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Giustizia, il governo va avanti
il premier rivuole la legge "bavaglio"

Il Cavaliere riunisce il governo, chiede tempi rapidi, rilancia sulle intercettazioni e punta sul vecchio testo senza le modifiche dei finiani. Sul tavolo anche il ripristino dell'immunità parlamentare. Anm: "Riforme punitive. Non ci intimidiscono"


ROMA - Giustizia, il governo insiste. Con il Consiglio dei ministri che approva all'unanimità la relazione del ministro della Giustizia Angelino Alfano sul ddl che contiene la riforma costituzionale della giustizia. E con l'annuncio di un Cdm straordinario che sarà convocato nei prossimi giorni per l'approvazione definitiva della riforma. Un comitato formato da ministri ed esperti si riunirà per approfondire i contenuti del testo. Da quello che filtra il premier punta anche a riprendere in mano il ddl sulle intercettazioni fermo alla Camera dei deputati, tornando però al testo originario, la cosidetta legge-bavaglio, vale a dire la versione precedente le modifiche imposte anche da finiani e centristi. Al momento tuttavia non è ancora chiaro se il ritorno al testo precedente le modifiche comporti degli emendamenti che facciano tornare al provvedimento così come era stato approvato dal Senato oppure se, pur modificandone l'impianto, il testo debba comunque essere sottoposto a un nuovo voto a Palazzo Madama.

Per Luca Palamara, presidente dell'Anm, si tratta di "un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati". "Noi non ci faremo intimidire - ha aggiunto il leader del sindacato delle toghe - e continueremo ad applicare la legge con serenità, imparzialità, in maniera eguale per tutti e a spiegare quali sono le riforme di cui la giustizia ha bisogno davvero". "Ciò che più preoccupa in questa fase - ha osservato Palamara - sono le posizioni di ministri in carica, Istruzione, addirittura Esteri e persino Giustizia, che partecipano senza alcuna remora, che pure sarebbe doverosa per la carica istituzionale ricoperta, alla sistematica aggressione nei confronti dei magistrati".

Chi ha partecipato questa mattina al Consiglio dei ministri ha parlato comunque di un Silvio Berlusconi soddisfatto per i nuovi innesti nella maggioranza. "Questa è una riforma basata su principi di civiltà" avrebbe detto annunciando altre novità in arrivo: "Dobbiamo fare in fretta perché è un problema non più rinviabile che dobbiamo risolvere quanto prima". Per poi rilanciare la riforma delle intercettazioni e dell'immunità parlamentare prevista dal vecchio articolo 68 della Costituzione.

"Al governo non interessa un sistema della giustizia che funzioni davvero - ha detto Antonio Di Pietro dell'Idv -. Per questa ragione le riforme che il governo ha annunciato di voler fare non sono in favore della giustizia e dei cittadini onesti ma dei delinquenti".

"E' paradossale - ha attaccato la capogruppo del Pd nella commissione giustizia della Camera, Donatella Ferranti - che il consiglio dei ministri abbia approvato alla cieca un testo di cui conosce poco più che i titoli. Quel voto unanime è quindi una preoccupante dimostrazione di fedeltà al capo da parte di ministri che sembrano agire ormai come se facessero parte del collegio difensivo del premier". A rincarare la dose è stata Anna Finocchiaro: " La riforma non è altro che la somma dei desideri del premier: intercettazioni, separazione delle carriere e ora anche immunità. Sempre e solo provvedimenti ad uso personale del presidente del Consiglio".

Fonte: Repubblica


18/02/2011 23:33
 
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Legge Bavaglio Due, la vendetta.
Intercettazioni, torna il decreto


“Legge Bavaglio Due, la vendetta”: è questo il film che il produttore Silvio Berlusconi ha commissionato alla sua troupe di governo. Inserito nel disegno di legge sulla riforma costituzionale della Giustizia, presentato dal Guardasigilli Angelino Alfano al Consiglio dei Ministri, ritorna il giro di vite sulle intercettazioni. E nella sua forma più punitiva, cioè quel testo che giace alla Camera privo degli emendamenti apportati da Giulia Bongiorno. Il testo che piace a Berlusconi, perché quell’altro gli sembrava inutile, svuotato dai mille compromesse imposti da Gianfranco Fini, dai magistrati, dal Quirinale.

Cosa prevedeva quel testo? In primo luogo, le intercettazioni possono essere autorizzate solo in presenza di “manifesti indizi di colpevolezza”. Quindi basta con quei magistrati “spioni” che la prova la cercano nelle conversazioni telefoniche. E pazienza se tutta una letteratura giudiziaria, per non parlare di quel che si vede al cinema o nelle fiction, ci ha mostrato solerti funzionari di polizia impegnati per mesi ad ascoltare pazientemente i discorsi di un boss della mafia o di un trafficante di droga in attesa del passo falso, dell’indirizzo giusto, dell’appuntamento fatale.

Un’altra limitazione all’uso delle intercettazioni riguarda l’ingiunzione a piazzare microfoni spia, cimici o inedite diavolerie tecnologiche, solo nel luogo dove si compie il reato. Si comprende la rabbia degli inquirenti: per beccare un rapinatore lo dovrebbe registrare mentre svaligia la banca, proprio lì, sul suo posto di lavoro.

Le conversazioni telefoniche intercettate valgono solo fino al sessantesimo giorno. Se il presunto criminale si tradisce al sessantunesimo la fa franca.

Infine c’è tutto il capitolo della copertura mediatica delle intercettazioni. La serie di restrizioni che venne definita appunto il “bavaglio” e contro il quale fu stata allestita una grande campagna di mobilitazione dell’opinione pubblica. La pubblicazione delle intercettazioni sulla stampa può avvenire solo al termine delle indagini preliminari. E’ un punto controverso, perché in linea di principio non sarebbe sbagliato, ma si scontra con i tempi biblici della giustizia italiana. In più se ne può scrivere per sommi capi, con brevi riassunti: aggiungere particolari non autorizzati può costare al giornalista una multa da centinaia di migliaia di euro.

Fonte: blitzquotidiano


18/02/2011 23:34
 
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In compenso in Ungheria ci ripensano ...


19/02/2011 15:02
 
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Premier rilancia, Anm e Fnsi insorgono
Berlusconi accelera sull'immunità.
Alfano: separare giudici e pm.
Napolitano: no forzature


ROMA - A "nuove forme di segreto di Stato noi proprio non possiamo starci". Lo afferma il presidente della Federazione Nazionale della Stampa, Roberto Natale, intervistato da La Stampa sulla proposta di ritornare alla versione originaria del testo di legge sulle intercettazioni. "Il premier mostra di ritenere che, essendo cambiati i numeri della maggioranza, fuori dalle scatole il Fli - afferma Natale - gli sia consentito di riprendere il tema come se la questione fosse stata giocata tutta e solo nei palazzi delle istituzioni". Ma così non è e Natale suggerisce al premier di ricordare "quale vasto movimento di opinione pubblica si mosse per contrastare l'attacco al diritto di informare e al diritto di sapere". "Io credo che Berlusconi andrebbe a sbattere contro lo stesso grande movimento di opinione pubblica - aggiunge - se dovesse scriteriatamente decidere di richiamare in vigore il ddl". Secondo il presidente della Fnsi, Berlusconi "vuole garantire il segreto sui fatti di pubblica rilevanza - sottolinea - . Ma a queste nuove forme di segreto di Stato noi proprio non possiamo starci".

GIUSTIZIA: UN COMITATO PER SCRIVERE RIFORMA ALFANO
di Silvia Barocci
Avanti tutta con una riforma della giustizia che sia radicale, senza ulteriori indugi o mediazioni. E' questa l'indicazione di Silvio Berlusconi al ministro della Giustizia Angelino Alfano. Galvanizzato dallo sfaldamento dei finiani che proprio sulla giustizia gli hanno dato filo da torcere, il premier rilancia. Separazione delle carriere di giudici e pm, doppio Csm, responsabilità delle 'toghe' per atti compiuti in violazione dei diritti: sono gli ingredienti base di un piatto di riforme costituzionale preannunciato a più riprese nei mesi scorsi ma mai servito, e che arriva in consiglio dei ministri sottoforma di una relazione illustrativa di Alfano votata all'unanimità.

E ancora: ritorno all'immunità parlamentare secondo il vecchio articolo 68 e restrizioni delle norme sulle intercettazioni, in una versione più dura di quella che langue da mesi alla Camera frutto della mediazione con la finiana Giulia Bongiorno. Insorge l'Associazione nazionale magistrati: "é un copione già visto. Ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier - fa notare il presidente del sindacato delle 'toghe' Luca Palamara - prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati. Noi non ci faremo intimidire". I testi della "grande, grande" riforma, però, non ci sono. A metterli nero su bianco sarà un Comitato formato da ministri ed esperti che dalla prossima settimana si vedranno a Palazzo Chigi in vista di un consiglio dei ministri straordinario sulla giustizia da tenersi nel giro di 2-3 settimane. Alfano si limita a tenere una breve relazione per illustrare i punti cardine della riforma di cui aveva già messo al corrente il Quirinale lo scorso ottobre, in un colloquio con Napolitano, e che in novembre erano stati oggetto di un confronto con i finiani avviato prima della definitiva rottura. In sintesi: separazione delle carriere di giudici e pm (i primi autonomi e indipendenti da ogni potere e soggetti solo alla legge mentre i pm diventerebbero non un potere né un ordine bensì un 'ufficio' che esercita l'azione penale secondo priorità stabilite per legge); doppio Csm (uno per i pm e l'altro per i giudici, entrambi presieduti dal capo dello Stato, con una composizione 'togata' inferiore a quella attuale ma di cui ancora non è chiara la proporzione rispetto a quella laica); divieto per i Csm di adottare atti di indirizzo politico e obbligo di fornire pareri su ddl solo su richiesta del ministro; la creazione di un'Alta corte per i procedimenti disciplinari di tutte le 'toghe'. E ancora: introduzione in Costituzione del principio secondo cui giudici e Pm sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti; inappellabilità delle sentenze di assoluzione ; più poteri al ministro della Giustizia (potrebbe ad esempio partecipare alle riunioni del Csm senza diritto di voto) e paletti ai pm nell'uso della polizia giudiziaria. Questi, in sostanza, i punti cardine. Ma i testi sono un'altra storia e ora toccherà tradurre i principi espressi da Alfano in un articolato che avrà bisogno di una doppia lettura e dunque di tempi lunghi La stesura del testo spetterà al Comitato istituto facendo ricorso all'art.6 della legge 400 dell'88, vale a dire una di quelle norme elencate tra le attività che il premier potrebbe teoricamente far valere come legittimo impedimento a non presentarsi in udienza. Sempre che Berlusconi voglia partecipare al Comitato. I lavori dovrebbero concludersi nel giro di 2-3 settimane, secondo le iniziali previsioni. Mel frattempo, il primo appuntamento del premier con la magistratura di Milano sarà il prossimo 28 febbraio con processo Mediaset. A seguire gli altri processi a suo carico: Mediatrade il 5 marzo, Mills l'11 marzo e il 6 aprile per il caso Ruby.

Fonte: ANSA


23/02/2011 00:12
 
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Bossi: "Contrario all'immunità"
Tempi lunghi per il processo breve

Il senatùr: "Sul processo breve siamo d'accordo". Il Guardasigilli Alfano dichiara di "Non volere rotture", per motivare la non calendarizzazione alla Camera del provvedimento. Berlusconi al Quirinale con Letta

ROMA - "Non voglio che diventi in questo momento un elemento di rottura mentre stiamo lavorando alla riforma costituzionale". Angelino Alfano motiva così la decisione della maggioranza di non chiedere la calendarizzazione in Aula del processo breve. Quindi si segue la linea del Quirinale?, chiede un giornalista. "Seguiamo sempre la saggezza...", la risposta del ministro della Giustizia prima di entrare in Aula alla Camera. Nel frattempo Silvio Berlusconi, è arrivato al Quirinale intorno alle 16.30. Il premier è accompagnato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Gianni Letta.

Bossi: "No all'immunità". Il leader della Lega Umberto Bossi ha dichiarato di non essere favorevole all'immunità, ma di essere d'accordo con il Pdl sul processo breve. "Io sono contrario a far tornare l'immunità", dice il senatore. "La gente pensa che Berlusconi sia un po' perseguitato, quindi sarebbe d'accordo in quel caso, ma per tutti i parlamentari no". Sul processo breve, Bossi dice: "Siamo d'accordo. Sui tempi, i nostri stanno lavorando, vediamo nei prossimi giorni".

Il presidente del tribunale di Napoli, Carlo Alemi, lancia l'allarme processo breve. Numerosi processi (compreso Calciopoli) rischiano di saltare con l'approvazione del provvedimento. Il quadro che disegna il magistrato è pesantissimo: la situazione, dice, è "ineludibilmente destinata ad aggravarsi" e riguarda anche processi "di particolare rilevanza" per "contraffazione, contrabbando, truffe, violazioni edilizie". A rischio anche "numerosissimi processi per omicidio determinato da colpa medica o da violazione della normativa sugli infortuni sul lavoro", per non parlare di quelli "per frodi, truffa, traffico di rifiuti, smaltimento di rifiuti pericolosi".

Al termine dell'audizione in commissione Giustizia alla Camera Roberto Scarpinato, procuratore generale presso la corte d'appello di Caltanissetta, non usa mezzi termini per bocciare il provvedimento: "Avrebbe "effetti devastanti e c'è il rischio che porti alla prescrizione anche reati "imprescrittibili" come quelli di mafia".

Fonte: Repubblica


23/02/2011 23:20
 
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Processo breve in aula alla Camera il 28 marzo
Bersani: curioso di vedere cosa farà la Lega


ROMA, 23 FEB - Il provvedimento sul processo breve e' stato calendarizzato dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio per il 28 marzo.

''Sono proprio curioso di vedere cosa' fara' la Lega''. Cosi' il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, parlando con i cronisti a Montecitorio, ha commentato la calendarizzazione in aula del processo breve. ''La Lega - ha proseguito Bersani - grida: 'Federalismo, federalismo'; ma io gliel'avevo detto: 'Voi tenete in mano una bandierina poco credibile, e intanto vi fanno votare il processo breve'''. ''Voglio vedere cosa fara' la Lega - ha chiuso Bersani - anche perche' questa volta non gliela faremo passare''.

''Se il processo breve dovesse mai diventare legge, scatterebbe la prescrizione processuale anche per i reati puniti con l'ergastolo: quelli che di solito non sono prescrittibili''. A sostenerlo e' il capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera Donatella Ferranti commentando la decisione della conferenza dei capigruppo di Montecitorio di calendarizzare il provvedimento in Aula per il 28 marzo. ''Ma non basta. Il combinato disposto di questo testo con quello votato la scorsa settimana a Montecitorio, che impedisce il rito abbreviato per i reati puniti con l'ergastolo - aggiunge l'esponente del Pd - determinera' un allungamento consistente di quei processi che rischiano cosi' di incappare nella tagliola della prescrizione processuale''. ''Sarebbe bello capire - conclude - con quale faccia le Lega si presentera' in Aula a sostenere un provvedimento che rischia di vedere cancellati persino i processi per reati gravissimi come quelli puniti con l'ergastolo. E cosa dira' alle vittime che non otterranno mai giustizia''.

CONSULTA PDL: SUBITO INTERCETTAZIONI E PROCESSO BREVE - La Consulta della giustizia del Pdl si e' trovata d'accordo nel puntare sull'approvazione in tempi rapidi dei provvedimenti sulle intercettazioni telefoniche e sul processo breve. A darne notizia e' il capogruppo del Pdl in commissione giustizia Enrico Costa. ''La Consulta - aggiunge Costa - si e' anche trovata d'accordo nell'avviare subito le procedure per sollevare conflitto d'attribuzione e la questione dell'improcedibilita' viste le gravi violazioni che ci sono state da parte del tribunale di Milano in materia di competenza.
''Domani mattina - aggiunge Costa - la Consulta della giustizia del Pdl tornera' a riunirsi per esaminare con attenzione i testi dei due provvedimenti che si intendono approvare in tempi rapidi: quello delle intercettazioni e quello del processo breve''. ''Martedi' prossimo - prosegue il parlamentare del Pdl - la Consulta della giustizia tornera' a confrontarsi con il ministro Guardasigilli, Angelino Alfano, in materia di riforme costituzionali''

Fonte: ANSA


04/03/2011 16:34
 
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Prescrizione, giallo sulla norma "salva premier"
Ghedini: 'Ritirata'. Berlusconi attacca i giudici

La proposta di legge del deputato Vitali obbliga il giudice in presenza di un imputato incensurato o che abbia superato i 65 anni di età, ad applicare le attenuanti generiche. Il legale del premier la frena. Il 10 marzo Cdm sulla riforma. In serata nuovo attacco del Cavaliere: "Su Ruby accuse false, la magistratura non mi fermerà"

ROMA - Mentre viene fissato per giovedì 10 marzo alle 9,30 un consiglio dei ministri straordinario sulla giustizia, durante il quale il ministro Guardasigilli Angelino Alfano illustrerà la riforma, anche costituzionale, del sistema giudiziario, nel Pdl scoppia il giallo della prescrizione breve. Ampiamento pubblicizzata sotto forma di una proposta di legge del deputato del Pdl Andrea Vitali (attraverso un 'taglio' alla prescrizione per gli incensurati e per gli ultrasessantacinquenni) e poi stoppata da Niccolò Ghedini, legale del premier e parlamentare dello stesso partito. Tanto che lo stesso Vitali annuncia una rapida marcia indietro: "Con la legge ex Cirielli infatti sarebbe difficile tornare a proporre il meccanismo delle circostanze attenuanti che potrebbero prendere il sopravvento sulle aggravanti per ridurre i tempi di prescrizione. Dovrò rivedere la sua formulazione.
Anche Berlusconi conferma di "non saperne nulla". Poi in serata telefona a una assemblea del Pdl e attacca la magistratura sul caso Ruby: "Hanno già fatto fuori i partiti democratici che ci avevano governato per 50 anni, poi hanno buttato giù il nostro governo nel 1994, e Prodi perchè era troppo poco a sinistra e aveva in Mastella un ministro che voleva fare una vera riforma della giustizia. Ora tentano con accuse false, infondate e ridicole di abbatterci, ma non ci riusciranno. Non è possibile lasciare che un ordine dello stato, la magistratura, possa esondare e dichiarare guerra al potere politico e cambiare decisioni assunte dai cittadini con il voto". E infine promette una legge sulle intercettazioni.

La proposta contestata. Tutto inizia quando si vengono a conoscere le norme contenute nella proposta di legge presentata alla Camera dal deputato del Pdl Luigi Vitali. In particolare una di queste sembra tagliata addosso al premier alle prese con le inchieste della magistratura. Per chiarire: la norma obbliga il giudice, in presenza di un imputato incensurato o che abbia superato i 65 anni di età, ad applicare sempre e comunque le attenuanti generiche. Con conseguente riduzione dei tempi di prescrizione del reato. Le attenuanti, poi, dovranno sempre considerarsi prevalenti rispetto alle aggravanti quando "per effetto della diminuzione della pena il reato risulti estinto per prescrizione". Il giudice (anche se si fosse nella fase delle indagini preliminari) dovrà pronunciare in camera di consiglio una "sentenza inappellabile di non doversi procedere". Ma c'è anche un'altra norma che fa discutere: quella che rende inutilizzabili tutti gli atti di indagine nel caso in cui il Pm non abbia esercitato l'azione penale o non abbia richiesto l'archiviazione per tempo, cioè senza rispettare il termine stabilito dalla legge o prorogato dal giudice. E' questa una misura, commenta l'opposizione, che cancellerebbe di fatto il processo sul caso Ruby. L'iscrizione nel registro degli indagati di Berlusconi, infatti, è avvenuta qualche tempo dopo quella degli altri imputati coinvolti nella vicenda. Quindi, si introduce il 'legittimo sospetto' tra le cause di rimessione del processo e si estendono i casi in cui il giudice abbia l'obbligo di astenersi prevedendo, tra l'altro, l'ipotesi del magistrato che abbia avuto "comportamenti o manifestazioni di pensiero" o abbia aderito a movimenti o ad associazioni che determinino fondato sospetto di recare pregiudizio

La proposta di legge è in realtà il frutto di un lavoro fatto dai tecnici della giustizia di Forza Italia nel 2001 che ora la maggioranza vuole riproporre. In 44 articoli si riforma di fatto buona parte del codice di procedura penale. Tra le novità che il Pdl punta ad inserire nell'ordinamento, anche l'ipotesi che a pronunciarsi su tutti i reati commessi dai magistrati (come ad esempio la violazione del segreto istruttorio) sia sempre la Corte d'Assise visto che ogni collegio può contare su due 'togati' e 6 giudici popolari. E sempre la Corte d'Assise sarà chiamata ad occuparsi di un maggior numero di reati tra cui anche quelli contro la pubblica amministrazione.

Lo stop di Ghedini. Anche se di prescrizione breve si era parlato nei giorni scorsi, e i vertici del Pdl non avevano smentito che l'ipotesi fosse allo studio, in serata il legale del premier corre ai ripari: "La proposta è di esclusiva iniziativa di Vitali e non concordata con la consulta giustizia del Pdl. Chiederemo di ritirare immediatamente quella parte di ddl che potrebbe offrire strumentali polemiche in particolare per ciò che riguarda la prescrizione".

Il Pd: "Proposta punitiva". "Quella di Vitali - commenta il capogruppo del Pd nella commissione giustizia della Camera, Donatella Ferranti - è una proposta sconcertante perché priva di ogni logica di sistema, con intenti punitivi e intimidatori nei confronti della magistratura e costruita per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi, a partire dal caso Ruby i cui atti potrebbero essere resi nulli d'un colpo"

Cdm. La data è arrivata dopo che Alfano ha riferito sugli aggiornamenti fatti al ddl di riforma costituzionale nel corso di incontri avuti sia con la Lega sia con i 'tecnici' della giustizia del Pdl riuniti ieri alla Camera. Separazione delle carriere di giudici e Pm; Csm diviso in due (uno per i Pm l'altro per i giudici); Alta Corte di disciplina esterna a Palazzo dei Marescialli; principio di responsabilità dei magistrati in Costituzione; inappellabilità delle sentenze di assoluzione: questi i capisaldi della riforma confermati nel corso delle riunioni di questa settimana.

"Nessuna mano pesante". Rispetto a ipotesi più radicali circolate negli ultimi giorni, il Guardasigilli ha ieri assicurato che su alcuni punti non si interverrà con mano pesante: l'obbligatorietà dell'azione penale resterà ("non c'è alcuna possibilità che l'articolo 112 della Costituzione sia cancellato") anche se - ha aggiunto - "stiamo valutando se intervenire con legge ordinaria per regolamentarne le modalità"; nessun intervento sulla Corte Costituzionale o su eventuali maggioranze qualificate cui aveva fatto riferimento lo stesso premier Berlusconi per dichiarare l'illegittimità di una legge ("non se ne è parlato e - ha specificato Alfano - non faceva parte della mia relazione"). Infine, niente presidenza del Csm dei Pm affidata al ministro della Giustizia ("da parte mia questa è un'ipotesi esclusa") ma la possibilità che questa vada al Procuratore generale della Cassazione o al Presidente della Repubblica, oppure a un procuratore generale 'ad hoc' votato dal Parlamento.

Alcuni nodi devono essere ancora definitivamente sciolti prima del Cdm della prossima settimana. Le diverse ipotesi in campo che per Alfano "hanno tutte diritto di cittadinanza" riguardano in particolare la composizione dei due Csm (un terzo 'togati' e due terzi 'laici' oppure metà e metà?) e la maggiore partecipazione del popolo all'amministrazione della giustizia richiesta dalla Lega. Su quest'ultimo punto si sta valutando la modifica dell'art. 106 della Costituzione in modo da prevedere la nomina elettiva di magistrati onorari alle funzioni di pm, ma anche l'eventuale elezione dei capi degli uffici giudiziari, sempre per andare incontro alle richieste del Carroccio

Fonte: Repubblica


04/03/2011 16:37
 
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Prescrizione breve, Vitali insiste
La gaffe di Ghedini: "Al premier non serve"

Il deputato del Pdl insiste: "La proposta di legge ci sarà sicuramente".
Il legale del premier: "La norma non incide sui processi che vedono coinvolto il premier".
Cassazione: decide il giudice se il reato è ministeriale


ROMA - La proposta di legge sui termini di prescrizione ci sarà. Lo ha detto l'autore, Luigi Vitali, membro della consulta giustizia del Pdl ai microfoni di Radio Popolare. Ieri l'avvocato Niccolò Ghedini aveva chiesto che la proposta venisse ritirata. Oggi, invece, la minimizza, negandone l'utilità nei processi del premier.

Vitali, però, insiste: "E' una mia iniziativa personale nella quale stabilisco una norma per cui agli incensurati e alle persone oltre i 65 anni di età il giudice deve concedere obbligatoriamente le attenuanti generiche". "La proposta di legge ci sarà sicuramente, è in fase di redazione presso gli uffici della Camera."

Una decisione della Cassazione presa nella serata di ieri, però, rischia di inserirsi sul caso Ruby. Secondo la Suprema Corte, scrive il Sole 24 Ore, è il giudice ordinario che stabilisce se un reato ha natura ministeriale e, una volta esclusa la ministerialità, non è obbligato ad informare la Camera di appartenenza dell'imputato-ministro.


Ghedini. "La parte di quella proposta che riguarda la prescrizione non ha alcuna efficacia nei processi che vedono interessato il presidente Berlusconi. Dopo la modifica operata nel 2005 dalla legge cosiddetta ex cirielli, la concessione delle attenuanti generiche per tutte le contestazioni operate nei confronti del presidente sarebbe del tutto neutra per la prescrizione" dice il legale del premier. Inoltre, aggiunge, "nel processo Mills non vi è la possibilità di diminuire la prescrizione per effetto di circostanze generiche. Nei processi dei diritti e Mediatrade vi è la stessa situazione. È altrettanto palese che qualsiasi ipotesi prescrizionale per il caso Ruby non può neppure essere ipotizzata". Conclusione: una norma del genere "non ha alcuna incidenza" nei processi che vedono coinvolto il premier. Dunque, è inutile portarla avanti.

Fonte: Repubblica


04/03/2011 16:40
 
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SUPERSAGGIO
Il pressing del Cavaliere sull'alleanza
"Voglio una via d'uscita in tempi brevi"

"I magistrati tentano di abbatterci con accuse ridicole".
Il centrodestra si divide sulle mosse per difendere il presidente del consiglio



ROMA - Niccolò Ghedini non ha mai avuto feeling per Vitali. Ne ha stoppato l'ascesa a sottosegretario piazzando al suo posto in via Arenula la Casellati e Caliendo. E Vitali gli tiene più di un broncio. Raccontano che ieri, quando l'avvocato del premier ha letto sulle agenzie l'uscita del deputato, ha reagito con freddezza citando una frase ripetuta spesso dal suo collega Piero Longo, uno con il sorriso sempre sprezzante in faccia e la battuta tagliente pronta: "È il tumulto degli imbecilli".

A palazzo Grazioli invece un'ombra è scesa sulla faccia del premier. "Vitali ha esagerato. E sia pure. Ma vi volete decidere a presentare quella norma sulla prescrizione di cui mi avete tanto raccontato nei dettagli, ma che ancora non vedo?". I processi incombono. Il Cavaliere è stanco. "Tentano con accuse false, infondate e ridicole di abbatterci, ma non ci riusciranno. Non è possibile lasciare che un ordine dello Stato, la magistratura, possa esondare e dichiarare guerra al potere politico", si sfogherà in serata a una cena del Pdl. I suoi rumoreggiano contro Ghedini. I peones si scatenano per avvicinarsi il più possibile nello stretto cerchio di via del Plebiscito.
È questo il backstage della proposta di Vitali. Che non spunta come un fungo. Ma è preceduta da un faccia a faccia tra Berlusconi e il deputato brindisino di due settimane fa in via del Plebiscito. Le otto di sera. Un'ora di colloquio. I cronisti delle agenzie lo vedono arrivare ed andar via. Lui glissa. Dice di aver parlato solo delle intercettazioni. Certo, anche di quelle. Del suo progetto di punire, colpendolo nel portafoglio, il pm che ha disposto lunghi e costosi ascolti, rivelatisi inutili perché alla fine ha perso il processo. L'idea a Berlusconi piace. Il capo del governo si sfoga con Vitali per la gabbia dei processi che lo stringe. Lui smania per uscirne. Vitali prospetta delle ipotesi. Poi torna a casa. Si mette a studiare. Da un lato della scrivania i processi del Cavaliere, dall'altra i codici. Stila la nuova legge. Un gioco da ragazzi. Del resto, proprio così in passato è nata più d'una delle leggi ad personam. Come la stessa Cirielli o la Cirami.

Il deputato pdl non ne parla con Ghedini. Neppure nella Consulta per la giustizia che s'è riunita giusto mercoledì pomeriggio. Lui, come molti altri tra i parlamentari del Pdl, deputati e senatori, mal vedono e avversano il grande potere che l'avvocato di Padova s'è conquistato. Tanti, anche nel cerchio più stretto intorno a Berlusconi, sono infastiditi addirittura dall'ufficio che Ghedini possiede nella residenza romana del premier. Lo detestano perché non si è mai battuto per imporre l'unica via che loro ritengono risolutiva, il ritorno all'immunità. "Quella servirebbe a tutti, ma lui se ne frega, pensa solo ai suoi interessi". Fanno di tutto per dimostrare che le leggi ad personam che avrebbe elaborato, perché loro gliele addebitano tutte, la blocca-processi, il processo breve, le intercettazioni, il lodo Alfano, il legittimo impedimento, non hanno mai avuto successo. Perché si può fare di meglio. Molto meglio. Come nel caso della proposta di Vitali.

Ghedini reagisce con assoluta freddezza. Spesso lo hanno sentito dire con un sorrisetto gelido: "Io in disgrazia? Ridicolo. E comunque io ho il mio lavoro e se dovessi tornare a casa ho ben di che vivere". Ricco l'uomo, da generazioni. Uno studio che sopravvive pure senza Berlusconi. Ma intorno gli cresce la protesta. E l'ansia spasmodica per "salvare Silvio". Ormai non si parla che di questo tra Camera e Senato. Tutti s'ingegnano per cercare norme, leggine, articoli, emendamenti per mettere il capo al sicuro. Sulla prescrizione breve per gli incensurati, che lo salverebbe dai dibattimenti Mills e Mediaset facendoli chiudere d'un colpo, si stanno dando da fare gli avvocati-parlamentari. E il fastidio per l'uscita di Vitali nasce proprio dal timore che una possibile strategia pensata per il Senato salti. Quella di una legge presentata dai capigrupo, una Cirielli bis, che contenga pochissimi articoli e sia di facile gestione parlamentare.

Ma la norma, di cui si discute in ogni conciliabolo, non decolla. Stenta ad uscire. Ci sono esitazioni che irritano Berlusconi. Ghedini teorizza che se si fanno i processi si possono vincere tutti. Traccheggia sulla prescrizione breve. "La presenterete? Chissà". Spinge per non irritare oltre misura i giudici. Com'è successo per la riforma costituzionale della giustizia e per le intercettazioni. Nella prima si è battuto per inserire l'articolo che stabilisce e fissa nella Carta, "per la prima volta" dice lui, il principio dell'autonomia e dell'indipendenza anche del pubblico ministero. Poi ha contrastato chi voleva abolire l'obbligatorietà dell'azione penale con questo ragionamento: "Se Berlusconi finisce all'opposizione, chi governa darà indicazione di fare solo i processi in cui lui può essere imputato". Sulle intercettazioni si batte per una versione soft, purché si faccia. "Quanto prima affronteremo la legge, per riservarle solo ai delitti più gravi. Metteremo un divieto assoluto alla pubblicazione di altre intercettazioni, che sono facilissimamente manipolabili", spiega intervenendo in serata a una cena del Pdl a Osimo. E tiene ferma, ormai da un mese, la proposta Vitali. Che non glielo perdona. E tenta di trattare per suo conto con il Cavaliere dimostrandogli che "per salvarlo si può fare molto meglio di Ghedini".

Fonte: Repubblica


04/03/2011 16:48
 
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Fini: "Su conflitto attribuzione non voto"
Poi attacca il Cavaliere: "Vero premier è Bossi"

Il presidente della Camera interviene a Porta a porta per annunciare l'astensione sulla richiesta della maggioranza: "In alcuni precedenti si è votato, ma non possono essere portati a esempio". Il Senatur: "Il premier è solo Silvio"


ROMA - In Ufficio di presidenza "il mio parere personale non sarà espresso: tutti sanno che il presidente non vota". Lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, durante la registrazione di Porta a Porta, in riferimento alla richiesta di sollevare il conflitto di attribuzione nei confronti dell'inchiesta milanese sul caso Ruby avanzata nei giorni scorsi dalla maggioranza. L'ufficio di presidenza, insiste Fini, è "il filtro che da sempre viene utilizzato. Nei precedenti in alcuni casi si è votato, ma non possono essere portati a esempio". E conclude sull'argomento ribadendo che "la stella polare è il rispetto del regolamento, se si rispetta non c'è alcuna ragione per conflitti istituzionali".

A voler poi smentire atteggiamenti pregiudizialmente contrari al governo, Fini ha sottolineato: "E chi l'ha detto che il governo non ne azzecca più una. Io ho convintamente difeso la riforma Gelmini". "Nessuno - ha insistito - può dirmi che non ho rispettato il ruolo di presidente della Camera". Il problema, ha aggiunto, è che "Berlusconi non ha dimestichezza con il dissenso. Ha sempre la sindrome del complotto". "Dice che mi sarei messo d'accordo con l'Anm alle sue spalle, ai tempi della bicamerale lo diceva per me e D'Alema. Non ha dimestichezza col dissenso: per tutti quelli non d'accordo con lui scatta la sindrome del complotto. A Berlusconi basta dirgli sempre di sì e va tutto bene, io ho commesso l'errore di consegnargli la storia della destra italiana" con la fusione di An e Forza Italia.

Dal leader di Futuro e Libertà, nel corso di una trasmissione segnata da un clima teso e ripetuti scambi di risposte piccate tra presentatore e ospite, sono arrivate poi altre stoccate al premier. "Bossi non è cambiato negli anni - ha chiarito Fini - è sempre quello. Il problema non è Bossi, ma Berlusconi che gli ha permesso di essere il dominus dell'alleanza. Bossi è il vero presidente del Consiglio". Immediata la replica del Senatur: "Il premier è solo Berlusconi".

"Col federalismo - ha messo quindi in guardia Fini - c'è il rischio per i cittadini di un aumento delle imposte". Malgrado le critiche, secondo il presidente della Camera al momento il governo non rischia però di entrare in crisi. "Dopo la decisione saggia di allungare i tempi del federalismo regionale - ha commentato - è chiaro che non si voterà più quest'anno". "Ma ora - dice Fini - riscriviamo le regole del gioco insieme. Utilizziamo questi mesi condividendo un piano di riforme e partendo dall'assetto del parlamento con una riduzione del numero di parlamentari e una nuova legge elettorale". Il problema, prosegue, è un altro: "E' possibile che in questo paese si debba parlare sempre della giustizia e dei problemi di Berlusconi?". Quindi, sulla riforma portata avanti dal presidente del Consiglio, Fini spiega: "Vedremo il testo e giudicheremo. Io più che una riforma della giustizia auspicherei un piano di rilancio dell'economia". Quanto al processe breve, "io non dico no al processo breve - precisa ancora il presidente della Camera - ma la norma transitoria è una vergogna".

Altro tema di attacco al premier sono state le recenti vicende libiche. "Berlusconi a Gheddafi ha baciato la mano -a ricordato - Io, quando arrivò in ritardo, per difendere la dignità del Parlamento gli ho sbattuto la porta in faccia. Il nostro Paese ha ecceduto nei confronti di Gheddafi". Il rais, ha proseguito, "è un satrapo sanguinario. Dobbiamo aiutare i libici ad uscire dalla tirannia".

Fonte: Repubblica


06/03/2011 11:46
 
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Berlusconi: giovedì riforma giustizia "epocale"
"Bonus scuole private, legge intercettazioni"

Il premier a tutto campo in due messaggi al Pdl. Insiste su critiche a insegnanti, preannuncia misure radicali in cdm. "Non ci saranno elezioni anticipate, maggioranza forte e Pdl al 30,6%". Ghedini: "Potrà partecipare a suoi processi solo di lunedì, scenderà in campo per difendersi". Mediatrade, subito rinvio al 28 marzo

ROMA - "La sinistra ancora una volta non esita di fronte a nulla nell'ultimo disperato tentativo di ottenere con scorciatoie mediatico-giudiziarie quello che non riesce a ottenere nelle urne". Lo dice il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, in un messaggio inviato alla prima Conferenza nazionale sul lavoro e occupazione femminile del Pdl. E alla platea di donne ribadisce: "Chi cerca di strumentalizzare politicamente le donne non le difende, ma le mortifica". I guai giudiziari rimangono comunque in cima alle preoccupazioni del premier, che attraverso il suo legale fa sapere di essere pronto a "difendersi in aula".

Riforma della giustizia. Berlusconi ha poi confermato - parlando telefonicamente a una manifestazione Pdl ad Avezzano - che la riforma della giustizia è pronta e sarà presentata in Consiglio dei ministri giovedì: "Presenteremo la riforma della giustizia giovedì. E' una riforma che sarà epocale". Lo ha detto Silvio Berlusconi intervenendo telefonicamente ad una manifestazione del Pdl ad Avezzano. "Nessun governo mai ha fatto così bene", dice il premier. "Stiamo lavorando sulla riforma tributaria, è una cosa assolutamente importante, siamo rimasti a leggi di 40 anni fa", osserva il Cavaliere, "abbiamo poi - aggiunge il presidente del Consiglio - in programma il piano per il Sud".

Bonus per scuole private. Nell'intervento, a tutto campo dalle amministrative al nucleare, il premier è tornato poi sulla polemica sulle sue dichiarazioni sulla scuola pubblica. "Abbiamo un'opposizione che dice solo bugie, menzogne, l'unica cosa che sa fare è quello di raccontare delle storie", afferma il Cavaliere. "Io non ho mai attaccato la scuola pubblica", osserva il presidente del Consiglio. "La scuola alla sinistra è servita solo come ammortizzatore sociale, come serbatoio politico", aggiunge il premier. "Abbiamo difeso la scuola pubblica con le riforme", e ribadisce la frase oggetto di polemica: di fronte a scuole in cui "vengono inculcati valori contrari a quelli dei genitori", "ho solo proposto un bonus per le famiglie meno abbienti che si trovino in questa situazione in modo che possano mandare i loro figli in una scuola privata".

Elezioni anticipate. "Non ci saranno elezioni politiche anticipate. Sarebbe veramente un danno per il nostro Paese dare un segnale di non avere stabilità di governo: sia per la finanza internazionale, che per quanto succede in Egitto in Tunisia e in Libia, è molto importante avere un governo stabile e nel pieno dei poteri". Berlusconi garantisce: "I sondaggi ci dicono che siamo sempre il primo partito in Italia, nonostante gli attacchi della sinistra e dei giornali: siamo al 30,6% quindi andiamo avanti con grande consenso", sottolineando che la sua maggioranza può contare sul 51% degli italiani e che è ora più solida anche grazie al fatto che non c'è più Fini con i suoi "no pregiudiziali a ogni riforma della giustizia". In particolare, il premier ha ora intenzione di procedere con uno dei provvedimenti più controversi, quello sulle intercettazioni: "Riprenderemo la legge bloccata da Fini".

Nessun attacco a istituzioni. "Noi abbiamo questa palla al piede della sinistra - ha detto ancora Berlusconi al telefono con Noi Riformatori ad Avezzano -, una sinistra che si inventa di tutto, adesso anche un mio attacco alle istituzioni, mentre è falso, sono io che subisco attacchi senza soluzione di continuità da 17 anni".

Avanti sul nucleare. "Il nucleare è l'unica alternativa possibile a petrolio e gas, oltre naturalmente alle fonti rinnovabili, che rappresentano una percentuale minima per il nostro fabbisogno", ha detto ancora Berlusconi, attaccando poi il "falso ambientalismo ideologico della sinistra" che "ha seminato un mare paure e ha bloccato fino a qui in Italia tutto ciò che negli altri paesi è stato normale, e quindi termovalorizzatori, le centrali nucleari ed anche le grandi opere". "Credo che dobbiamo andare avanti con decisione su questo terreno".

Il messaggio alle donne. "Il nostro governo ha lavorato per aumentare la sicurezza delle donne introducendo normative avanzate come quella contro lo stalking. Si è schierato in prima linea contro la violenza sulle donne, soprattutto le immigrate". Così Berlusconi si è rivolto con un messaggio ai partecipanti a 'Fattore D', la prima conferenza nazionale delle donne Pdl sul lavoro e l'occupazione femminile. Poi il Cavaliere ha aggiunto su quanto fatto dall'esecutivo: "Si è fatto promotore di azioni come quella del piano casa 2020 per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro. Il governo ha stanziato risorse per 40 milioni di euro per l'intervento in favore della conciliazione. Queste misure sono pilastri per la creazione di nuove famiglie. E' un impegno che sento di prendere per tutto il governo, in prima persona perchè dobbiamo lavorare tutti insieme, noi e voi, per il bene di questa nostra Italia".

L'offerta di Ghedini. "Il premier ritiene opportuno scendere in campo in prima persona per difendersi". Così Niccolò Ghedini, uno degli avvocati del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ha spiegato la volontà del suo assistito di partecipare a tutte le udienze dei suoi processi a Milano. Per questo riferisce la sua disponibilità ad essere presente in aula anche per due udienze nello stesso giorno. Un''"offerta" resa nota da Ghedini prima di entrare nell'aula dove si è svolta l'udienza preliminare Mediatrade (subito rinviata al 28 marzo, per difetto di notifica): "Bisogna bilanciare gli impegni istituzionali di Berlusconi con quelli processuali. Ma lui è disponibile anche a doppie udienze, non a due dibattimenti, ma a un dibattimento e a un'udienza preliminare nello stesso giorno. Bloccare l'agenda di Berlusconi il lunedì è il massimo che si possa pretendere per un presidente del Consiglio". "La Corte Costituzionale -spiega il legale- valutando la legge sul legittimo impedimento ha chiesto che fosse possibile trovare degli spazi per il processo. Noi ci siamo attivati in questo senso e abbiamo proposto al presidente del tribunale, Livia Pomodoro, di celebrare i procedimenti solo il lunedì. Ed è il massimo che si possa chiedere ad un presidente del Consiglio. Da parte nostra c'è la disponibilità di celebrare i processi e rapidamente, per questo abbiamo dato la disponibilità del lunedì per le udienze".

Fonte: Repubblica


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