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Lodo Mondadori, maxi condanna Fininvest.
Marina Berlusconi: un esproprio

Risarcimento di 560 milioni a De Benedetti.
Cir: confermata la corruzione del giudice Metta

di Francesca Brunati

La condanna per Fininvest rimane, ma con lo sconto. Non più i 750 milioni di euro stabiliti dal Tribunale meno di due anni fa, ma 540 milioni (un quarto in meno) che, con gli interessi legali a partire dalla data del deposito della sentenza di primo grado, sfiora quota 560 milioni. E' questo il pur sempre maxirisarcimento indicato dalla seconda sezione civile della Corte d'Appello di Milano dovuto a Cir per i danni diretti e immediati subiti da una corruzione giudiziaria che, più di 20 anni fa, ha permesso di 'pilotare' la spartizione della Mondadori in favore di Silvio Berlusconi. Il verdetto di secondo grado, arrivato questa mattina dopo circa quattro mesi di camera di consiglio, è immediatamente esecutivo. E così, anche se ridotta di circa 190 milioni di euro, è probabile che a breve la società della famiglia De Benedetti incassi la somma. Se così non fosse Fininvest, oltre all'annunciato ricorso in Cassazione, può presentare contestualmente alla Corte d'Appello un'istanza per chiedere di sospendere l'esecuzione del provvedimento, ritenendo che da ciò possa derivare "un grave e irreparabile danno".

Per Niccolò Ghedini, storico legale del premier, la sentenza va "contro ogni logica processuale e fattuale" convinto che verrà "annullata" dalla Suprema Corte. Ad incidere sulla decisione ci sono due ordini di motivi: da quelli legati alla vicenda giudiziaria che ha portato a condannare il giudice Vittorio Metta e gli avvocati Cesare Previti, Giovanni Acampora e Attilio Pacifico, a quelli di carattere più tecnico che riguardano i conteggi. I giudici di secondo grado non solo hanno concluso che il provvedimento con cui nel gennaio del '91 la Corte d'Appello di Roma annullò il lodo arbitrale che aveva dato ragione a De Benedetti fu frutto di una corruzione e quindi 'comprato', ma si sono spinti oltre. Hanno ricostruito "che cosa avrebbe deciso un 'collegio normale' - si legge nelle motivazioni - dopo un percorso decisionale anch'esso 'normale ed impregiudicato nelle opinioni di tutti i suoi componenti'', cioé senza "Metta corrotto" e senza "anomale patologie", ma "che operasse con gli altri due componenti non condizionati dalle opinioni di un relatore corrotto". Hanno, dunque, in sostanza 'rifatto' virtualmente la sentenza di 20 anni fa, basandosi sulla giurisprudenza di allora, per stabilire che la conferma del Lodo era scontata perché "la sentenza della Corte di Roma è ingiusta anche nel merito, poiché una sentenza giusta avrebbe inevitabilmente respinto l'impugnazione", della famiglia Formenton senza così consegnare la casa editrice nella mani di Berlusconi. Berlusconi che, sebbene sia uscito dalla vicenda penale nel 2001 con un proscioglimento per prescrizione, i giudici considerano, ai fini civilistici, "corresponsabile della vicenda corruttiva" in quanto "non è emersa (...)l'evidente innocenza dell'imputatò. E che, ai tempi Presidente del cda di Finivest e anche suo legale rappresentante, non poteva non sapere che dai conti della società fossero usciti 3 miliardi di lire (bonificati il 14 febbraio 91 su un conto di Previti e di cui 400 milioni finirono a Metta) e non poteva non essere "a conoscenza della dazione e delle sue finalita".

E se il nesso causale diretto tra la corruzione del giudice Metta e l'esito della sentenza 'comprata' ha comportato che tutti i danni accertati vengano risarciti a Cir senza alcuna riduzione in nome di una perdita di chance, a determinare lo 'sconto' di 190 milioni hanno pesato in particolare quattro fattori: la consulenza tecnica d'ufficio relativa alla variazione degli assets tra il giugno '90 e l'aprile del '91, la mancata valutazione da parte del giudice di primo grado del calcolo delle azioni Espresso acquistate allora da Cir, il mancato riconoscimento del danno di immagine alla holding di De Benedetti e un ritocco al ribasso della valutazione del danno per via equitativa. Alla fine la Corte d'appello ha calcolato che alla data della sentenza 'inquinata', il 24 gennaio 1991, il danno subito da Cir è stato di poco più di 160 milioni di euro, a cui si aggiungono circa 24 milioni stabiliti dai giudici in via equitativa, le spese processuali di circa 4 milioni e mezzo. Su questa cifra, poco meno di 190 milioni, sono stati conteggiati rivalutazioni e interessi fino al 3 ottobre 2009 (deposito della sentenza Mesiano) e si è arrivati ai 540 milioni di risarcimento a cui è stata condannata Finivest, al netto di ulteriori interessi legali, che fanno lievitare la cifra a 560 milioni.

Fonte: ANSA


09/07/2011 23:10
 
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Lodo Mondadori, Fininvest condannata
dovrà pagare 560 milioni alla Cir

I giudici della Corte d'Appello di Milano impongono alla holding del Biscione il risarcimento a favore della holding di Carlo De Benedetti. La sentenza è immediatamente esecutiva. I giudici: "Berlusconi correo di corruzione". La Cir: "Sentenza conferma che ci fu corruzione ed è estranea all'attualità politica"


MILANO - La Fininvest dovrà pagare. I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno condannato la holding del Biscione a risarcire Cir per la vicenda del Lodo Mondadori per 540 milioni circa di euro alla data della sentenza di primo grado dell'ottobre 2009, più gli interessi e le spese decorsi da quel giorno. La cifra quindi arriverebbe intorno ai 560 milioni di euro. Un quarto in meno dei 750 milioni stabiliti in primo grado. La sentenza è immediatamente esecutiva. Furiosa la reazione di Marina Berlusconi, mentre la Cir, in una nota, afferma che la sentenza "conferma ancora una volta che nel 1991 la Mondadori fu sottratta alla Cir mediante la corruzione del giudice Vittorio Metta, organizzata per conto e nell'interesse di Fininvest". Definendo il contenzioso giudiziario su Mondadori "riguarda una storia imprenditoriale ed è completamente estraneo all'attualità politica".

SCHEDA: Le tappe della vicenda

IL TESTO DELLA SENTENZA (pdf)

AUDIO Il commento di Massimo Giannini

La causa è la conseguenza, in sede civile, di un processo penale finito nel 2007 con le condanne definitive, per corruzione in atti giudiziari, del giudice Vittorio Metta e degli avvocati Cesare Previti, Giovanni Acampora e Attilio Pacifico. La Cassazione confermò che la sentenza del 1991 della Corte d'Appello di Roma, sfavorevole a De Benedetti nello scontro con Berlusconi per assicurarsi il controllo della casa editrice, fu "comprata" corrompendo il giudice Metta con almeno 400 milioni di lire provenienti dai conti esteri Fininvest. Il premier venne prosciolto per prescrizione in modo irrevocabile nel novembre 2001.

La sentenza."Per questi motivi la corte accoglie, per quanto di ragione, sia l'appello principale che quello incidentale e per l'effetto in parziale riforma della sentenza del 2009, determina in euro 540 milioni 141 mila 059,32 centesimi l'importo dovuto dalla convenuta alla data del 3 ottobre 2010 quale risarcimento di danno immediato e diretto, e pertanto condanna Fininvest a pagare in favore di Cir s.p.a. tale somma oltre agli interessi legali da detta data al saldo; dichiara compensate per un quarto tra le parti le spese processuali di entrambi i gradi del giudizio; condanna l'appellante Fininvest a riforndere in favore della Cir i residui tre quarti delle spese processuali dei due gradi, come in motivazione partitamente liquidate, per il primo grado in complessivi euro 3 milioni 296 mila, e per il presente grado in complessivi euro 3 milioni 940 mila oltre, per entrambi i gradi di giudizio, al rimborso per le spese generali del 12,5% su diritti e onorari come per legge; pone definitivamente a carico di ciascuna parte per la metà i già liquidati costi della consulenza tecnica d'ufficio; conferma nel resto la sentenza impugnata". Per il giudici, inoltre, il premier è "correo" nel reato di corruzione.

La nota della Cir. "Si è riconosciuto il diritto di Cir a un congruo risarcimento per il danno sofferto - si legge nella nota diffusa dagli avvocati del gruppo Vincenzo Roppo ed Elisabetta Rubini - tale danno, enorme già in origine, si è poi notevolmente incrementato per rivalutazione e interessi in considerazione del lungo tempo trascorso dai fatti. Con particolare soddisfazione si registra il passaggio della sentenza dove si riconosce che, corrompendo il giudice metta, Fininvest tolse a Cir non la semplice chance di vincere nel 1991 la causa sul controllo del gruppo Mondadori-Espresso, ma la privò senz'altro di una vittoria che senza la corruzione giudiziaria sarebbe stata certa".

Il procedimento civile. Avviato nell'aprile 2004, con la richiesta complessiva di un miliardo di risarcimento da parte di Cir, il procedimento civile il 3 ottobre 2009 ha visto la sentenza di primo grado: il giudice Raimondo Mesiano aveva stabilito che la holding di De Benedetti "ha diritto" al risarcimento da parte di Fininvest "del danno patrimoniale da perdita di 'chance'" per "un giudizio imparziale'. Risarcimento quantificato in 749.995.611,93 euro a cui si aggiungono gli interessi legali, le spese del giudizio e, tra l'altro, due milioni di euro per gli onorari. Pochi giorni dopo il ricorso in appello, a dicembre, era arrivato un accordo tra Finivest e Cir: la prima aveva presentato una fideiussione da 806 milioni rinunciando all'istanza di sospensione, mentre la seconda si era impegnata a non chiedere l'esecuzione del maxirisarcimento fino alla sentenza d'appello.

Il pool di esperti. In vista del verdetto di secondo grado, lo scorso anno, i magistrati avevano nominato un pool di esperti per stabilire "se e quali variazioni dei valori delle società e delle aziende oggetto di scambio fra le parti siano intervenuti tra il giugno del 1990 e l'aprile del 1991, con riguardo agli andamenti economici delle stesse e di evoluzione dei mercati dei settori di riferimento".

Le conclusioni dei consulenti. A settembre 2010 le conclusioni dei consulenti: avevano stabilito che il danno subìto dalla holding della famiglia De Benedetti esisteva anche se, a loro avviso, era minore rispetto alla quantificazione del tribunale. Di recente Berlusconi aveva definito una sua eventuale condanna "una rapina a mano armata". Mentre è di pochi giorni fa la polemica sulla cosidetta norma salva Fininvest inserita e poi tolta dalla Finanziaria dopo dure polemiche. Ed oggi è saltata la visita del premier a Lampedusa.

Che cosa accadrà. A questo punto Cir può, da subito, eseguire il contenuto della sentenza d'Appello. La holding di De Benedetti si potrà rivolgere alle banche, di cui Intesa-Sanpaolo è capofila, per riscuotere la quota della fideiussione da 806 milioni. Fideiussione bancaria valida per 16 mesi, e rinnovabile, posta alla base dell'accordo del dicembre 2009 tra le sue società. Ci potrebbe essere anche, in via del tutto ipotetica, un accordo tra le parti per congelare l'esecutività della sentenza in attesa della conferma definitiva della Cassazione.

Fonte: Repubblica


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