arte di cambiare personaggio al momento giusto, o di utilizzare in combinata i vari character (e relativi poteri), potete sfruttare al massimo i poteri della squadra per costruirvi un vantaggio tattico sui nemici (che non sono altro che gruppi di malefici non-morti). Qualcuno ha argomentato che questa specifica caratteristica del titolo potrebbe anche essere considerata il suo più grosso difetto, nel senso che, con un singolo alter-ego, si sarebbe resa necessaria l’implementazione di più armi e di una maggior libertà d’azione: il fatto di poter “switchare” tra individui con capacità differenti (adatti ognuno a una diversa situazione di combattimento) rende di fatto inutile la pletora di gingilli da fuoco che vediamo spesso propugnata da altri FPS, e, per gli amanti della varietà, ciò potrebbe rappresentare uno scorno (in effetti, il titolo non è stato sviluppato per assecondare i gusti dei fan di giochi tipo Quake od Unreal). Magari, in un futuro sequel, i programmatori provvederanno a rendere il gameplay più appetibile, inserendo, per ogni personaggio, uno specifico arsenale da cui attingere ogni volta armi diverse; ma, al momento, niente di simile è disponibile. Ad ogni modo il prodotto risulta ugualmente godibilissimo, ed in ultima analisi ben fatto. Anche senza il multiplayer. Eh si… Questa è l’altra grossa pecca del gioco, sempre a detta dei soliti soloni della carta stampata! In parecchi hanno lamentato l’assenza di una modalità multiplayer di tipo anche solo “basico”, con semplici sfide “deathmatch” o “capture the flag”. Io dico: stupidaggini! Abbiamo per le mani una storia horror con un suo innegabile fascino, pensata apposta per il single-play, da giocare fino in fondo per il solo gusto di vedere come va a finire: tra l’altro non è qualcosa di tirato per i capelli, di raffazzonato, come si vede in altri titoli attuali che vendono “quintalate” di copie. Gli unici “puzzoni” che si lamenterebbero sono gli amanti del “frag”: quelli che non sono contenti se non riescono a far saltare la testa dell’avatar dell’amico/nemico in una sessione di gioco multiplayer online. Non ho niente, sia chiaro, contro questa tipologia di gamer. Ma è possibile che ormai non ci sia davvero più nessuno che apprezza il single-play d’autore? Io mi diverto molto di più assaporando una bella storia (magari anche lasciata in sospeso; chi ha letto le altre recensioni di Clive Barker’s Jericho pubblicate da inizioPartita sa a che cosa mi riferisco), piuttosto che montando sopra una pila di cadaveri da me ammucchiati in una inconcludente sessione multiplayer (che può andarmi bene per trascorrere del tempo in compagnia, ma non mi lascia dentro emozioni profonde). L’assenza del multiplayer all’interno del “prodotto Jericho” è una anomalia che ne ribadisce, a mio avviso, le radici ed i contenuti autoriali. E come tale non va vista alla stregua di una terribile lacuna.
CONCLUSIONI (voto: 79 su 100)
Per gli amanti del genere horror, si tratta di un must da comprare: spero che Codemasters ci regali in futuro un seguito ancora più bello, per zittire gli “infamoni” che hanno parlato male del prodotto.
Recensione completa