I giudici amministrativi bocciano l'ennesimo ricorso del partito di Berlusconi: documentazione incompleta
L'ira di Sgarbi dopo la decisione di non posticipare il voto: "Fascisti e pedofili"
Consiglio di Stato, no a lista Pdl Roma
E la Regione Lazio non rinvia le elezioni
ROMA - Un altro stop alla lista Pdl di Roma: il Consiglio di Stato ha respinto l'appello presentato dal partito contro la mancata ammissione della lista provinciale che, in base a questa decisione, è esclusa dalle prossime elezioni regionali. I legali del centrodestra avevano impugnato l'ordinanza emessa dal Tar del Lazio, con la quale i giudici amministrativi avevano respinto la richiesta di sospendere il provvedimento di mancata ammissione alla competizione elettorale della lista Pdl provinciale di Roma - lista ripresentata lo scorso 8 marzo a seguito del decreto legge interpretativo - da parte dell'ufficio elettorale centrale presso la Corte di Appello. La Consulta ha motivato la decisione spiegando che la documentazione fornita dal Pdl non era completa e la sola presenza dei delegati in tribunale entro l'orario di consegna della lista dunque resta insufficiente.
Regione Lazio: no a rinvio elezioni. Bocciato anche l'eventuale rinvio delle elezioni nel Lazio: si vota il 28 e 29 marzo. La Regione Lazio ha infatti respinto la richiesta avanzata da Vittorio Sgarbi di rinviare le elezioni regionali sulla base dell'applicazione del decreto salvaliste. La valutazione dei tecnici della Regione è che, riducendo i giorni di campagna elettorale garantiti da 15 a 6, il provvedimento consente di fare rientrare l'ammissione della lista Rete Liberal Sgarbi nei tempi consentiti.
Sgarbi: "Fascisti e pedofili". "Non applicano le regole; è il fascismo globale: sono dei mascalzoni e delinquenti peggio dei comunisti, vanno presi a calci nel culo, sono anche dei pedofili": questo il commento di Sgarbi a margine della manifestazione del Pdl in piazza San Giovanni, a Roma. "Con questo hanno deciso di perdere le elezioni, hanno dato la vittoria al centrodestra". Quanto alla esclusione della lista del Pdl, Sgarbi parla di "ingiustizia di sostanza": "Dove potrebbero applicare le regole non le applicano: è fascismo globale". Per questo è pronto a chiedere i danni. "Il mancato posticipo delle elezioni - dichiara il portavoce Roberto Amiconi - danneggia in maniera assurda la lista, per questo chiederemo un risarcimento danni alla Regione Lazio pari a venti milioni di euro per non aver applicato la legge regionale da lei stessa emanata".
Berlusconi amareggiato per il doppio no. La notizia delle decisioni di Consiglio di Stato e Regione Lazio raggiunge Berlusconi al termine del comizio in San Giovanni. Il premier è "amareggiato", racconta chi è con lui, e ritiene gravissimo che dalla competizione elettorale nel Lazio siano esclusi gli esponenti del partito di maggioranza relativa, mentre giudica uno "sfregio" il fatto che non sia stato possibile rinviare il voto. Ma spera - riferiscono ancora fonti vicine a Berlusconi - che questo doppio no possa in qualche modo favorire la Polverini nel Lazio.
Legale Pdl: "Decisione singolare". La decisione del Consiglio di Stato, commenta a caldo il rappresentante elettorale del Pdl e legale del partito, Ignazio Abrignani, "è singolare, perché è singolare che i giudici amministrativi esprimano una valutazione sul fatto che i nostri delegati fossero presenti nell'ufficio elettorale con la prescritta documentazione. Quella è una cosa che può giudicare soltanto l'ufficio elettorale stesso. Aspettiamo, però, di leggere le motivazioni del provvedimento". La decisione della Regione Lazio, invece, non sorprende il Pdl: "Non c'erano i presupposti - ha detto Abrignani - dal momento che vige il decreto del 5 marzo che riduce i giorni di campagna elettorale a sei".
L'ordinanza del Consiglio di Stato: documentazione incompleta. Il decreto legge è applicabile anche nella Regione Lazio. Lo scrivono i giudici della V sezione del Consiglio di Stato nell'ordinanza con la quale hanno respinto l'appello proposto dal Pdl Roma perché la documentazione fornita dai delegati non era completa e dunque resta insufficiente la sola presenza in tribunale dei delegati entro l'orario di consegna della lista. Per i giudici amministrativi di secondo grado infatti "non deve ritenersi raggiunta la prova della sussistenza di una delle condizioni per la presentazione della lista entro il nuovo termine fissato dal dl, mancando la dimostrazione del possesso in capo ai delegati della 'prescritta documentazione' e non potendo essere condivisa la tesi degli appellanti circa la necessità della sola prova della presenza nei locali del tribunali all'orario prescritto".
Fonte:
Repubblica[Modificato da binariomorto 20/03/2010 23:41]