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SUPERSAGGIO
I 150 anni dell'Unità d'Italia
Al via domani le celebrazioni

Alle 11.30, dal teatro Valli, il discorso del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Poi il concerto dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai.
Le cerimonie saranno trasmesse in diretta da Rai Uno


REGGIO EMILIA - Dopo un anno di manifestazioni di preparazione che hanno attraversato tutta la penisola, iniziando dalla rievocazione della partenza dei Mille di Garibaldi da Quarto, domani a Reggio Emilia il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, darà il via alle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Celebrazioni in memoria dell'unificazione del Paese che si svolgeranno nel corso del 2011 in tutto il territorio nazionale. Reggio Emilia rappresenta la sede naturale per l'avvio delle celebrazioni. E' nella città emiliana infatti che nel 1797 vide i natali la nostra bandiera tricolore, simbolo dell'unità del Paese.

Sarà trasmesso in diretta, da RaiUno, a cura di TgUno e Rai Quirinale, il discorso del presidente della Repubblica. L'intervento del presidente Napolitano sarà ripreso e trasmesso dal teatro Valli intorno alle 11.30. In precedenza, alle 9.45 in Piazza Prampolini ci sarà l'alzabandiera e la rassegna dei reparti d'onore. Quindi alle 10 nella Sala del Tricolore la cerimonia di consegna di copia dal primo Tricolore ai sindaci di Torino (capitale d'Italia fino al 1865), Sergio Chiamparino; di Firenze (capitale d'Italia fino al 1871), Matteo Renzi; di Roma (capitale d'Italia dal 1871), Gianni Alemanno.

A mezzogiorno si svolgerà il concerto dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. In programma, la Sinfonia dai Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi, quattro fogli d'album di Luciano Berio (Fanfara, Entrata, Festum, Encore) che Pierre Boulez ha raccolto sotto il titolo di Quatre dèdicaces per orchestra, l'Ouverture dall'Egmont di Ludwig van Beethoven, e la Sinfonia dal Guglielmo Tell di Gioachino Rossini.

FOTO Reggio Emilia città del Tricolore - Il programma della giornata

E nel centro storico di Reggio Emilia ci sarà l'esposizione a cielo aperto di 150 bandiere che compongono la mostra "Le strade della bandiera. Reggio Emilia città del Tricolore". La mostra sarà inaugurata dal presidente della Repubblica e resterà visitabile fino al 2 giugno, festa della Repubblica. Napolitano inaugurerà anche la mostra storica ''La bandiera proibita. Il Tricolore prima dell'unità'', allestita nel Museo del Tricolore e promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Comune di Reggio Emilia. L'esposizione ripercorre la storia del Tricolore dalle sue origini al 1848/1849 attraverso un racconto illustrato su pannelli e scandito da alcune bandiere originali, documenti, editti e alcuni dipinti che, anche attraverso l'uso simbolico del bianco, rosso e verde, celebrano i principi democratici che il Tricolore ha rivestito nella nostra Storia.

Fonte: Repubblica


07/01/2011 22:47
 
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SUPERSAGGIO
Napolitano: "Non giova non celebrare"
Bossi: "Lo faremo a federalismo approvato"

Il capo dello Stato inaugura i festeggiamenti a Reggio Emilia, dove nacque il Tricolore, richiamando i principi e i valori della bandiera e della Costituzione e chiedendo il loro "obbligatorio rispetto" da parte delle "forze politiche con significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale". Il leader del Carroccio: "Non giova festeggiare quando tutto è ancora centralizzato a Roma"

REGGIO EMILIA - Inaugurando a Reggio Emilia le celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia, il capo dello Stato Giorgio Napolitano rivolge alla Lega il monito: "A forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misure rilevante in una parte del Paese, vorrei dire che il ritrarsi o il trattenere le istituzioni, dall'impegno per il centocinquantenario non giova a nessuno". E ancora, "la premessa per affrontare positivamente" le dure prove che attendono il futuro del Paese "sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita" come stato nazionale "non incline a impulsi disgregativi".

Bossi: "Celebrare? Dopo il federalismo". Dopo una prima replica di Luca Zaia, è il leader del Carroccio Umberto Bossi a ribaltare lo scenario. All'agenzia Agi il Senatùr dichiara: "Celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia senza il federalismo, con tutto ancora centralizzato a Roma, sarebbe una cosa negativa" perché non gioverebbe alle "legittime istanze di riforma federalistica". Poi, all'Ansa, Bossi è ancora più diretto. "Festeggiare i 150 anni dell'Unità d' Italia? Sì, dopo che sarà approvato il federalismo. Se non si attua il federalismo vorrebbe dire che 150 anni sono passati invano. Dobbiamo ricordare quel che disse Cavour a questo proposito. Perchè l'unità d'Italia col centralismo romano non va bene".

Napolitano: "Superare tara centralismo". Su quest'ultimo riferimento di Bossi si innesta l'ultima riflessione di Napolitano, che in serata è a Forlì e parla alla presenza dei consiglieri comunali, tra cui anche due dei tre membri leghisti eletti nel 2009, il capo dello Stato dichiara: "Abbiamo iniziato un cammino di superamento dei limiti e dei vizi di origine della formazione dello stato unitario", un cammino che è proseguito "anche con la Costituzione, che ha previsto in un articolo la valorizzazione delle autonomie" insieme allo "sforzo per superare il vizio di origine del centralismo statale di impianto piemontese". Ora, conclude il presidente, "c'è un cantiere aperto, in corso, sull'attuazione della riforma del titolo V della Costituzione". "Abbiamo ereditato uno Stato che ha anche le sue tare ed è fondamentale che ci adoperiamo per superarle e mi auguro che tutti ci riproviamo in questo spirito unitario".

Calderoli: "Napolitano, sorpresa positiva". Parole che il ministro leghista Roberto Calderoli commenta così all'Ansa: "Ogni parola di Napolitano è una sorpresa positiva. Oggi non mi ero sbagliato nel ringraziarlo per la sua analisi dell'importante momento storico e le sue parole sulle tare del centralismo ne sono una conferma".

Napolitano a Reggio Emilia. Giorgio Napolitano assiste all'alzabandiera in piazza Prampolini, a Reggio Emilia, e apre ufficialmente le celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia. "Non c'era luogo e giorno più giusto per dare il via alla fase più intensa delle celebrazioni" dice il capo dello Stato, ricordando che proprio a Reggio Emilia è nato il tricolore. La bandiera e la Costituzione, assieme ai principi di cui sono portatori i due simboli, saranno al centro del discorso che il presidente della Repubblica rivolge alla folla che gremisce il Teatro Valli dopo aver ascoltato l'inno di Mameli. Presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, Sergio Chiamparino, Matteo Renzi e Gianni Alemanno sindaci di tre città che sono state capitali d'Italia, Torino Firenze e Roma. A questo proposito, è polemica a Salerno, dove storici, intellettuali e università lamentano il mancato invito alle celebrazioni del sindaco De Luca e la rimozione del ruolo storico della città, che fu di fatto capitale d'Italia dopo la caduta del fascismo, nei mesi che intercorsero tra lo sbarco alleato e la liberazione di Roma nel giugno del 1944.

"No a visione acritica del Risorgimento". Il discorso del capo dello Stato è ricco di passaggi che riportano le sue riflessioni al presente. "Nel 2010 abbiamo ricordato la spedizione dei Mille e altri avvenimenti del 1860 - premette Napolitano -. Adesso dobbiamo ricordare come nacque l'Italia unita e dobbiamo farlo certamente senza indulgere a una visione acritica del Risorgimento, a una rappresentazione idilliaca. Quel che è giusto sollecitare è un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico consentito all'Italia dalla nascita dello stato nazionale. Naturalmente bisogna metterlo in luce senza nascondere contraddizioni e perfino storture".

Gli stessi "fondamenti identitari comuni, segnatamente culturali - prosegue il presidente -, sono emersi attraverso un plurisecolare travaglio come propri della nazione italiana ben prima del suo tardivo costituirsi in stato unitario". Il Capo dello Stato, in particolare, elogia la prolusione dello storico Alberto Melloni che ha "soprattutto affrontato senza infingimenti i limiti che segnarono a lungo il riconoscimento del valore comune del Tricolore, e ha fatto la storia della delusione, dello scontento che accompagnò e ben presto seguì il compimento dell'unità, la proclamazione, nel 1861, del Regno d'Italia, e che ha finito per riprodursi fino ai giorni nostri".

"Tricolore e Costituzione, un obbligo rispettarli". Ma, avverte Napolitano, "rispettare la Costituzione e il Tricolore, soprattutto per chi ha responsabilità di governo, è un obbligo". E' il momento del monito del presidente. "Dato che nessun gruppo politico ha mai chiesto che vengano sottoposti a revisione quei principi fondamentali della nostra Costituzione, ciò dovrebbe significare che per tutti è pacifico l'obbligo di rispettarli. Comportamenti dissonanti, con particolare riferimento all'articolo sulla bandiera tricolore, non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiamo ruoli di rappresentanza e di governo".

Il capo dello Stato si rivolge poi chiaramente alla Lega. "A forze politiche che hanno un significativo ruolo di rappresentanza democratica sul piano nazionale, e lo hanno in misure rilevante in una parte del Paese, vorrei dire che il ritrarsi o il trattenere le istituzioni, dall'impegno per il centocinquantenario non giova a nessuno".

Non giova, in particolare, connotare il federalismo in via di approvazione con impulsi disgregativi, in un periodo storico che pone il Paese di fronte a importanti e dure prove da superare in campo sociale ed economico. "Vorrei solo dire - afferma Napolitano - che la premessa per affrontare positivamente queste prove, mettendo a frutto tutte le risorse e le potenzialità su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come stato nazionale aperto a tutte le collaborazione e a tutte le sfide, ma non incline a riserve e ambiguità sulla propria ragion d'essere. E tanto meno a impulsi disgregativi che possono minare l'essenzialità delle sue funzioni, dei suoi presidi e delle sua coesione". L'unità nazionale, conclude il capo della Stato "fu la causa cui tanti italiani dedicarono il loro impegno e la loro vita".

Subito dopo il discorso del Capo dello Stato, tanto Chiamparino quanto Alemanno e Renzi sottoscrivono il messaggio di Napolitano. I primi due, in particolare, mettono in evidenza le "incertezze" delle forze al governo sul tema delle celebrazioni (Chiamparino) e l'importanza di non fare del federalismo un "sinonimo di separazione" (Alemanno).

Zaia: "Federalismo, non scelta ma necessità". Finché dal Carroccio non giunge la replica di Luca Zaia. "La miglior risposta che il Parlamento può dare alle celebrazioni per i 150 anni dell'unità d'Italia è approvare il federalismo - dichiara il governatore del Veneto -. Il federalismo è un movimento centrifugo, non centripeto, unisce se si fa. E poi la riforma era già nelle intenzioni dei padri costituenti nel 1948, ma non è mai stata attuata". "Lo stesso Napolitano - conclude Zaia - ha spiegato che il federalismo non è più una scelta, ma una necessità. Dunque è il tempo che la necessità diventi realtà".

Alle parole di Zaia fanno eco le dichiarazioni di Angelo Alessandri, deputato della Lega e segretario regionale del Carroccio in Emilia Romagna. "Il 2011 più che un anno di celebrazioni deve essere un anno di grandi riforme. Il messaggio di Napolitano non è sbagliato, ma è l'approccio che non condivido. Non è che se si celebra in maniera entusiastica l'unità d'Italia, allora puoi fare anche le riforme. In questo modo sembra quasi che non servano le riforme". "Più che la retorica - avverte Alessandri - servono inviti forti perché tutti indistintamente si mettano attorno a un tavolo per fare quelle riforme che sono urgenti e non più rinviabili per il Paese. Se prendiamo spunto dalle celebrazioni dell'unità d'Italia per fare le riforme ben venga, ma niente retorica".

E nel dibattito si inserisce anche Radio Padania, che apre il suo microfono agli umori del popolo leghista. "Non sempre il presidente della Repubblica ha ragione". "L'Unità d'Italia non è un dogma". "Il 93% dei veneti ha dichiarato che non è giusto festeggiare l'Unità d'Italia", sono alcune delle osservazioni degli ascoltatori dell'emittente vicina alla Lega Nord.

Finocchiaro: "Riconoscersi nell'unità a prescindere". "L'unità nazionale è un valore in cui ci si riconosce a prescindere dall'approvazione o meno di un provvedimento legislativo. Credo che a questo facesse riferimento il presidente della Repubblica oggi a Reggio Emilia. Ed è grave se qualcuno non lo riconosce". Lo dice in una nota Anna Finocchiaro, presidente del gruppo del Pd al senato. "Noi siamo federalisti - prosegue la Finocchiaro - ma il nostro è un federalismo che non divide. L'unità nazionale è un valore costituzionale alla base della nostra convivenza civile. Tutti, soprattutto i ministri della Repubblica, come Bossi, dovrebbero saperlo e riconoscersi in questo principio".

Bocchino: "Federalismo non è complemento unità". Futuro e libertà prende le distanze dalla dichiarazione di Bossi su federalismo e unità d'Italia. "Se queste sono le premesse del federalismo - annuncia Roberto Menia - non sarà difficile per noi votargli contro". E Italo Bocchino, interpellato dall'Agi su quale sia la linea di Fli su questo tema, spiega: "Menia ha correttamente censurato l'atteggiamento di chi vuole condizionare i festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia, con questioni che nulla hanno a che fare con la sostanza valoriale e politica dell'unità del nostro Paese. Quindi Roberto Menia pone una questione politica seria che noi condividiamo". E a proposito della posizione ufficiale dei futuristi sul federalismo, spiega ulteriormente: "Noi siamo a favore, ma siamo contro chi pensa e sostiene che esso sia complemento dei festeggiamenti dell'unità d'Italia o addirittura della stessa unità d'Italia".

Fonte: Repubblica


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SUPERSAGGIO
Tricolore, applausi per Napolitano
Amato: "Iniziamo bene l'anniversario"

Il presidente della Repubblica e la festa per 150 anni dell'Unità.
L'alzabandiera poi il tricolore consegnato ai primi cittadini delle tre città capitali.
La città in festa con i vessilli esposti alle finestre su invito del sindaco Delrio



Reggio Emilia capitale per un giorno, nell'anno delle celebrazioni dell'Unità d'Italia, con Napolitano che ammonisce i partiti: "Non giova al federalismo ritirarsi dalle celebrazioni per i 150°": bagno di folla e applausi scroscianti, un "inizio nel migliore dei modi" per Giuliano Amato. A Reggio nacque infatti il Tricolore (nel 1797) e la visita di Giorgio Napolitano, presidente della Repubblica, sottolinea l'importanza di riconoscersi sotto un simbolo comune. Il capo dello Stato ha dato il via alla cerimonia con l'alza bandiera in piazza Prampolini, con lui presenti il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta e i sindaci delle tre città che sono state capitali d'Italia, Torino Firenze e Roma, Sergio Chiamparino, Matteo Renzi e Gianni Alemanno.

FOTO Reggio in festa | Napolitano in città | Le bandiere della Repubblica

LEGGI La città del Tricolore

L'inno nazionale e quello europeo, poi nella sala del Tricolore ha preso la parola il sindaco di Reggio Emilia Graziano Delrio. Il presidente della Repubblica ha consegnato la Costituzione a tre studenti reggiani. Napolitano è arrivato al teatro Municipale assieme a Romano Prodi (per lui applausi dalla folla all'esterno del teatro), il presidente del Comitato nazionale per le celebrazioni Giuliano Amato, e l'onorevole reggiano Castagnetti. Intervengono il sindaco Delrio ("Siamo orgogliosi di essere e di sentirci italiani. Le nostre storie sono unite dalla bandiera e dalla Costituzione, un faro per il paese in un momento in cui tante famiglie sono in difficoltà") e la presidente della Provincia Sonia Masini.

Il discorso del capo dello Stato. Scroscianti applausi interrompono più volte il discorso di Napolitano, che ricorda come nessun partito politico abbia mai messo in discussione i principi basilari espressi nella Costituzione, "e pertanto chiedo che tutti i partiti li rispettino, a partire dall'articolo sul Tricolore". Il presidente della Repubblica sprona tutte le amministrazioni, regionali e e locali, del Nord, del Centro e del Sud perché si impegnino nei prossimi mesi a favorire le iniziative di celebrazione dell'Unità d'Italia, anche laddove il sentimento unitario sembra meno forte. "Non giova al federalismo ritrarsi dalle celebrazioni per il centocinquantenario". Il capo dello Stato ha ribadito che "il rispetto della Costituzione è un obbligo" e "Il governo deve rispettare il Tricolore".

A seguire, il concerto dell'Orchestra sinfonica della Rai diretta dal maestro Michele Mariotti. In programma musiche di Verdi, Berio, Beethoven e Rossini. Un bagno di folla per il presidente della Repubblica all'uscita del teatro Valli. In tanti lo sollecitano dicendogli: ''Tieni duro, presidente''. Un gruppo di cittadini ha esposto uno striscione con scritto "Benvenuto presidente, tutti i cittadini hanno pari dignità. Articolo 3 della Costituzione".

Errani: "Costruire rinnovata identità nazionale". Per il presidente della Regione Emilia-Romagna Vasco Errani c'è necessità di "costruire una rinnovata identità nazionale, dando risposte concrete" alle aspettative dei giovani "prima fra tutte quella di un lavoro". Un lavoro, auspica il governatore, "stabile, duraturo, su cui possano costruire un progetto di vita. Un lavoro che rappresenti la risposta più coerente ai loro studi, alla loro formazione, al loro merito e talento".

Amato: "Bell'inizio". Il presidente del Comitato per le celebrazioni, Giuliano Amato, è soddisfatto della giornata reggiana: "Oggi il Capo dello Stato ha giustamente ricordato che l'Italia la puoi volere come vuoi, però sempre Italia è e va celebrata come tale". "Le celebrazioni sono iniziate nel migliore dei modi- afferma Amato- e a dire la verità ci contavo. Avevo partecipato piu' volte al 7 gennaio di Reggio Emilia ed è il posto giusto

Il viaggio di Napolitano a Reggio prevede anche una tappa al Museo Cervi di Gattatico, luogo simbolo della memoria della Resistenza dedicato ai sette fratelli sterminati (al teatro Municipale l'episodio viene ricordato dal presidente della Regione Vasco Errani, e scatta l'applauso della platea). Poi il capo dello Stato si sposterà in Romagna: domani mattina sarà a Forlì, dove parteciperà a un incontro con il sindaco Roberto Balzani, e si trasferirà poi a Ravenna, dove la sua visita si concluderà nel pomeriggio alla sede della Cooperativa Cementisti e Muratori, che compie 110 anni.

Fonte: Repubblica


07/01/2011 23:04
 
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SUPERSAGGIO
SI INIZIA CON L'OMAGGIO AL TRICOLORE NELLA CITTÀ CHE GLI DIEDE I NATALI

Napolitano: «Rispettare il Tricolore
è un dovere per chi ha ruoli di governo»

A Reggio Emilia la prima cerimonia di un anno di eventi.
Bossi: «Negativo festeggiare senza federalismo»


MILANO - «Dato che nessun gruppo politico ha mai chiesto una revisione dei principi fondamentali della Costituzione, è pacifico che c'è l'obbligo di rispettarli. E tra questi principi c'è il rispetto del tricolore». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo a Reggio Emilia nella giornata di apertura delle celebrazioni ufficiali per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Il capo dello Stato ha sottolineato che non è un caso che nella carta costituzionale sia stato inserito uno specifico articolo, il numero 12, dedicato alla bandiera nazionale. E con riferimento ad esso, ha evidenziato, «comportamenti dissonanti non corrispondono alla fisionomia e ai doveri di forze che abbiano ruoli di rappresentanza e di governo».

UNITÀ D'ITALIA E FEDERALISMO - Napolitano ha rivolto «un vivo incitamento a tutti i gruppi politici, di maggioranza e di opposizione, a tutti coloro che svolgono compiti di responsabilità istituzionale, perché nei prossimi mesi al Sud, al Centro come al Nord, si impegnino a fondo per le iniziative del centocinquantenario». Il presidente ha poi invitato a non sminuire il valore di questo anniversario, cosa che «non giova a nessuno, non giova a rendere più persuasive, potendo invece solo indebolirle, le legittime istanze di riforma federalistica e di generale rinnovamento dello Stato democratico». «Celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia senza il federalismo, con tutto ancora centralizzato a Roma, sarebbe una cosa negativa» ha detto il leader della Lega Umberto Bossi replicando così all'invito del capo dello Stato a non ritrarsi dalle celebrazioni della ricorrenza, perché non gioverebbe alle «legittime istanze di riforma federalistica». «Il federalismo è una speranza», ha aggiunto il numero uno del Carroccio, rientrato a Gemonio dopo una decina di giorni di vacanze tra Ponte di Legno e Calalzo di Cadore. «Bisognerebbe - ha concluso - almeno arrivare a realizzare il progetto di Cavour». 

«STORTURE DA NON TACERE» - Napolitano ha riconosciuto che non tutto nel processo di riunificazione è andato come nelle intenzioni. «La delusione e lo scontento che ben presto seguì il compimento dell'Unità ha finito per riprodursi fino ai giorni nostri - ha sottolineato - . La critica del Risorgimento ha conosciuto significative espressioni, ma quel che è giusto sollecitare è un approccio non sterilmente recriminatorio e sostanzialmente distruttivo, e un approccio che ponga in piena luce il decisivo avanzamento storico che l'unità ha consentito all'Italia, al di là di storture da non tacere».

«UNITI NELLE SFIDE» - «Non ripeterò le preoccupazioni per le difficoltà e le durezze delle prove che attendono e incalzano l'Italia», ma «la premessa per affrontarle positivamente, mettendo a frutto tutte le risorse su cui possiamo contare, sta in una rinnovata coscienza del doversi cimentare come nazione unita, come Stato Nazionale aperto a tutte le sfide, ma non incline a riserve e ambiguità sulla sua propria ragione d'essere e tanto meno a impulsi disgregativi che possono minare l'essenzialità delle sue funzioni dei suoi presidi e della sua coesione».

CENTRALISMO - È necessario «superare alcuni vizi di origine del nostro Stato, come il centralismo statale di impronta piemontese», ma ciò deve essere fatto «con spirito unitario», è l'invito di Napolitano al termine della prima giornata a Forlì di celebrazioni dell'Unità d'Italia. «Abbiamo ereditato questo Stato anche con le sue tare. È fondamentale che ci adoperiamo insieme per superarle. Mi auguro che ci ritroveremo tutti in questo spirito».

CALDEROLI - «Ogni parola di Napolitano è una sorpresa positiva», ha commentato il ministro leghista Roberto Calderoli. «Non mi ero sbagliato in mattinata nel ringraziarlo per la sua analisi dell'importante momento storico e le sue parole sulle tare del centralismo ne sono una conferma».

DUE GIORNI IN ROMAGNA - Non è un caso che le celebrazioni abbiano preso il via da Reggio Emilia: è in questa città, infatti, che il 7 gennaio 1797 il tricolore venne adottato per la prima volta ufficialmente come vessillo della Repubblica Cispadana. Si tratta del primo appuntamento di un fitto calendario di eventi che si svolgeranno nel corso dell'intero anno in diverse città italiane. La giornata è iniziata con l'alzabandiera in Piazza Prampolini, cui seguirà una visita alla Sala del Tricolore e nella Sala civica del Palazzo municipale, per la consegna della copia del primo Tricolore ai sindaci di Torino, Firenze e Roma, ovvero le città che negli anni sono state capitali della nazione. Il capo dello Stato inaugurerà quindi la mostra «La bandiera proibita. Il tricolore prima dell'Unità» allestita a Palazzo Casotti, e visita il museo a cielo aperto «Le strade della bandiera. Reggio Emilia città del Tricolore». Poi la celebrazione ufficiale, al Teatro municipale «Valli», dove è previsto anche l'intervento del capo dello Stato a cui seguirà il concerto dell'Orchestra sinfonica nazionale della Rai. Nel pomeriggio è in programma la visita al Museo Cervi di Gattatico, sede dell'Istituto Cervi e dell'Archivio Emilio Sereni. In serata Napolitano si trasferirà a Forlì. Anche sabato il presidente sarà in Romagna e visiterà anche Ravenna.

Fonte: CorrieredellaSera


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