Il romeno accusato di due stupri nella capitale, poi scagionato: "Non so perché mi hanno accusato"
Entro sabato la decisione se liberare il connazionale Loyos: "Conosceva i veri violentatori"
Racz, il primo giorno in libertà
"Volevo diventare monaco"
ROMA - Per 35 giorni è stato "faccia da pugile" il violentatore. Adesso che il giudice lo ha liberato e ha cancellato ogni sospetto, Karol Racz si sfoga in tv. Non è lui lo stupratore del parco della Caffarella e neppure ha abusato di una donna a Primavalle. E' innocente e il suo avvocato annuncia che chiederà un risarcimento per quei 35 giorni di prigione. Ma dall'Italia non vuole andare via. Nonostante sia stato imprigionato ingiustamente, abbia subito l'infamia di essere bollato come violentatore di una minorenne senza aver fatto nulla, Karol Racz ha detto di voler "continuare a vivere in Italia. Lo so che i romeni non godono di buona reputazione, ma preferisco rimanere dove sono. Magari trovando un lavoro da panettiere".
"Mai alla Caffarella". Giura che nel parco della Caffarella non c'è mai andato: "Perché il mio amico Loyos abbia detto alla polizia che ero stato io a violentare la ragazzina (dichiarazioni poi ritrattate), proprio non lo so. Siamo stati amici, gli ho dato anche dei soldi. Quello che gli è girato in testa non lo so". E dei due connazionali che hanno confessato lo stupro di San Valentino, Racz dice che non ha nulla a che spartire con loro: "Non li conosco, non li ho mai visti".
"Sognavo di diventare monaco". Nello studio di Porta a Porta, Karol Racz stringe la mano al sindaco di Roma Gianni Alemanno. Sorride seduto sulla poltrona bianca di Bruno Vespa e parla di quando, bambino di cinque mesi, fu abbandonato in un orfanotrofio romeno: "Non ho mai conosciuto i miei genitori, ho sette fratelli ma solo io sono stato affidato all'istituto. Sono uscito a 18 anni. Poi ho cominciato a lavorare come panettiere e pasticciere in un convento. A volte venivo pagato, ma in genere lavoravo per vitto e alloggio. Non è vero che sono un pregiudicato: sono stato multato solo una volta in Romania perché mi hanno trovato sul treno senza biglietto. Il mio sogno da bambino? Diventare monaco e fare voto di castità".
Loyos conosceva i violentatori. Resta in carcere invece Alexandru Loyos, l'accusatore di Racz, scagionato anche lui dall'accusa per lo stupro nella Caffarella grazie all'esame del Dna, ma detenuto per calunnia nei confronti della polizia romena che gli avrebbe estorto la confessione con la violenza. La decisione sul suo eventuale rilascio è stata rinviata. Il giudice del Riesame si pronuncerà entro sabato prossimo ma sembra meno fitto il giallo sul perché il giorno dopo l'arresto Loyos abbia accusato Racz sapendolo innocente. Alexandru Loyos e Oltean Gavrila, uno dei nuovi arrestati per la violenza sessuale, si conoscevano. Nel 2007 erano rinchiusi in due celle limitrofe nel carcere di Regina Coeli. Forse, com'era stato ipotizzato dopo la sua ritrattazione, Alexandru Loyos ha accusato ingiustamente Racz per dare all'amico il tempo per scappare.
(24 marzo 2009)
Repubblica.it