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SUPERSAGGIO
Berlusconi e la minorenne, Dagospia:
“Vittima di ricatto?”. Intercettazioni,
adozioni e l’ombra di Lele Mora


Nuove indiscrezioni sui presunti rapporti sessuali tra Silvio Berlusconi e una ragazza marocchina minorenne “del giro di Lele Mora”. La procura di Milano ha smentito e ora ha la bocca cucita, anche il Fatto Quotidiano (che ieri ha sollevato la questione) ha chiarito che Berlusconi in questa vicenda non è implicato, che ancora non è stata aperta una vera e propria inchiesta e che non si indaga per reati sessuali. Ma il sito di Dagospia mette in luce diversi punti finora oscuri. Prima di tutto che Berlusconi, seppur non implicato, è finito in una storia di sfruttamento della prostituzione “come possibile vittima di ricatto”. Poi Dago sottolinea tre punti più importanti. Prima di tutto sono spuntate fuori delle intercettazioni, in cui la ragazza, nome in codice “Ruby”, racconta “di aver avuto con il premier dei rapporti sensuali consensienti”.

Secondo punto: una delle figlie di Lele Mora, Diana, ha dato mandato al suo avvocato di avviare le pratiche per l’adozione di Ruby. E chi è questo avvocato? Sempre secondo quanto riporta Dagospia, è “Luca Giuliante, ex consigliere provinciale di Forza Italia, membro della segreteria regionale del Pdl, tesoriere milanese del partito di Berlusconi, nonché legale di Roberto Formigoni nella vicenda del ricorso contro l’esclusione del suo “listino” alle ultime elezioni regionali, con conseguente intervento della P3″.

Terzo punto: sembra che Ruby fosse molto amica di alcune ragazze della scuderia di Lele Mora tra cui, colpo di scena, anche Nicole Minetti, l’igienista dentale di Silvio Berlusconi inserita proprio in quel listino di Formigoni al tempo delle elezioni regionali e poi effettivamente eletta in Lombardia.

Dagospia ricostruisce poi la storia di Ruby: “Si tratta di una vicenda complicata, nata nel 2009. La giovane testimone, una ‘ragazza immagine’, faceva serate in discoteca sperando di farsi notare per tentare il salto nel mondo della moda o della televisione. Finché non sarebbe riuscita ad entrare nel giro che, attraverso Lele Mora, poteva avere accesso ad Arcore. E qui avrebbe incontrato anche Silvio Berlusconi con il quale avrebbe raccontato di avere avuto rapporti consenzienti”.

Fonte: blitzquotidiano


28/10/2010 15:50
 
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SUPERSAGGIO
Ruby, le feste e il Cavaliere
"La mia verità sulle notti ad Arcore"

La minorenne marocchina fu fermata per un furto, mentre era in Questura intervenne Palazzo Chigi: "Rilasciatela, è la nipote di Mubarak". La ragazza racconta il rituale del "bunga bunga", esclude di aver fatto sesso con il premier. Indagati Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti

MILANO - Alla questura di Milano, nello stanzone del "Fotosegnalamento", c'è solo Ruby R., marocchina. Dire "solo" è un errore, perché Ruby è molto bella e non si può non guardarla. Se ne sta sulla soglia, accanto alla porta, e attende che i due agenti in camice bianco eseguano il loro lavoro, ma è come se occupasse l'intera stanza. E' il 27 maggio di quest'anno, è passata la mezzanotte e i poliziotti hanno già fatto una prova: la luce bianca, accecante, funziona alla perfezione. La procedura è rigorosa, nei casi in cui un minorenne straniero viene trovato senza documenti: finiti gli accertamenti sull'identità, se non ha una casa o una famiglia, sarà inviato, dopo aver informato la procura dei minori, in una comunità. È quel che gli agenti si preparano a fare, perché Ruby ha diciassette anni e sei mesi (è nata l'11 novembre del 1992) e all'indirizzo che ha dato, in via V., non ha risposto nessuno. Era anche prevedibile: ci abita un'amica che, dice Ruby, è una escort e se ne sta spesso in giro. All'improvviso, il silenzio dello stanzone si rompe. Una voce si alza nel corridoio. E, alquanto trafelata, appare una funzionaria. Chiudete tutto e mandatela via!, è il suo ordine categorico. Gli agenti sono stupiti. L'altra, la funzionaria, è costretta a ripetere: basta così, la lasciamo andare, fuori c'è chi l'aspetta!

Non è che le cose vanno sempre in questo modo, in una questura. La ragazza non ha i documenti. Per di più, il computer ha sputato la sua sentenza: l'anno prima Ruby si è allontanata - era il maggio del 2009 - da una casa famiglia a Messina, dove vivono i suoi. Anche il motivo per cui è finita in questura non è una bazzecola: è accusata di un furto che vale i due stipendi mensili dei poliziotti.

Le cose sono andate così. Qualche sera prima, una ragazza che ama la discoteca, Caterina P., va in un locale con due amiche. Ballano sino a tardi. Quando lasciano il "privé", si ritrovano insieme a Ruby R. e tutt'e quattro s'arrangiano a casa di Caterina. La mattina dopo, mentre Ruby dorme come un sasso, o così sembra, le tre amiche vanno a fare colazione al bar sotto casa. Al rientro, Ruby non c'è più, e chi se ne importa. Ma mancano anche tremila euro da un cassetto e qualche gioiello. Caterina maledice se stessa. Non sa da dove sia piovuta quella ragazzina, non sa dove abita, non sa dove cercarla. Il caso l'aiuta. Il 27 maggio il sole è tramontato da un pezzo e Caterina passeggia in corso Buenos Aires, quando intravede Ruby in un centro benessere. Chiama subito il 113 e accusa la ladra. La volante Monforte è la più vicina e la centrale operativa la spedisce sul posto. Ruby viene presa e accompagnata al "Fotosegnalamento". Con una storia come questa, ancora tutta da chiarire, come si fa a lasciarla andare?

Gli agenti lo chiedono alla funzionaria. La funzionaria scuote il capo. Dice: di sopra (dove sono gli uffici del questore) c'è il macello, Pietro Ostuni (è il capo di gabinetto) ha già chiamato un paio di volte e vedete (il telefono squilla) ancora chiama. E' la presidenza del Consiglio da Roma. Dicono di lasciare andare subito la ragazza, pare che questa qui sia la nipote di Mubarak, non ci vogliono né fotografie, né relazioni di servizio. Tutti adesso guardano la ragazza. "E chi è Mubarak?", chiede un agente. Il presidente egiziano, spiega con pazienza la funzionaria. Che intanto risponde all'ennesima telefonata del capo di gabinetto, per poi dire: forza ragazzi, facciamo presto, Ostuni ha detto a Palazzo Chigi che la ragazza è già stata mandata via.

L'ultimo affaire o scandalo che investe Silvio Berlusconi nasce dunque tra il primo piano e il piano terra di via Fatebenefratelli 11, in una notte di fine maggio. Ha come protagonista una minorenne, senza documenti, accusata di furto. E come canovaccio ha una stravaganza: la ragazza viene liberata per l'energica pressione di Palazzo Chigi, che sostiene sia "la nipote di Hosni Mubarak". Che cosa c'entra la presidenza del Consiglio con una "ladra"? E perché qualcuno a nome del governo mente sulla sua identità? Quali sono stati gli argomenti che hanno convinto la questura di Milano a insabbiare un'identificazione, in ogni caso a fare un passo storto? Le anomalie di quella notte non finiscono, perché ora entra in scena un nuovo personaggio. Attende Ruby all'ingresso della questura.

E' Nicole Minetti e ha avuto il suo momento di notorietà quando, igienista dentale di Silvio Berlusconi, a 25 anni è stata candidata con successo al Consiglio regionale della Lombardia. Nicole sa del "fermo" di Ruby in tempo reale da un'amica comune. Fa un po' di telefonate, anche a Roma, e si precipita all'ufficio denunzie. Chiede di vedere la ragazza. Pretende di portarsela via. Dice che Ruby ha dei problemi e lei se ne sta occupando come una sorella maggiore, ma non riesce a superare il primo cortile della questura. Soltanto quando Palazzo Chigi chiamerà il capo di gabinetto, la situazione si farà fluida e il procuratore dei minori di turno, interpellato al telefono, autorizzerà l'affidamento di Ruby a Nicole e - ora sono quasi le tre del mattino del 28 maggio - le due amiche si possono finalmente allontanare.

Che cosa succede dopo lo spiegherà Ruby, ma in un interrogatorio che avviene due mesi più tardi: a luglio, quando l'affaire sminuzzato in questura si materializza. Prima al tribunale dei minori e, subito dopo, alla procura di Milano, dinanzi al pool per i reati sessuali. Una volta in strada Nicole, sostiene Ruby, chiama Silvio Berlusconi: è stato Silvio a dirle di correre in questura; è stato Silvio a raccomandarsi di tenerlo informato e di chiamare appena la cosa si fosse chiarita. Ora che è finita l'emergenza, Nicole spiega, ride alle carinerie del premier e poi passa il telefono direttamente a Ruby. Silvio mi dice così: non sei egiziana, non sei maggiorenne, ma io ti voglio bene lo stesso. Da allora non l'ho più visto, ma in questi mesi ci siamo sentiti ancora per telefono.

Ora bisogna spiegare quali sono i rapporti di Ruby con Silvio Berlusconi e non è facile, perché il loro legame viene ricostruito in un'indagine giudiziaria che deve chiarire (lo ha fatto finora soltanto parzialmente e in modo non esaustivo o definitivo) quando la giovanissima Ruby dice il vero e quando il falso. E' un'inchiesta (l'ipotesi di reato è favoreggiamento della prostituzione) in cui il premier non è indagato, anche se gli indagati ci sono e sono tre: Lele Mora, Nicole Minetti, Emilio Fede. Anzi, il premier potrebbe diventare addirittura parte lesa, perché prigioniero di un ricatto, vittima di una calunnia o addirittura perseguitato da un'estorsione.

Per evitare gli equivoci molesti disseminati in questi giorni, conviene dire subito che dinanzi ai pubblici ministeri Ruby esclude di aver fatto sesso con il capo del governo. Come confessa di aver mentito a Berlusconi: gli ho detto di avere ventiquattro anni e non diciassette. Nicole sapeva che ero minorenne e poi anche Lele, Lele Mora, lo ha saputo. Ruby però racconta delle sue tre visite ad Arcore, delle feste in villa e delle decine di giovani donne famose o prive di fama - molte escort - che vi partecipano. La minorenne fa entrare negli atti giudiziari un'espressione inedita, il "bunga bunga". Viene chiamata in questo modo l'abitudine del padrone di casa d'invitare alcune ospiti, le più disponibili, a un dopo-cena erotico. "Silvio (lo chiamo Silvio e non Papi come gli piacerebbe essere chiamato) mi disse che quella formula - "bunga bunga" - l'aveva copiata da Gheddafi: è un rito del suo harem africano".

Ruby è stata interrogata un paio di volte a luglio, è però in un interrogatorio in agosto che esplicitamente comincia a raccontare meglio i suoi rapporti con Berlusconi, Fede, Mora e Nicole Minetti. Conviene darle la parola. Sostiene Ruby che poco più di un anno fa - era ancora in Sicilia - conosce il direttore del Tg4. Emilio Fede è il presidente e il protagonista della giuria di un concorso di bellezza. Come già è accaduto nell'autunno del 2008 con Noemi Letizia, il giornalista, 79 anni, è amichevole e affettuoso con Ruby. Si dà da fare per il suo futuro, presentandole Lele Mora. Le dice che Lele l'avrebbe potuta aiutare, se avesse avuto voglia di lavorare nel mondo dello spettacolo. Non è che la minorenne rimugini più di tanto quest'idea che estenua e tormenta quante ragazzine senz'arte né parte. E' un'opportunità, non vuole perderla. Taglia la corda. Arriva a Milano. Cerca subito Lele.

Per cominciare, Mora la indirizza in un disco-bar etnico, ospitato in un sotterraneo sulla via per Linate. Ruby è una cubista. Dice: niente di trascendentale, anzi, la cosa più eccentrica che faccio è la danza del ventre, che ho imparato da mia madre. Dal quel cubo colorato, Milano è ancora più magnifica e scintillante. Manca tanto così alla trasformazione di Ruby R.. Ancora uno o due passi e la sua vita può farsi concretamente fortunatissima, soprattutto se c'è di mezzo il frenetico attivismo di Emilio Fede.

E' il 14 febbraio, giorno di San Valentino. Ruby ha 17 anni e novantacinque giorni. Arriva a Milano dalla povertà e dalle minestre della comunità. In quel giorno, dedicato agli innamorati, entra ad Arcore, a Villa San Martino: è un bel colpaccio, per chi a tutti gli effetti può essere definita una "scappata di casa". La minorenne la racconta, più o meno, così: mi chiama Emilio e, dice, ti porto fuori. Non so dove, non mi dice con chi o da chi. Passa a prendermi con un auto blu. Salgo, filiamo via scortati da un gazzella dei carabinieri verso Arcore. Non entriamo dal cancello principale, dove c'erano altri carabinieri, ma da un varco laterale. Vengo presentata a Silvio. E' molto cortese. Ci sono una ventina di ragazze e - uomini - soltanto loro due, Silvio ed Emilio.
(Ruby fa i nomi delle ospiti. C'è intero il catalogo del mondo femminile di Silvio Berlusconi: conduttrici televisive celebri o meno note, star in ascesa, qualcuna celeberrima, starlet in declino, qualche velina, più di una escort, due ministre, ragazze single e ragazze in apparenza fidanzatissime, e Repubblica non intende dar conto dei nomi).

A Ruby quel mondo da favola resta impresso, anche per un piccolo dettaglio davvero degno di Cenerentola. Cenammo, ricorda, ma non rimasi a dormire. Dopo cena, andai via. Alle due e mezza ero già a casa. Con un abito bianco e nero di Valentino, con cristalli Swarovski, me l'aveva regalato Silvio. La seconda volta, continua il racconto di Ruby, vado ad Arcore il mese successivo. Andai con una limousine sino a Milano due, da Emilio Fede, e da lì, con un'Audi, raggiungemmo Villa San Martino. Silvio mi dice subito che gli sarebbe piaciuto se fossi rimasta lì per la notte. Lele mi aveva anticipato che me lo avrebbe chiesto. Mi aveva anche rassicurato: non ti preoccupare, non avrai avance sessuali, nessuno ti metterà in imbarazzo. E così fu. Cenammo e dopo partecipai per la prima volta al "bunga bunga". (Questo "gioco", onomatopeico e al di là del senso del grottesco, viene descritto da Ruby agli esterrefatti pubblici ministeri milanesi con molta vivezza, addirittura con troppa concreta vivezza. Si diffonde nelle modalità del sexy e maschilista cerimoniale che è stato raccontato da Mu'ammar Gheddafi e importato tra le risate ad Arcore. Ruby indica che cosa si faceva e chi lo faceva - un lungo elenco di nomi celebrati e popolari, in televisione o in Parlamento).

Io, continua Ruby, ero la sola vestita. Guardavo mentre servivo da bere (un Sanbitter) a Silvio, l'unico uomo. Dopo, tutte fecero il bagno nella piscina coperta, io indossai pantaloncino e top bianchi che Silvio mi cercò, e mi immersi nella vasca dell'idromassaggio. La terza volta che andai ad Arcore fu per una cena, una cosa molto ma molto più tranquilla. Quando arrivai Silvio mi disse che mi avrebbe presentata come la nipote di Mubarak. A tavola c'erano - sostiene - Daniela Santanché, George Clooney, Elisabetta Canalis.

Dice il vero, Ruby? O mente? E' il rovello degli investigatori. Che hanno un quadro appena abbozzato sotto gli occhi: giovani donne, che Ruby definisce escort, sono contattate dal trio Lele, Emilio e Nicole per partecipare alle feste di Villa San Martino, dove qualche volta i party si concludono con riti sessuali che sono adeguatamente ricompensati dal capo del governo, con denaro contante o gioielli. Quanto è credibile il racconto di Ruby? Per venirne a capo, l'inchiesta deve innanzitutto dimostrare che la minorenne abbia davvero conosciuto Silvio Berlusconi e sia stata davvero ad Arcore. Ruby offre quel che le appaiono incontrovertibili conferme.
Mostra i gioielli avuti in regalo da Silvio Berlusconi: croci d'oro, collane, orecchini, orologi e orologi con brillanti (Rolex, Bulgari, Dolce&Gabbana, ma anche altri dozzinali con la scritta "Meno male che Silvio c'è" o con lo stemma del Milan), haute couture, un'auto tedesca. Ruby sostiene di aver ricevuto dal capo del governo più di 150mila euro (in contanti e in tre mesi) e soprattutto una promessa: Silvio assicurò che mi avrebbe comprato un centro benessere e mi invitò a dire in giro che ero la nipote di Mubarak. Così avrei potuto giustificare le risorse che non mi avrebbe fatto mancare.

Non c'è dubbio che ci sia un'incongruenza: nonostante la leggendaria generosità di Berlusconi, tanto denaro contante, tanti gioielli e promesse appaiono sproporzionati all'impegno di tre soli incontri. Ma qualche riscontro diretto alle parole di Ruby é stato afferrato. Il suo telefonino cellulare il 14 febbraio è "posizionato" nella "cella satellitare" di Arcore. Un paio di gioielli in suo possesso - è vero anche questo - sono stati acquistati da Silvio Berlusconi. Le indagini hanno accertato anche quanto rasentava l'incredibile: e cioè che le giovani donne ospiti di Villa San Martino, come alcuni degli indagati, usano, nei loro colloqui, l'espressione gergale e arcoriana del "bunga bunga".

Sono conferme ancora insufficienti? Il capo del governo e gli indagati sono a conoscenza dell'indagine fin da quella prima notte di maggio in questura e la monitorano passo passo. Il premier, descritto molto inquieto, ha affidato a Nicolò Ghedini la controffensiva. Da settimane accade questo. Una segretaria di Palazzo Chigi convoca le giovani ospiti del premier in un importante studio legale di via Visconti di Modrone per affrontare, con Ghedini, la questione delle "serate del presidente". Le ospiti di Villa San Martino non si sorprendono dell'invito, prendono nota con diligenza dell'ora e dell'indirizzo. Sono indagini difensive che, come è accaduto in altre occasioni - per il caso d'Addario, ad esempio - vorranno dimostrare che Silvio Berlusconi non ha nulla di cui vergognarsi; che quelle serate non hanno nulla di indecente o peccaminoso; che quella ragazza, la Ruby, è soltanto una matta o, forse peggio, una malandrina che sta ricattando il premier, magari delusa nel suo avido sogno di facile ricchezza.

Nonostante la sua contraddittoria provvisorietà, questa storia non ha solo a che fare con l'inchiesta giudiziaria, forse già compromessa da un'accorta fuga di notizie. Sembra più importante osservare ciò che si scorge di politicamente interessante: Berlusconi c'è "ricascato". E qui incrociamo una questione che non ha nulla a che fare con il giudizio morale (ognuno avrà il suo), ma con la responsabilità politica. Dopo la festa di Casoria e le rivelazioni degli incontri con Noemi Letizia allora minorenne, dopo la scoperta della cerchia di prosseneti che gli riempie palazzi e ville di donne a pagamento, come Patrizia D'Addario, questo nuovo progressivo disvelamento della vita disordinata del premier, e della sua fragilità privata, ripropone la debolezza del Cavaliere. Il tema interpella, oggi come ieri, la credibilità delle istituzioni. Il capo del governo è ritornato a uno stile di vita che rende vulnerabile la sua funzione pubblica. Le sue ossessioni personali possono esporlo a pressioni incontrollabili.

Qualsiasi ragazzina o giovane donna che ha frequentato i suoi palazzi e ville e osservato le sue abitudini può, se scontenta, aggredirlo con ricatti che il capo del governo è ormai palesemente incapace di prevedere. Dove finiscono o dove possono finire le informazioni e magari le registrazioni e le immagini in loro possesso (Ruby racconta che spesso "le ragazze" fotografavano con i telefonini gli interni di Villa San Martino)? Quante sono le ragazze che possono umiliare pubblicamente il capo del nostro governo? È responsabile esporre il presidente del Consiglio italiano in situazioni così vulnerabili e pericolose per la sicurezza dell'istituzione che rappresenta?

Fonte: Repubblica


28/10/2010 15:55
 
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L'IPOTESI: FAVOREGGIAMENTO DELLA PROSTITUZIONE

Feste e ragazze, indagati Lele Mora e Fede
Gli avvocati: premier estraneo al caso della minorenne marocchina


MILANO - È favoreggiamento della prostituzione nell'entourage del presidente del Consiglio l'ipotesi di reato per la quale sono indagati a Milano l'impresario televisivo Dario «Lele» Mora e il giornalista che guida uno dei telegiornali del gruppo Mediaset, il direttore storico del Tg4 Emilio Fede. Entrambi figurano tra le persone al centro di accertamenti giudiziari imposti dalla natura delle controverse dichiarazioni rese mesi fa da una minorenne di origine marocchina che, più volte scappata dalla famiglia in Sicilia e dalle comunità alle quali il Tribunale dei minorenni l'aveva affidata, ha raccontato i contorni di alcune feste con ragazze e politici nella residenza di Silvio Berlusconi.

L'inchiesta non verte sugli stili personali di vita privata, non può sindacare il tipo di convivialità alla quale ciascuno decide di ispirare le proprie feste, è indifferente alla conclusione che le ragazze possono aver scelto di dare alle serate. Punta invece ad accertare se abbiano concretezza taluni indici del fatto che talvolta tra le partecipanti vi siano state ragazze accompagnate o indirizzate alle feste con preventivate prospettive di meretricio, poi magari tali da suggerire ricatti tentati. Da questo punto di vista, si coglie nell'indagine il tentativo di smarcarsi dal grosso delle dichiarazioni della ragazza, nella quale elementi meritevoli di verifica convivono con circostanze inverosimili. E nemmeno facilitano la comprensione di quanto sta accadendo due coincidenze apparentemente incongruenti per un ragazza che in teoria ha innescato con le sue dichiarazioni una indagine pregiudizievole per le persone di cui ha parlato.

Fede: «Prostituzione? Non so cosa sia»


La prima è che 5 mesi fa la minorenne sia stata ospitata da Nicole Minetti, l'ex igienista dentale di Berlusconi e ballerina di Colorado Cafè, in marzo paracadutata dal premier nel «listino bloccato» formigoniano che l'ha fatta eleggere nel Consiglio della Regione Lombardia. La seconda è che a metà giugno, nella richiesta avanzata dalla figlia di Lele Mora e respinta poi dal Tribunale dei Minori per farsi affidare la ragazza, la minorenne sia stata tutelata da un avvocato (Luca Giuliante) che, oltre a difendere Mora nel procedimento milanese in cui è indagato per bancarotta, è certamente non ostile al partito presieduto da Berlusconi, essendo membro della segreteria regionale del Pdl, tesoriere del partito milanese, ex consigliere provinciale di Forza Italia, e uno dei legali autori del ricorso della lista Formigoni contro l'iniziale esclusione dalle elezioni regionali.

Qualche idea più precisa la può forse avere al momento il parlamentare pdl e avvocato del premier Niccolò Ghedini che, utilizzando le facoltà riconosciutegli dalla legge sulle indagini difensive, in super anticipo su possibili esiti sull'inchiesta (come già fece nel caso dell'intercettazione segreta Fassino-Consorte pubblicata da Il Giornale) ha già interrogato alcuni dei protagonisti di quei contesti di feste. «Le notizie apparse in relazione ad asserite dichiarazioni rese da tale Ruby in merito a episodi che sarebbero accaduti presso l'abitazione del Presidente Berlusconi sono assolutamente infondate», dichiara con il collega Piero Longo. «La stessa Procura di Milano», dove ieri il capo Edmondo Bruti Liberati ha messo i carabinieri a impedire ai giornalisti l'accesso all'ufficio suo e dell'aggiunto Pietro Forno che coordina l'indagine del pm Antonio Sangermano, per i legali del premier «si è puntualmente espressa sull'inesistenza di indagini in tal senso. Del resto, da approfondimenti svolti si è potuto acclarare con numerosissimi riscontri testimoniali la radicale e totale infondatezza delle illazioni giornalistiche avanzate».

Mora ha già sperimentato in passato, con l'avvocato Nadia Alecci, che essere indagato non significa necessariamente finire imputato e tantomeno condannato. Nel luglio 2007 la Procura di Roma lo ha archiviato dall'accusa di aver estorto 50 mila euro al calciatore Francesco Totti. Poi il pm milanese Frank Di Maio ne ha chiesto il rinvio a giudizio ma nel marzo 2008 il gip Enrico Manzi lo ha prosciolto dalle accuse di aver ricattato, insieme al fotografo Fabrizio Corona, il motociclista Marco Melandri, il rampollo degli Agnelli Lapo Elkann, i calciatori ex interisti Adriano e Coco. E nel luglio 2008 il pm potentino Woodcock ha chiesto l'archiviazione dell'accusa di associazione per delinquere finalizzata allo sfruttamento della prostituzione di starlette.

Confida dunque di poter ora coronare un analogo proscioglimento anche Fede, che penalmente non era mai stato coinvolto nelle storie «rosa» del premier. Nel 2009, all'epoca del caso suscitato dall'arrivo di Berlusconi alla festa di diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, Fede aveva spiegato d'aver fatto in passato un provino alla ragazza come «meteorina» del suo Tg4, presente la mamma della giovane, ma di averla poi scartata dopo averle suggerito di fare un corso di dizione. In seguito l'ex fidanzato di Noemi aveva sostenuto che Berlusconi aveva scoperto la ragazza su un book di foto che Fede avrebbe preso in un'agenzia di Roma e lasciato su un tavolo dopo un pranzo o una cena con il Cavaliere, e aveva anche aggiunto di aver assistito a una telefonata in cui Fede e Berlusconi chiamavano la ragazza: ma il giornalista aveva seccamente smentito queste due prospettazioni, giudicandole «un falso» e attribuendole ai «ricordi rancorosi di un giovane operaio napoletano disilluso».

Luigi Ferrarella

Fonte: CorrieredellaSera


30/10/2010 00:29
 
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"Nessuna pressione sulla Questura
Amo la vita e le donne, non temo attacchi"

Il presidente del Consiglio: "C'è l'abitudine della sinistra di fare attacchi, hanno un motto ben preciso: 'un attacco al giorno leva Berlusconi di torno'. Idv: "Sfiducia". La maggioranza: "Solo spazzatura". Famiglia Cristiana: "Premier malato, senza autocontrollo". Bersani: "Spieghi quella telefonata"

BRUXELLES - "C'è l'abitudine della sinistra di fare attacchi, hanno un motto ben preciso: 'un attacco al giorno leva Berlusconi di torno'. Oggi ho subito due attacchi e io dico: due attacchi al dì mi faranno restare sempre lì". A Bruxelles Silvio Berlusconi torna sul "caso-Ruby". Si difende il premier, si dice "sereno", bolla l'affaire come "spazzatura mediatica" e, a proposito della telefonata di Palazzo Chigi alla Questura per far rilasciare la giovane marocchina, la nega. Rivendicando la sua buona fede: "Non ho mai fatto interventi di un certo tipo: ho semplicemente segnalato che c'era una persona che si proponeva per l'affidamento. Tutto qui. C'è solo stata una telefonata per trovare qualcuno che potesse rendersi disponibile all'affidamento per una persona che ci aveva fatto a tutti molta pena perché aveva raccontato a tutti una storia drammatica a cui noi avevamo dato credito".

LE FOTO DI RUBY SU FACEBOOK

AUDIO: "SPINSI PER L'AFFIDAMENTO"

4Più tardi, conclusa la sessione alla Ue, Berlusconi torna con un lungo sfogo sulla sua "vita straordinaria". "In casa mia entrano solo persone perbene. Credo che tutto quello che questa persona (Ruby ndr) ha dichiarato, serva a chiarire la questione. Con gli ospiti mi comporto in modo irripetibile, si può dire: amo la vita e amo le donne. Nessuno potrà mai farmi cambiare stile di vita, faccio degli sforzi massacranti, nessuno mi puo' impedire di passare ogni tanto qualche serata distensiva. Sui giornali leggo solo balle: non ho regalato auto a nessuno. Ripeto: mi sono adoperato per trovare un affidamento per questa ragazza, mi sembrava in una situazione drammatica. Non ho influenzato nessuno, conosco bene le prerogative del presidente del Consiglio. Una persona (la Minetti ndr) è stata mandata da me per aiutare questa persona. Se l'ho invitata a cena? Non rispondo Il Bunga Bunga? E' una vecchia barzelletta che tanti anni dopo mi fa divertire ancora".

La questione, però, è tutt'altro che chiusa. Con la maggioranza che fa quadrato e torna a parlare di attacchi politici basati sul gossip e l'opposizione che promette battaglia. In particolare l'Idv che annuncia una probabile mozione di sfiducia al premier. Chiederemo a Morani di spiegare la questione della telefonata in Questura e poi valuteremo se presentare una mozione" annunciano Antonio Di Pietro, e il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi. Più cauto il Pd: "Noi abbiamo il dovere di chiudere il più possibile in fretta la pagina del berlusconismo. Adesso non ci interessa un applauso ad una nostra azione parlamentare, ma molto più concretamente la fine del governo Berlusconi" ragiona il capogruppo alla Camera Dario Franceschini. Mentre il segretario del Pd Pier Luigi Bersani sposta l'attenzione dall avita privata del premier: "A noi interessa la sua vita pubblica. Pretendiamo di sapere che cosa è avvenuto tra palazzo Chigi e la questura di Milano. E Berlusconi non pensi di poter aggirare questa domanda".

"Non ho visto scandalo, non ho visto preoccupazione" replica il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Mentre Fabrizio Cicchitto accusa il segretario democratico Bersani di utilizzare "il giornalismo spazzatura". Lapidario Umberto Bossi che ai giornalisti che gli chiedono un commento sulla vicenda spedisce un secco: "Ma non avete un c...o da fare".

Durissima la presa di posizione di Famiglia Cristiana. Berlusconi crea un problema "politico", ma anche un problema umano per "lo stato di malattia, qualcosa di incontrollabile", scrive Giorgio Vecchiato. "L'ultima bufera su Berlusconi e la sua corte di ragazze sta provocando ondate di reazioni, una diversa dall'altra", si legge, ma "fra tutte queste reazioni ne manca una che faticheremmo a definire, qualcosa che sta fra la tristezza civile e la pietà umana". Veronica Lario "lo aveva già
segnalato", Berlusconi ha "una malattia, qualcosa di incontrollabile" ed è "incredibile che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo. E che il suo entourage stia a guardare".

Ruby potrebbe essere espulsa. La giovane marocchina rischia di essere espulsa dall'Italia. E' molto probabile, tuttavia, che le venga accordato un permesso di soggiorno a fini di giustizia, una possibilità prevista dalla legge "quando la presenza dello straniero debba ritenersi necessaria per l'esercizio del suo diritto di difesa o per le finalità processuali, in base alle discrezionali valutazioni dell'autorità di polizia, da adottarsi, ove del caso, di concerto con l'autorità giudiziaria". In sostanza, spetterà alla Questura decidere se concedere un permesso di soggiorno temporaneo a Ruby, almeno per il periodo necessario ai magistrati per fare luce sulla vicenda che la coinvolge e che è scaturita proprio dalle sue rivelazioni. E si fa vivo il padre della ragazza, che fa l'ambulante in Marocco: "Mia figlia è ribelle. L'ultima volta l'ho vista per mezza giornata nel marzo scorso quando mi chiamò la polizia stradale. Da tre anni non so nulla di lei".

Fonte: Repubblica


30/10/2010 00:32
 
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Berlusconi, nessuno mi fa cambiare stile di vita

Così Berlusconi parlando di Ruby.
Famiglia Cristiana, malattia premier fa tristezza e pietà


BRUXELLES - "Su quanto avviene a casa mia non devo chiarire niente perché da me entrano solo persone che si comportano bene". Lo ha detto Silvio Berlusconi rispondendo alle domande dei giornalisti sul caso Ruby al termine del Consiglio europeo. "Nessuno può farmi cambiare stile di vita". Berlusconi conferma di aver inviato Nicole Minetti, l'ex igienista dentale ora consigliere regionale in Lombardia, presso la Questura di Milano per aiutare Ruby, la ragazza marocchina coinvolta nell'inchiesta di Milano. "E' stata mandata da me per dare aiuto a una persona che poteva essere consegnata non ad una comuntà o alle carceri che non è una bella cosa, ma data in affidamento. Avendo un quadro di vita tragico, l'ho aiutata", ha detto il premier parlando con i cronisti a Bruxelles. Ma, aggiunge in riferimento a quanto scritto oggi da alcuni quotidiani, "non ho regalato auto o altro". "Sono una persona giocosa - ha aggiunto - amo la vita e amo le donne".

RELAZIONE QUESTORE A MARONI,RISPETTATE PROCEDURE - In una relazione esplicativa del questore di Milano, trasmessa al ministro dell'Interno Roberto Maroni attraverso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, emerge che in occasione dell'accompagnamento di Ruby negli uffici di polizia il 27 maggio scorso sono "state eseguite tutte le ordinarie procedure previste dal protocollo per i casi di rintraccio di persona minorenne". Lo si apprende da fonti del Viminale secondo le quali l'affidamento al consigliere regionale Nicole Minetti venne deciso "solo dopo che la Questura ebbe accertata la mancanza di posti presso le comunità della zona, dopo l'autorizzazione del magistrato competente e con il consenso della giovane marocchina"

F.CRISTIANA, MALATTIA PREMIER FA TRISTEZZA E PIETA'- Veronica Lario "lo aveva già segnalato", Berlusconi ha "una malattia, qualcosa di incontrollabile" ed è "incredibile che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo. E che il suo entourage stia a guardare". Lo afferma il settimanale Famiglia Cristiana in un commento pubblicato sul suo sito. Tra le reazioni all'ultima "bufera" - scrive - "ne manca una che faticheremmo a definire, qualcosa che sta fra la tristezza civile e la pietà umana". "Non assistiamo soltanto a una tegola sulla testa del Berlusconi politico, primo ministro in carica e aspirante al Quirinale", afferma Famiglia Cristiana, "né stavolta si può parlare di complotto giudiziario, o tanto meno poliziesco". "Il fatto è - aggiunge - che esistono testimonianze, alcune opinabili ma altre, ahimè, documentate, che creano un duplice ordine di problemi". L'ultima vicenda avrebbe ulteriormente minato "la credibilità, meglio ancora la dignità, dell'uomo che governa il Paese; i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l'estero; l'esempio che dall'alto viene trasmesso ai normali cittadini. I quali non si sognano né trasgressioni né festini, ma da oggi dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul 'bunga bunga'". E, oltre all'aspetto politico, il settimanale cattolico si allarma su quello umano. "L'altro problema, da valutare come se Berlusconi fosse un tizio qualunque, è la condizione che già la moglie, Veronica Lario, aveva pubblicamente segnalato. Uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perchè consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità di denaro". "Incredibile che un uomo di simile livello e responsabilità non disponga del necessario autocontrollo - afferma l'articolo - . E che il suo entourage stia a guardare". Tra le tante reazioni alla vicenda - tra "chi tende a ingigantire e chi tenta di argineare" - il periodico dei Paolini sottolinea come "la stampa di destra" faccia "titoloni su tutta la prima pagina". "Per una vicenda che si voleva sopire - aggiunge - strana tecnica. E siamo solo all'inizio. Come sa chi ha un minimo di esperienza sul gossip e le sue diramazioni, aspettiamoci il peggio".

FRANCESCHINI,SFIDUCIA? NO,MA PUNTIAMO A CADUTA GOVERNO - "Noi abbiamo il dovere di chiudere il più possibile in fretta la pagina del berlusconismo. La telefonata alla questura di Milano configura un reato grande come una casa e in qualsiasi paese del mondo avrebbe già portato alle dimissioni del premier. Adesso non ci interessa un applauso ad una nostra azione parlamentare, ma molto più concretamente la fine del governo Berlusconi". Così Dario Franceschini ha risposto al telefono alla domanda se il gruppo del Pd presenterà una mozione di sfiducia a Berlusconi sul caso Ruby.

ENRICO LETTA: SE FATTI CONFERMATI BERLUSCONI SI DIMETTA - "Quello che è emerso è molto grave. E se quei fatti sono confermati penso che non ci sia altra strada che le dimissioni del Presidente del Consiglio. In particolare mi riferisco alla pressioni esercitate dal premier sulla Questura milanese. Al di là di ragionamenti moralistici che comunque mi sento di fare, penso che i comportamenti disdicevoli del Presidente del Consiglio rappresentino un modo per calpestare l'etica pubblica". Lo ha detto Enrico Letta, parlando a Rosarno.

Fonte: ANSA


30/10/2010 00:36
 
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Dalla Russia al Brasile, la notizia fa il giro del mondo

In Germania la Bild titola: 17enne sostiene: Berlusconi voleva il 'Bunga Bunga'


ROMA - Dalla Russia al Brasile, dall'India alla Germania, le vicende della minorenne marocchina Ruby, la giovane che ha raccontato di incontri con il premier Silvio Berlusconi, fanno il giro del pianeta e balzano alle cronache di numerosi siti e quotidiani stranieri che, in articoli per lo più di cronaca, riportano i principali fatti "del nuovo scandalo" in cui è coinvolto il presidente del Consiglio italiano.

In Gran Bretagna, il DAILY TELEGRAPH scrive che "la teenager é stata testimone, nella lussuosa villa del premier, dei 'bunga-bunga' party, termine che indica uno dei giochi osceni favoriti da Berlusconi". Il GUARDIAN si sofferma invece sulla reazione del premier e titola: "Berlusconi denuncia il furore contro di lui sui legami con una diciassettenne".

In Germania, la BILD titola: "17enne sostiene: Berlusconi voleva il 'Bunga Bunga'. La procura indaga su persone fidate del presidente del consiglio". Mentre le autorevoli Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) e Sueddeutsche Zeitung (SZ) ignorano il caso, la conservatrice Die Welt titola "Clamore per party con minorenni. La marocchina 'Ruby R.' ha appena 17 anni. Sostiene di aver ricevuto regali peccaminosamente costosi da Silvio Berlusconi". Fra i siti delle riviste, lo Stern Online sottolinea invece "Nuovo clamore su presunti Sexpartys da Berlusconi".

In Francia la vicenda compare su numerosi siti di informazione. LIBERATION, in un ampio articolo, osserva: "In Italia, la politica è come il cinema". Il quotidiano online RUE89 invece titola "Le serate del bunga-bunga, Berlusconi e le donne, capitolo secondo".

Lo spagnolo EL PAIS dedica alla vicenda un ampio reportage da Roma, sottolineando che il caso suscita "una nuova questione di responsabilità politica" e chiedendosi se "la fragilità privata del Cavaliere metta in dubbio la credibilità del suo lavoro pubblico".

Ma l'eco delle rivelazioni di Ruby travalica i confini dell'Europa. In Russia ne parla il quotidiano moscovita PRAVDA mentre negli Stati Uniti se ne occupa l'influente blog politico 'THE HUFFINGTON POST'.

Nell'Argentina scossa dalla morte dell'ex presidente Kirchner LA NACION scrive che "un nuovo sexgate ha coinvolto Berlusconi". E dalla lontana India, il quotidiano HINDUSTAN TIMES, nel riportare "il nuovo scandalo" del premier, osserva: "Berlusconi dice di non essere un santo ma nega di aver mai pagato per fare sesso". E, in Brasile, l'ESTADO DE SAO PAOLO riporta il caso, titolando l'articolo con la reazione del premier: "E' solo spazzatura".

Fonte: ANSA


30/10/2010 23:51
 
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L'ira di Bossi: pronti all'esecutivo tecnico
"Il governo non può telefonare alla polizia"

«Dobbiamo prepararci. Il governo tecnico è alle porte.
E noi andremo all'opposizione. Per certi versi è pure un bene».
La sua analisi è spietata. E non lascia spazio a vie di fuga.
Fini valuta la rottura col Pdl, ma vuole arrivarci sulla giustizia e non sul Rubygate


EPPURE il quadro dipinto ieri da Umberto Bossi ha colto di sorpresa pochi dei membri della segreteria della Lega riunita d'emergenza ieri a Via Bellerio. Il braccio di ferro ininterrotto con Gianfranco Fini, gli esodi che stanno travagliando il Pdl e ora lo shock del «Rubygate» stanno facendo crollare le azioni del quarto esecutivo Berlusconi.


Tutti fattori che l'istinto politico del Senatur ha captato con nettezza. Infatti, davanti ad un centrodestra che un "colonnello" berlusconiano definisce «sfinito e depresso», si sta facendo sempre più largo la tentazione del blitz, della spallata al governo. Nelle ultime 48 ore, i contatti tra il segretario del Pd Bersani, il leader Udc Casini, il presidente della Camera Fini e il capogruppo democratico Franceschini si sono via via intensificati.

Soprattutto si è accelerato il pressing sul capo di Futuro e Libertà. Che mai come in questo momento ha iniziato concretamente a valutare l'idea di «rompere». Nei colloqui che Fini ha avuto con i vertici del suo movimento e con i rappresentanti dell'opposizione, ha fatto capire che stavolta «qualcosa è cambiato». «Ma il campo su cui far cadere il governo - è il suo ragionamento - non può essere quello delle compagnie femminili del premier». Il «Rubygate», insomma, non può essere l'appiglio per disarcionare il Cavaliere. I finiani, semmai, ora alzeranno il tiro su due fronti: la giustizia (lo stesso Fini ha dato il primo segnale ieri), e su «l'abuso di potere».

Il percorso, dunque, non è più quello fissato fino alla scorsa settimana. Non si tratta di aspettare le amministrative di primavera per «cuocere» il presidente del consiglio. Perché, come Casini ha fatto notare ai suoi interlocutori prima di partire per gli Stati uniti, «Berlusconi non sarà mai più così debole». Una debolezza non solo politica ma connessa al «malessere» dei vertici dell'Amministrazione pubblica, alla «freddezza» di ampi settori della Confindustria e alla distanza che le gerarchie ecclesiastiche hanno frapposto tra Palazzo Chigi e Oltretevere. Una considerazione che ha colpito non poco il presidente della Camera. E che sta corroborando le riflessioni di Bersani e Franceschini.

Non a caso l'opzione di presentare nei prossimi giorni una mozione di sfiducia sul caso «Ruby» per coinvolgere subito i finiani è stata accantonata. Sia il segretario Pd che il capogruppo hanno recepito il messaggio dei finiani: «non potete pretendere di farci votare la sfiducia su una cosa del genere». Ma sul resto la tensione verrà subito alzata. Nel Pdl poi è ormai scattata la sindrome del «si salvi chi può».

Molti dei «maggiorenti» del Popolo delle libertà hanno cominciato a parlare con franchezza persino con gli uomini del centrosinistra: «Così non si va avanti, non abbiamo più un leader. Forse è addirittura meglio che facciate un governo tecnico». L'esodo verso Fli e Udc è senza sosta, in modo particolare a livello locale. E intanto il presidente del consiglio si sente sempre più «accerchiato» e sospetta l'esistenza di un piano per «screditarmi a livello internazionale».

Per non parlare della crudezza con cui ieri Bossi ha parlato di Berlusconi e della sua coalizione. Con i big lumbard è stato pesantissimo nei confronti dell'inquilino di Palazzo Chigi anche in riferimento alla vicenda «Ruby». «Ma come gli viene in mente di chiamare la Questura. Un uomo del governo non può farlo, è a dir poco inopportuno. Questa è una cosa che danneggia noi. Ci fa perdere voti, soprattutto a Milano. Come lo spieghiamo?». E ancora: «Il redde rationem sarà a gennaio. Prepariamoci, Silvio cadrà e noi andremo all'opposizione. E ci resteremo. Qualcuno mi dice di un governo Tremonti, ma non esiste. Noi stiamo con Silvio. Tanto il governo tecnico dura comunque poco. Poi si torna al voto. E tutto sommato, prima delle urne, se stiamo un po' all'opposizione ci fa bene. Ci rigenererà».

L'obiettivo leghista è far arrivare la legislatura almeno fino a febbraio, quando scadranno i termini per i pareri da formulare ai decreti sul federalismo. Scaduti quei termini, i decreti entreranno in vigore. «A noi basta», ha ripetuto il Senatur. Che nel frattempo ha aperto di fatto la campagna elettorale. Il prossimo 20 novembre, infatti, si riunirà il «Parlamento del nord» che giaceva in sonno da anni: «Lì inizieremo a rullare i tamburi».

Una situazione senza vie di fuga di cui il Cavaliere ora inizia a preoccuparsi. «Al consiglio europeo - si è sfogato ieri con i fedelissimi - si parlava solo di quella Ruby. Avevano tutti in mano il New York Times. Ma se arriviamo a dicembre, il governo tecnico se lo scordano». Con l'ultimo scandalo, però, si è riaperto anche il fronte della Chiesa. Gianni Letta è dovuto correre ai ripari. Ha obbligato il premier a partecipare lunedì prossimo ad un meeting sulla famiglia organizzato da Carlo Giovanardi e a prevedere una manovrina a dicembre per finanziarie le scuole cattoliche. Il tutto mentre giovedì scorso si verificava un'assoluta novità per il centrosinistra. Quasi l'intero stato maggiore democratico (ad eccezione di Bersani) è stato ricevuto da Mons. Fisichella e da Josè Martins, ex prefetto della Congregazione per la santificazione. D'Alema, Franceschini, Finocchiaro hanno conversato per quasi un'ora con i due prelati. Segno che davvero nelle sale ovattate del Vaticano qualcosa è cambiato.

Fonte: Repubblica


31/10/2010 00:03
 
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POI IN QUESTURA ARRIVÒ LA CONSIGLIERA REGIONALE DEL PDL NICOLE MINETTI

«Conosciamo questa ragazza
non portatela in un centro»

Berlusconi chiamò in questura per Ruby: è una parente di Mubarak, meglio affidarla a una persona di fiducia

ROMA - Fu Silvio Berlusconi a dichiarare al capo di gabinetto della questura di Milano che Ruby era la nipote del presidente egiziano Hosni Mubarak. Fu lui, esponendosi in prima persona, a mentire sulla reale identità della giovane e a chiedere che fosse subito affidata al consigliere regionale del Pdl Nicole Minetti. Il testo della telefonata, così come è stato ricostruito dallo stesso funzionario Pietro Ostuni, è agli atti dell'inchiesta della magistratura che procede per favoreggiamento della prostituzione nei confronti della stessa Minetti, di Emilio Fede e di Lele Mora.

È il 27 maggio 2010, le 23 sono appena passate. Nella stanza del fotosegnalamento c'è Ruby, 17 anni, marocchina, fermata perché è stata denunciata da una sua amica per il furto di 3.000 euro. Lei cerca di difendersi, giura che quei soldi sono suoi. E quando le chiedono come mai è a Milano da sola, dice di essere in lite con la sua famiglia che vive a Messina. «Sono andata via, perché ho problemi con i miei genitori», chiarisce.

In un altro ufficio squilla il telefono del capo di gabinetto Pietro Ostuni. A chiamare è un uomo. Si qualifica come il caposcorta del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. E subito chiarisce il motivo della telefonata: «So che da voi c'è una ragazza che è stata fermata. È una persona che conosciamo e dunque volevamo sapere che cosa sta succedendo». Fornisce le generalità della giovane, si informa su quanto è accaduto. Ostuni inizialmente resta sul vago. E allora il caposcorta è più esplicito: «Anche il presidente la conosce, anzi aspetta che adesso te lo passo». Il funzionario rimane incredulo. Capita spesso che le personalità chiamino il gabinetto delle questure sparse in tutta Italia per i motivi più disparati, ma certo non si aspettava di parlare con il capo del governo. E invece è proprio Berlusconi a chiarire la situazione. Il resoconto della sua telefonata è nelle relazioni di servizio che sono già state depositate agli atti dell'indagine.

«Dottore - spiega Berlusconi - volevo confermare che conosciamo questa ragazza, ma soprattutto spiegarle che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak e dunque sarebbe opportuno evitare che sia trasferita in una struttura di accoglienza. Credo sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia e per questo volevo informarla che entro breve arriverà da voi il consigliere regionale Nicole Minetti che se ne occuperà volentieri». Ostuni chiarisce che la procedura di identificazione è ancora in corso, ma assicura che si provvederà al più presto. E subito dopo chiede di accelerare lo svolgimento della pratica. Poi avvisa i poliziotti che si stanno occupando della ragazza, dell'imminente arrivo della Minetti. Genericamente spiega che la questione interessa Palazzo Chigi. Non immagina che una funzionaria riferisca ai colleghi di questo «intervento». E invece la notizia fa presto a diffondersi. Soltanto il questore Vincenzo Indolfi viene informato che è stato Berlusconi in persona a chiamare, ma comunque si capisce che Ruby ha qualcuno «importante» che l'aiuta.

Qualche minuto prima della mezzanotte Minetti arriva in via Fatebenefratelli. Le viene spiegato che bisogna attendere il via libera del magistrato di turno al tribunale dei minori, la dottoressa Anna Maria Fiorilli. Nei casi di fermo di un minore, c'è l'obbligo di informare l'autorità giudiziaria del provvedimento e poi di attendere le sue decisioni circa la destinazione dell'indagato. Ed è quanto avviene anche quella sera, così come risulta proprio dalla relazione inviata al ministro dell'Interno Roberto Maroni. Al consigliere regionale viene comunque concesso di vedere la ragazza. Ruby le va incontro, l'abbraccia, la ringrazia per quanto sta facendo. Alle 2, esattamente otto ore dopo il fermo, la giovane marocchina torna libera. Agli atti rimane la firma di Nicole Minetti che dichiara di accettare il suo affidamento. Un impegno che - evidentemente - non ritiene di continuare ad onorare.

Una settimana dopo, il 5 giugno, Ruby litiga con una sua amica brasiliana. Interviene la polizia, la giovane viene portata in ospedale dove rimane qualche giorno. Al momento della dimissione la trasferiscono in questura proprio perché si tratta di una minorenne. Si decide di contattare il consigliere Minetti proprio perché possa andare a prenderla, visto che risulta affidataria. Ma per due volte la donna non risponde e a quel punto - dopo aver nuovamente contattato il magistrato per il "nulla osta"- arriva il provvedimento per trasferirla in una casa-famiglia a Genova. Nella sua informativa al ministro, Indolfi chiarisce che «nessun privilegio è stato concesso alla ragazza perché tutte le procedure sono state rispettate». Caso chiuso per il Viminale, come chiarisce in serata Maroni che si dice «pronto anche a riferirne in Parlamento». Ma l'indagine della procura di Milano è tutt'altro che conclusa. Moltissimi sono gli interrogativi ancora aperti.

Bisogna innanzitutto fare riscontri su chi effettivamente avvisò il presidente Berlusconi che Ruby era stata fermata ed era in questura per accertamenti: non è ancora escluso che abbia chiamato personalmente il caposcorta. In altre indagini sulle frequentazioni private del capo del governo, alcune ragazze avevano dichiarato di essere state autorizzate dallo stesso premier a contattare - in caso di necessità - direttamente il caposcorta o comunque qualcuno della segreteria. Una prassi che sarebbe stata seguita diverse volte e che anche Ruby potrebbe aver deciso di sfruttare quando ha compreso di trovarsi nei guai. E pure Nicole Minetti dovrà chiarire quale sia la reale natura del suo rapporto con Ruby, visto che prima accettò di firmare il decreto per l'affidamento della minore e poi decise di non occuparsene più.

Fiorenza Sarzanini

Fonte: CorrieredellaSera


31/10/2010 00:12
 
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Ruby, Marcegaglia: "Politica senza dignità"
Avvenire: "Il decoro è un dovere del premier"

Il presidente di Confindustria: "Il Paese è in preda alla paralisi, l'azione del governo non c'è in un momento molto difficile per l'economia. Serve cambiamento di passo". "Ondata di fango sulle istituzioni". Sacconi: "Nessuna paralisi, semmai contro di noi c'è un accanimento organizzato". Bersani: "Il premier si dimetta"

ROMA - "Il Paese è in preda alla paralisi, l'azione del governo non c'è in un momento molto difficile per l'economia. Serve cambiamento di passo". Emma Marcegaglia spara una bordata contro l'esecutivo che fa rumore. Soprattutto perché, nel pieno del caso Ruby, pronuncia parole che suonano come un monito al premier: "E' necessario ritrovare il senso delle istituzioni e il senso della dignità, altrimenti non si va avanti".

"A Genova avevo detto che la nostra pazienza stava finendo - ricorda il numero uno degli industriali - a Prato avevo detto che finalmente che qualche cosa si era mosso, era stato fatto, anche con l'elezione del ministro dello Sviluppo economico, ma ora ci risiamo". Segnali isolati a quanto pare. "Ora ci risiamo, si è riaperto uno
scontro interno alla maggioranza con molta violenza, una nuova ondata di fango, lambisce la credibilità delle Istituzioni e del Governo". Ed ancora: "E' piuttosto squallido che molti deputati della maggioranza pensino a loro futuro piuttosto che all'oggi del Paese. E questo è inaccettabile. Non possiamo pensare a gente che pensa ad andare di qua e di là".

Sono duri i toni usati dal leader degli industriali. Che rimarca la distanza tra la necessità di una crescita e il livello attuale del dibattito politico. "Per non perdere posizioni competitive il Paese non deve perdere il senso di sè e in questo momento il rischio mi sembra forte. Se ogni giorno il dibattito politico viene travolto da questioni che nulla hanno a che fare con un'agenda seria, noi ci arrabbiamo e ci indigniamo" scandisce Emma Marcegaglia. Che chiede anche di riprendere "l'agenda delle riforme vere per ridare crescita e occupazione al Paese". Secondo Marcegaglia, tuttavia, "Confindustria non dice che la responsabilità è del presidente del Consiglio. Bisogna che la politica nel suo complesso reagisca". Non con il voto, però: "Continuo a pensare che andare a votare in questa situazione è molto complicato. Resto dell'idea che non si debba andare alle elezioni, perchè ad aprile c'è il piano di crescita e competitività da approvare in Europa. Abbiamo bisogno di serietà e che si facciano le cose per il Paese".

Ed è vibrante anche il richiamo del quotidiano dei vescovi italiani Avvenire al premier, che ieri ha pubblicamente rivendicato la libertà e difeso con orgoglio il proprio stile di vita e il suo rapporto con le donne, sottolineando di non essere intenzionato a cambiare alcunchè.

"Noi siamo convinti - scrive il giornale della Cei in un editoriale siglato dal direttore Mario Tarquinio dedicato al 'caso Ruby' - che l'Italia e gli italiani si aspettino da chi siede al vertice delle istituzioni dello Stato la dimostrazione di sentirsi gravato oltre che di un indubbio e legittimo potere, di doveri stringenti. Sobrietà personala e decoroso rispetto di ciò che si rappresenta sono quelli minimini. E riguardano tanto il linguaggio quanto lo stile di vita".

"Non ci piace guardare dal buco della serratura - continua l'editoriale - e del personale stato di salute dei nostri politici ci interessiamo con sommo rispetto e soltanto lo stretto necessario. Ma lo sguardo che riserviamo ai fatti della nostra politica è diretto e attento. E lo stato di salute delle istituzioni repubblicane ci preme moltissimo". Per il giornale dei vescovi un altro "punto nodale" è se Silvio Berlusconi "in qualità di primo responsabile del potere esecutivo della Repubblica abbia operato o meno una inconcepibile pressione indebita sulla Questura di Milano".

Urso: "Ha ragione". "La Marcegaglia ha pienamente ragione cosi' non si puo' andare avanti, e come maggioranza abbiamo il dovere di rispondere all'appello drammatico delle imprese con atti concreti''. Così Adolfo Urso, vice Ministro allo sviluppo economico e coordinatore nazionale del comitato promotore di Futuro e Liberta'.

Sacconi: "Nessuna paralisi". "Sette inchieste in venti giorni attorno al premier costituiscono di per sè una dimensione che non può non far pensare ad un accanimento organizzato o quantomeno convergente di tutti quei settori economici, politici e istituzionali che non hanno mai accettato l'esito del voto popolare, che aspirano al potere senza la fatica e la responsabilità del consenso". Lo afferma il ministro del lavoro e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi che replica alle parole della Marcegaglia: "Tutto si può forse dire tranne che il governo sia paralizzato".

Bersani: "Berlusconi se ne vada". "Le notizie che emergono da Milano ci dicono una cosa chiara: Berlusconi non può stare un minuto di più in un ruolo pubblico che ha indecorosamente tradito" dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani. "L'Italia - sottolinea Bersani - ha una dignità che non può essere messa a repentaglio davanti al mondo. L'Italia ha dei problemi che devono essere finalmente affrontati in un clima di serietà e di impegno. Ormai il tempo è finito. Bisogna aprire una fase nuova".

Di Pietro: "Umiliata la Questura". L'aspetto più deplorevole è "l'umiliazione a cui il presidente del Consiglio ha sottoposto i funzionari della questura di Milano" afferma Antonio Di Pietro. "Cos'altro deve aspettare il Parlamento - si chiede l'ex magistrato - prima di togliere la fiducia a questo satrapo nostrano?".

Schifani: "No all'instabilità". "In un momento così complesso e di crisi è forte il rischio di speculazione. Il paese non può permettersi fasi di instabilità, incertezza, contrapposizione politica forzata" afferma il presidente del Senato, Renato Schifani, intervenendo al convegno dei giovani imprenditori di Confindustria. "E' bene - aggiunge - evitare crisi di sistema irreversibili e ciascuno, di ogni ordine e grado è chiamato all'esercizio del buon senso e della ragionevolezza".

Fonte: Repubblica


31/10/2010 00:14
 
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Bufera sul premier, critiche anche da Marcegaglia


ROMA - Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, lo accusa di avere tradito il suo ruolo pubblico, e ne chiede le dimissioni, gli industriali, con la sua leader, lo invitano a ritrovare "il senso della dignità delle istituzioni" e l'Italia dei Valori gli suggerisce di "farsi curare". Non si ferma il fuoco di fila delle critiche, sollevate dal caso Ruby, contro il premier Silvio Berlusconi. Un politico, e un uomo, difeso ormai soltanto dai suoi, in una giornata in cui si registra anche l'appello ai giovani di Papa Ratzinger a non considerare l'amore merce di scambio. Ad aprire il 'tiro al bersaglio' contro il presidente del Consiglio è stato l'Avvenire, il quotidiano della Cei, che dopo le 'cannonate' di Famiglia Cristiana lo richiama alla "sobrietà personale" e al "decoroso rispetto di ciò che rappresenta". Valori che risuonano anche nell'intervento del cardinale Angelo Bagnasco.

Il presidente della Cei, di fronte ai centomila ragazzi dell'Azione cattolica riuniti a Roma, ha ricordato, con un riferimento implicito alle polemiche di questi giorni, che il mondo degli adulti deve essere "d'esempio" ai giovani. Parla di "dignità" il segretario del Pd Bersani, convinto che le notizie di questi giorni sulle presunte pressioni del premier a favore della giovane Ruby abbiano "messo a repentaglio" l'immagine del Paese agli occhi del mondo. "L'Italia ha dei problemi - sostiene a gran voce - che devono essere finalmente affrontati in un clima di serietà e di impegno: ormai il tempo è finito, bisogna aprire una fase nuova". La presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, a Capri per un convegno dei giovani industriali, 'canta' lo stesso ritornello e si dice "indignata" per il tenore dell'attuale dibattito politico.

"Per non perdere posizioni competitive, il Paese non deve perdere il senso di sé e in questo momento il rischio mi sembra forte", è uno dei passaggi dell'intervento in cui parla di "questioni che non hanno nulla a che fare con una agenda seria". Durissima la presa di posizione dell'Italia dei Valori. Per il leader Antonio Di Pietro bisogna "scendere in piazza per imporre a Berlusconi di liberare il Paese dai suoi conflitti d'interesse e dalle sue manie personali". Il portavoce del partito, Leoluca Orlando, definisce le pressioni del capo del governo sulla questura di Milano "da dittatura". E mentre Roma viene tappezzata di manifesti che ritraggono il premier in versione 'bunga bunga', il capogruppo alla Camera Massimo Donadi lo accusa di essere "malato e ricattabile".

"La Prima Repubblica è finita a gambe all'aria per molto, ma molto meno", ricorda Bobo Craxi, e il presidente dei Verdi Angelo Bonelli paragona Berlusconi e il caso Ruby a Nixon e al Watergate. La solita "macchina di fango mediatica", per il coordinatore del Pdl Sandro Bondi e il ministro Stefania Prestigiacomo, che insieme agli altri esponenti del governo fanno quadrato attorno al capo dell'esecutivo. "Sette inchieste in venti giorni costituiscono una dimensione che non può non far pensare a un accanimento organizzato", sostiene il ministro Maurizio Sacconi, mentre Gianfranco Rotondi descrive il presidente del Consiglio come un "uomo onesto, pulito e carico di profondi valori morali". Il vero scandalo, per loro, "é la clamorosa violazione - sostiene il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto - del segreto istruttorio". Quello che in altri casi, come la vicenda della casa An in cui è stato coinvolto il presidente della Camera Gianfranco Fini, "é stato rigorosamente osservato".

Fonte: ANSA


31/10/2010 00:17
 
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Berlusconi: sono schifato. Tutti contro ma vado avanti


ROMA - "Schifato", ma determinato ad andare avanti. Silvio Berlusconi non usa mezzi termini per definire il suo sentimento davanti alla marea montante di polemiche nate intorno al 'caso Ruby'. Commenti indiretti, filtrati dalle conversazioni telefoniche che il premier ha avuto oggi con alcuni interlocutori. Prima dal castello di Tor Crescenza, dove ha trascorso la notte pare a causa di alcuni lavori di manutenzione che hanno fatto mancare l'elettricità a palazzo Grazioli per alcune ore. Poi da Arcore, dove il presidente del Consiglio è giunto nel primo pomeriggio. Con alcuni interlocutori, Berlusconi ha ripercorso la sera del 27 maggio scorso, quando chiamò la questura di Milano dove Ruby era stata fermata per furto. La circostanza della telefonata, come ha detto ieri Daniela Santanché a 'L'ultima parolà, non è messa in discussione dall'entourage del premier. Lo stesso Berlusconi, pur se in modo implicito, la ha ammessa pubblicamente, negando però di aver esercitato pressioni. "Ho semplicemente segnalato che c'era una persona che si proponeva per l'affidamento", ha detto rientrando a tarda notte in albergo a Bruxelles. "Ho aiutato, ma c'é aiuto e aiuto: se mi si domanda di indicare una persona che è necessaria per aver un affidamento, io sento la persona che potrebbe farsi dare l'affidamento e dico che questa persona sta arrivando in Questura, ma non ho assolutamente influenzato nessuno", ha aggiunto lasciando il Consiglio europeo.

Anche oggi, parlando con alcuni dei suoi interlocutori, il premier ha ribadito di non aver esercitato alcuna pressione: non ero a conoscenza delle accuse che le venivano contestate - avrebbe sottolineato - ma solo che era stata fermata. Non ho influenzato, né tantomeno ho mai abusato di un potere che tra l'altro non ho. Non solo, secondo un esponente della maggioranza che sostiene di avergli parlato, il Cavaliere avrebbe smentito anche un dettaglio della relazione di servizio fatta dal capo di Gabinetto della questura meneghina, Piero Ostuni. Nel rapporto diffuso da alcuni quotidiani, infatti, si sostiene che Berlusconi avrebbe detto che la ragazza era stata "segnalata come parente del presidente egiziano Mubarak". Circostanza che il premier, almeno secondo il resoconto fornito dal suo interlocutore, avrebbe smentito con questo ragionamento: figuriamoci se vado a dire una simile sciocchezza; semmai ho detto che era una ragazza in grave difficoltà, che aveva sofferto molto, che aveva bisogno di aiuto e che c'era qualcuno pronto a prenderla in affidamento. L'analisi di Berlusconi non si è fermata alla notte del 27 maggio scorso. Il premier, nelle sue conversazioni, avrebbe anche ragionato sul quadro complessivo, politico e mediatico. 'Ha detto di essere 'schifatò", confida un esponente della maggioranza che lo ha sentito nel pomeriggio a proposito delle polemiche sul caso Ruby. Berlusconi non avrebbe commentato le critiche arrivate dal presidente degli industriali, Emma Marcegaglia. A parlare ci hanno pensato i suoi. Ma ad alcuni interlocutori ha confermato di sentirsi accerchiato, ma anche di non voler cedere. Vede una singolare convergenza negli attacchi di alcuni settori del mondo cattolico, della preponderanza dei giornali, dell'opposizione e di alcune frange politicizzate della magistratura. Il premier punta il dito in particolare contro i pm. Nei suoi ragionamenti, ha sottolineato la disparità di trattamento: le cose che toccano il premier finiscano subito sulle prime pagine dei giornali, grazie a fughe di notizie mai punite; mentre altre inchieste finiscano nel dimenticatoio. Un implicito riferimento alla casa di Montecarlo e all'inchiesta aperta e subito richiusa su Gianfranco Fini. E lo stesso Cavaliere, almeno stando ai suoi interlocutori, vedrebbe una allarmante coincidenza nel timing dell'inchiesta di Milano. Sospetti che i suoi più stretti collaboratori esplicitano così: l'impressione è che si voglia offuscare il vero scandalo e cioé che la casa di Montecarlo era effettivamente di Giancarlo Tulliani, con le conseguenze cui ciò dovrebbe portare. Ma di fronte a quelli che definisce attacchi organizzati, il premier oppone una certa determinazione, con ragionamenti che suonano più o meno così: ci provano un'altra volta, non appena qualcuno sente odore di elezioni vanno all'attacco; ma io non mi faccio fermare: vado avanti governando e occupandomi dei problemi veri del Paese, come i rifiuti. Il tutto nella convinzione che alla fine tutto questo si ritorcerà contro chi lo attacca.

Fonte: ANSA


02/11/2010 16:18
 
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Ruby, Berlusconi attacca gli omosessuali
"Meglio guardare ragazze che essere gay "

Il premier riferendosi al caso della giovane marocchina: "Avrei da sistemare una certa Ruby...". E poi: "E' una tempesta di carta, si risolverà". Il monito: "Non leggete più i giornali, imbrogliano". E rilancia sulle intercettazioni

MILANO - Sulla vicenda delicatissima che lo ha investito negli ultimi giorni Berlusconi non dà alcun chiarimento: né sulla telefonata in Questura né sulle feste di Arcore. Sceglie invece la strada della battuta omofoba: "Quello che ho fatto è stato per bontà, poi se a volte mi capita di guardare una bella ragazza... meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay". All'inaugurazione del salone del ciclo e motociclo alla Fiera di Milano-Rho il premier insiste nel minimizzare. E la butta sullo scherzo: "Ho un problemino, avrei da sistemare in qualcuno di questi stand una certa Ruby". Poi attacca i giornali e rilancia la legge sulle intercettazioni.

Ruby: "Tempesta di carta". "Tutto si risolverà in una tempesta di carta: vedrete che alla fine verrà fuori che non è stato altro che un atto di solidarietà che mi sarei vergognato di non fare, e invece l'ho fatto, lo faccio continuamente perchè sono fatto così da sempre", ha detto il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, riferendosi alla vicenda di Ruby. "Da sempre - ha proseguito il premier - conduco una attività ininterrotta di lavoro, se qualche volta mi succede di guardare in faccia qualche bella ragazza... meglio essere appassionati di belle ragazze che gay".

Intercettazioni: stop a chi le pubblica. Dopo aver invitato a non leggere più i giornali, che "imbrogliano", Berlusconi rilancia la sua crociata contro le intercettazioni: "Presenteremo un provvedimento di iniziativa parlamentare riguardo al fermo dei media da 3 a 30 giorni per chi le pubblica".

Nel dettaglio, il Cavaliere preannuncia un provvedimento in tre punti: "L' ultilizzo di questo strumento dovrà essere limitato al terrorismo internazionale, alle organizzazioni criminali, alla pedofilia e agli omicidi; le intercettazioni non potranno essere prodotte come prove né dalla accusa né dalla difesa; chi pubblicherà il testo di intercettazioni dovrà subire un fermo del suo media da 3 a 30 giorni".

Governerò tre anni. "Dovete essere tranquilli, il governo ha la maggioranza e ha intenzione di arrivare fino alla fine della legislatura", ha concluso il presidente del Consiglio. "La cosa peggiore e più negativa - ha aggiunto - sarebbe affrontare una campagna elettorale in cui tutti si affronterebbero con la massima ferocia e la gente direbbe 'perche' a due anni dalle elezioni vi abbiamo votato?' e allora avrebbero ragione a non andare a votare".

Fonte: Repubblica


02/11/2010 16:32
 
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Carfagna: "Meglio astenersi dalle battute"
Insorge l'Arcigay: si scusi anche con le donne

Il ministro per le Pari Opportunità prende le distanze dal premier dopo la battuta sugli omosessuali. La protesta delle associazioni: "Disprezza la dignità delle persone". E il leader di GayLib annuncia il passaggio con i finiani in segno di protesta. Bersani: "Porta il Paese al caos"

ROMA - "Sarebbe opportuno che ciascuno di noi si astenesse dal fare battute". Suona come una presa di distanza il commento di Mara Carfagna, ministro per le Pari Opportunità, alla battuta omofoba con cui Berlusconi ha voluto scherzare sul caso Ruby. "Meglio guardare le belle ragazze che essere gay", ha detto il premier. Una battuta "a chiusura di un discorso serio, di ben altro tenore", la definisce la Carfagna, che osserva: "Questo governo, ha il merito di essersi impegnato, come nessuno prima, contro le discriminazioni nei loro confronti. Proprio per non oscurare tutto questo lavoro", conclude il ministro, "sarebbe opportuno che ciascuno di noi si astenesse dal fare battute".

Decisamente più duro Paolo Patanè, presidente di Arcigay, che parla di "cultura machista arretrata e offensiva per le persone omosessuali ma anche per donne. Proviene da un atteggiamento di disprezzo nei confronti della dignità delle persone e conferma il clima imbarazzante e grottesco in cui il presidente del Consiglio sta precipitando il Paese". Il presidente di Arcigay chiede a Berlusconi di scusarsi "con tutti, con le persone omosessuali e con le donne, per una frase dietro la quale c'è una visione del mondo femminile che non fa onore al capo del governo di un Paese dell'Unione europea".

Consigliando a Berlusconi "un'attenta lettura della Costituzione che egli e il suo governo vorrebbero tanto cambiare", il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli rivolge un appello agli eurodeputati italiani affinché denuncino "l'increscioso comportamento del presidente del Consiglio" attraverso un'interrogazione al Parlamento europeo.

Aurelio Mancuso, presidente di "Equality Italia" ed esponente storico della comunità omosessuale, esprime così la sua indignazione. "Il presidente del Consiglio, in difficoltà, tira fuori la battuta omofoba; il premier di un paese fondatore dell'Europa, che ha votato la Carta di Nizza, che è obbligato a combattere ogni tipo di discriminazione tra cui quella per orientamento sessuale". "Chieda immediatamente scusa - conclude Mancuso - ai milioni di cittadini omosessuali italiani, di destra e di sinistra, e si vergogni di un'omofobia che in ogni altro paese europeo sarebbe immediatamente condannata da ogni schieramento politico democratico".

Imma Battaglia, presidente di Dì Gay Project e leader storica del movimento gay, invita Berlusconi a evitare di " "fare l'omofobo" per spostare "l'attenzione nell'opinione pubblica sui gay, mostrandosi macho e potente. Al presidente del Consiglio Imma Battaglia dice che "è meglio essere gay, e lo dico da donna che ama le donne, che disprezzarle abusando, come ormai sembra fare, della sua posizione di uomo ricco e potente".

Enrico Oliari, presidente di GayLib (gay di centrodestra), annuncia la sua personale adesione a Futuro e Libertà in risposta al "nuovo celodurismo in salsa berlusconiana" che "offende i gay italiani". "I diritti di gay e di lesbiche - spiega Oliari in una nota - sono realtà in tutta l'Europa occidentale ad esclusione di Italia e Grecia". "GayLib - conclude Oliari - è e resta l'associazione dei gay di centrodestra, ma personalmente aderirò al Fli di Fini, Della Vedova, Bocchino, Raisi e Moroni, dove sono sicuro troverò terreno fertile per portare avanti, da uomo di centrodestra, le battaglie di giustizia e di libertà in cui credo".

I radicali italiani lanciano per le 18 di oggi un sit-in davanti Palazzo Chigi e in una nota accusano il premier per una "battuta idiota", che alimenta "violenza e discriminazione" e che non può essere giustificata dalla "sua disperazione politica, causata dalla sua incapacità di governare impulsi e comportamenti, non certo degni di un Presidente del Consiglio".

Il leader di Idv, Antonio Di Pietro, scrive in una nota che "Berlusconi vive ancora nell'età della pietra, anzi, è peggio: vive nell'era delle discriminazioni razziali, sessuali, etniche e religiose. Bisognerebbe ricordargli che il nostro Paese ha ratificato il trattato di Lisbona, che ha riconosciuto il diritto alla non discriminazione basata anche sull'orientamento sessuale. Essere gay è solo un diverso modo dell'essere e non una condizione di cui vergognarsi''.

Chiara Moroni, vicepresidente alla Camera di Futuro e Libertà, considera le parole del presidente del Consiglio "inaccettabili, volgari e offensive, e rischiano di alimentare un pregiudizio ancora oggi troppo diffuso nei confronti delle persone omosessuali. Ci aspettiamo da Berlusconi un comportamento e, soprattutto, delle dichiarazioni più consone al ruolo che ricopre". Secondo Benedetto Della Vedova, vicecapogruppo di Fli alla Camera, dovrebbero interrogarsi "quanti difendono la libertà e l'anticonformismo privato di Berlusconi", è francamente desolante che a questo doppio-pesismo furbo e ipocrita si leghi la difesa della 'moralità' del Cavaliere". E anche Farefuturo non usa giri di parole: "C'è una destra che fa la destra, insomma. Una destra che non si diverte a vedere le istituzioni che diventano un'osteria. Anzi, c'è un paese intero che non si diverte. Sarà banale dirlo, ma ormai c'è davvero poco da ridere, presidente Berlusconi".

Lunga è la lista delle reazioni nel Pd. Per il segretario Pier Luigi Bersani il premier è "come Sansone e porta il Paese verso il caos". "Oggi il paese è all'ingovernabilità, a una regressione morale paurosa, perchè Berlusconi nasce nel discredito della politica e intenede morire nel discredito della politica. La spina? Il Paese l'ha già staccata. Il Pd è a disposizione. E non è vero che senza Berlusconi c'è ingovernabilità: il Paese è ora ingovernabile". Bersani siappella a tutte le forze politiche, in particolar modo a Fli, perchè "dicano qualcosa". "Mi rivolgo anche alla Lega: non possono non riflettere. Noi non siamo un Paese normale. Stiamo intaccando negli argomenti la civiltà europea. Cavolo!!! Tutti devono dire qualcosa. Siamo al punto da consentire conformismi. Io su certi conformismi non ci sto. E non consento che il mio partito ci stia". Ed ancora: "'Tutte le idee piu' becere e regressive verrano utilizzate per difendere la casamatta. Oggi sono i gay, domani gli zingari e chissà che altro".

Per Anna Finocchiaro, presidente del gruppo al Senato, il premier è "un irresponsabile che vuole sembrare forte e baldanzoso, ma che invece è arrivato, in modo triste e squallido, alla fine della sua parabola politica. L'urgenza delle sue dimissioni e della fine del suo esecutivo è ogni giorno più evidente".

"A questo punto, non serve solo un governo tecnico, ma un pronto intervento dei sanitari specializzati in turbe della psiche e del comportamento" dice il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti.

Su Facebook il commento alla vicenda di Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma, secondo cui "il presidente del Consiglio l'ha sparata grossa. Ricomincia a provocare per cambiare discorso. A Roma si dice 'la sta a butta' in caciara. Attenzione...".

Lapidario Paolo Ferrero, segretario del Prc-Federazione della sinistra. "Invece di fare rivendicazioni maciste, Berlusconi dia le dimissioni e si faccia curare".

Fonte: Repubblica


02/11/2010 16:35
 
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E ci si mette anche Julianne Moore a Roma per ritirare un premio alla carriera.


02/11/2010 16:39
 
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Ruby: nome Karima dal 2009 in inchiesta prostituzione


MILANO - E' stato sentito per circa un paio d'ore l'ex questore di Milano Vincenzo Indolfi, convocato questa mattina negli uffici della polizia giudiziaria, in piazza Umanitaria, dal Procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Antonio Sangermano per far luce su quanto accadde la notte tra il 27 e il 28 maggio. Notte in cui Ruby venne portata negli uffici di via Fatebenefratelli e, dopo la telefonata giunta da palazzo Chigi che indicava la giovane come nipote del presidente egiziano Mubarak, affidata alla consigliera regionale Nicole Minetti che si era offerta di occuparsi di lei.

E proprio il nome di Karima El Mahroug compare in un'indagine partita nel 2009 e poi ampliatasi dopo le ultime dichiarazioni della stessa Ruby. Il procedimento riguarda un giro di escort d'alto bordo legate al mondo dei vip dello spettacolo e dei locali piu' alla moda di Milano. Il nome della giovane, secondo quanto si e' appreso, appare in alcuni accertamenti tecnici che evidenzierebbero suoi incontri con imprenditori in un hotel di lusso del centro. Incontri a pagamento, che non sarebbero stati isolati o d'iniziativa ma coordinati all'interno di una piu' ampia rete di conoscenze e amicizie gestite, secondo le accuse, da alcuni nomi noti e meno noti.

Secondo le risultanze degli investigatori, che seguono l'indagine, e secondo anche alcune successive dichiarazioni che sarebbero state rilasciate da Ruby dopo i fatti di maggio, nel procedimento ci sarebbero anche i nomi di Lele Mora e di Nicole Minetti. Intanto questa mattina Indolfi, che nei giorni scorsi ha preparato una relazione sulla vicenda per il Viminale, nel faccia a faccia con i pm avrebbe spiegato di come seppe della telefonata di Silvio Berlusconi - venne immediatamente informato dal capo di gabinetto Pietro Ostuni - e della seconda chiamata arrivata dalla presidenza del Consiglio (il caposcorta del premier) e, poi, della procedura seguita dai funzionari fino al 'rilascio' della ragazza.

L'ex questore avrebbe ripercorso passo passo, e in base alle relazioni degli agenti che quella notte si occuparono del caso, quel che accadde in quelle ore dall'ingresso di Ruby in Questura fino a quando venne affidata nelle mani di Nicole Minetti. Una testimonianza, quella di Indolfi, che sarebbe stata a tratti anche tesa e che ha innescato voci definite dagli inquirenti ''infondate'' su una sua possibile iscrizione nel registro degli indagati. Una testimonianza che si aggiunge a quella di due giorni fa di Pietro Ostuni e del commissario capo Giorgia Iafrate, e che e' fondamentale per gli accertamenti.

I pm dovranno sciogliere alcuni nodi: non solo se ci furono o meno ''pressioni'' dalla Presidenza del Consiglio ma se i poliziotti rispettarono le disposizioni date dal pm dei minori di turno Annamaria Fiorillo che, da fonti vicino alla Procura dei Minori, aveva espresso perplessita' circa la parentela 'illustre' della giovane e aveva disposto e ''ribadito piu' volte'' di collocarla in comunita'. Diversa la versione della Questura che afferma che venne data l'autorizzazione ad affidare la minorenne alla Consigliera Minetti.

Quella sera, inoltre, a causare l'accompagnamento in Questura di Ruby fu un'ingenuita' della ragazza. Perche' lei, dopo la lite nel centro estetico di corso Buenos Aires e l'intervento della polizia, aveva subito dato le sue vere generalita' (pur non avendo i documenti) agli agenti della Volante, dalle quali era cosi' risultato un ordine di rintraccio a suo carico per scomparsa da una comunita' protetta.

E mentre il caso Ruby approdera' alla riunione del Copasir in programma per mercoledi' prossimo - il deputato del Pd Ettore Rosati porra' ''la questione di chiedere con urgenza al presidente del Consiglio di relazionare per spiegare sia l'eventuale abuso di potere'' -, la giovane da oggi maggiorenne, avrebbe gia' venduto a un noto settimanale di gossip le foto in esclusiva della festa del suo compleanno. E riguardo a indiscrezioni su una sua nuova testimonianza davanti ai pm di Milano per mercoledi', il suo legale Massimo Dinoia ha precisato che ''al momento non e' arrivato alcun avviso di convocazione''.

RUBY: BLITZ IN CASA-FAMIGLIA, SEQUESTRATI ABITI E SCARPE - Abiti e scarpe firmate, effetti personali, fotografie ed altro materiale. E' quanto gli agenti della squadra mobile di Milano hanno sequestrato a Karima El Mahroug, nota come Ruby, all'interno dell'istituto Kinderheim di Sant'Ilario, la sua ex casa-famiglia, giovedì scorso. La notizia è stata pubblicata stamani dal "Corriere della Sera" e dal "Secolo XIX". A confermare il blitz è stata la stessa direttrice della casa famiglia che ha vagliato il decreto di perquisizione della polizia milanese. Tutto il materiale portato via dal Kinderheim è stato posto sotto sequestro e sarà analizzato nelle prossime ore nell'ambito dell' inchiesta sulla prostituzione di alto bordo in cui Ruby sarebbe formalmente indagata sempre dalla procura di Milano. Il blitz degli agenti è scattato giovedì pomeriggio intorno alle 17. I poliziotti, in tre, si sono presentati presso la casa famiglia sulle alture di Sant'Ilario. Hanno portato via diversi oggetti ma anche interrogato tutte le ragazze della struttura ed anche la stessa direttrice.

RUBY: SILVIO SIA PIU' PRUDENTE IN CASA SUA TROPPE OCHE - "Nella vita ci sono porte che si aprono e che si chiudono. Lui (Silvio Berlusconi) con me ha aperto la porta, mi ha aiutata e poi la porta si è chiusa". A parlare è Karima El Mahroug, nota come Ruby Rubacuori, in un'intervista a La Repubblica. Karima prende le difese del premier e aggiunge che Berlusconi "fa bene a dire che ama la vita e ama le donne e ha ragione a rivendicare il suo stile di vita. Ognuno - aggiunge - può fare quello che vuole. Certo se vai a donne.." e a questo punto dà al premier un consiglio: "gli consiglio di essere più discreto. Ci sono tante oche e ochette che passano da casa sua, magari lo possono fregare. Ma come si dice, sul marciapiede c'é posto per tutte". La neo diciottenne marocchina afferma di essere stata due volte a casa di Berlusconi, attraverso Lele Mora e di avere raggiunto il luogo in taxi con un'amica, mentre ripete che Emilio Fede l'ha conosciuto in un concorso di bellezza in Sicilia. "Lui all'inizio non si ricordava di me - prosegue - e ci può stare che un uomo della sua età non si ricordi di una ragazza in mezzo a 120 ma poi gli è tornata la memoria". Quanto ai regali ricevuti dal premier, Ruby dice di aver ricevuto 7mila euro ma non un'automobile e poi tenta di ricostruire la sera del 27 maggio, quando è stata fermata a Milano dalla polizia. A chiamare Berlusconi ci avrebbe pensato una sua amica, Michelle, che "ha i numeri di Berlusconi". Infine aggiunge di non sentirsi in colpa "per nessuno". "Io non ho fatto niente di male - dice - . A me non me ne frega niente, io voglio fare il carabiniere e alla fine ci riuscirò". I progetti della ragazza per il futuro riguardano un trasferimento in Sicilia e il ritorno agli studi.

RUBY: A 'LIBERO' ANNUNCIA, GIOVEDI' VADO DA SANTORO - Karima El Mahroug, nota come Ruby, la giovane marocchina al centro dell'inchiesta della procura di Milano in primo piano nelle cronache di questi giorni, andrà in tv a dire la sua giovedì sera, ospite di Michele Santoro ad Annozero. Lo annuncia in un'intervista pubblicata oggi da Libero: "Vado in tv - dice la neodiciottenne marocchina - e ci vado gratis. Non so chi saranno gli altri ospiti, non mi interessa, non ho paura". "Ci stiamo lavorando", si limitano a commentare dalla redazione del programma. Nell'intervista, Ruby sostiene ancora di andare in tv per togliersi di dosso "l'immagine della zoccoletta. La vera Ruby - sottolinea - è una ragazza normale. Che vuole una vita normale". La giovane dice ancora che sta scrivendo "un libro con Chiarelettere" con "il giornalista di Panorama Giacomo Amadori", il quale però a 'Libero' smentisce: "Non sto lavorando ad alcun libro". E anche dalla casa editrice, interpellata dall'ANSA, si spiega che non c'é alcun progetto di libro che coinvolga Ruby.

Fonte: ANSA


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