Pd, Franceschini: "Ora unità"
Eletto il successore di Veltroni
Il Partito democratico ha un nuovo segretario: Dario Franceschini. A cinque giorni dalle dimissioni di Walter Veltroni, il numero due del partito scala le posizioni e, con 1.047 voti su 1.258, incassa il via libera dell'assemblea nazionale dei Democratici. Sconfitto l'unico duellante, Arturo Parisi, che ottiene solo 92 voti. Ma soprattutto archiviata l'opzione primarie, richiesta da una parte della base ma non dal gruppo dirigente del partito che, compatto, si e' schierato in favore di una segretaria con pieni poteri per portare il partito alle elezioni a giugno e al congresso in autunno.
''Da oggi - assicura il neo leader dal palco subito dopo i risultati - inizia la stagione dell'unità. E' tornata la fiducia e la voglia di combattere''. Il Pd volta pagina, quindi, e ''Dario - commenta (per primo), a distanza, Walter Veltroni - è la persona giusta per guidarlo''.
La giornata si chiude poco dopo le 17: sette ore di riunione, che scorrono via senza colpi di scena. Gli unici fuori programma sono uno striscione srotolato in platea e qualche slogan lanciato dal fronte pro-primarie. I delegati del Pd in tutto superano quota 2.300, ma oggi alla Fiera di Roma si sono presentati in 1300 ed il popolo dei gazebo non sembra aver risposto numeroso all'appello.
Arturo Parisi attacca: ''Non possiamo ancora affidare i nostri destini politici collettivi a coloro che ci hanno condotto in questo pantano''. Una posizione isolata al vertice. I big del partito sono infatti per una volta uniti e blindano la candidatura di Franceschini. La richiesta ai delegati è chiara e dunque ci si aspetta disciplina, ma un leggero timore serpeggia nel padiglione dove è in corso l'Assemblea. Presiede Anna Finocchiaro che, aprendo i lavori, galvanizza la platea: ''Non è l'8 Settembre. Indietro non si torna e lasciatemi ringraziare Walter Veltroni'', dice dal palco senza però strappare più di un tiepido applauso.
Due ore dopo sarà ''il momento della verita'', quello in cui per alzata di badge i delegati sceglieranno la direzione in cui far andare il Partito democratico. Il verdetto è inequivocabile: 1.066 dicono sì a una nuova segretaria contro 207 no e 16 astenuti e l'atmosfera si scioglie improvvisamente: prima di poter tornare a casa ci sono ancora passaggi da compiere, dalla presentazione delle candidature a segretario al voto, ma il più ormai è fatto.
E infatti Franceschini prende la parola e parla da segretario in pectore: assicura che aprirà le porte del Pd al nuovo, che azzererà coordinamento e governo ombra. Richiama all'unità, così come farà anche in chiusura, non nasconde la crisi, non elude il proprio ruolo: per lui è ''un servizio'', per traghettare il partito al congresso di autunno. Il che non vuol dire essere un mezzo leader: ''Non ho fatto patti con nessuno - avverte - non ho nè padrini nè padroni. Non farò nessuna trattativa con nessuno, sceglierò io'''. Infine, i contenuti: ''Domani giurerò sulla Costituzione'', dice incassando una standing ovation; ''noi siamo con i lavoratori'', si schiera senza tentennamenti.
Fonte:
tgcom