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Domani pranzo tra i leader del Pd e del centrodestra, si parlerà anche di tv
Il Cavaliere e il nodo Rai: "Si può uscire da questa guerra ventennale"
Finanziaria, Rai e legge elettorale i segreti dell'accordo Walter-Silvio
ROMA - Più poteri al governo, corsie preferenziali in Parlamento e inemendabilità delle Leggi Finanziarie in cambio di un riconoscimento "formale" dell'opposizione e del suo leader. E in più una riforma della legge elettorale europea che preveda uno sbarramento al 5%. Sul tavolo di Silvio Berlusconi e Walter Veltroni c'è una prima bozza di discussione per tentare di aprire la stagione del dialogo. Un'ipotesi di cui probabilmente parleranno domani a pranzo.
Un primo faccia a faccia per saggiare la possibilità che dalle parole passi ai fatti. E il primo "fatto" sarebbe, appunto, la riforma dei regolamenti parlamentari.
Sta di fatto che gli "ambasciatori" dei due schieramenti si sono messi già all'opera. Lo stesso Cavaliere ne ha parlato ieri mattina alla Camera con il vicesegretario del Pd, Dario Franceschini, e al Senato con Enrico Morando.
"Prendiamo atto della rivoluzione intervenuta con le elezioni - ha spiegato il premier -. Adeguiamo le istituzioni alla nuova realtà. Dobbiamo rendere efficiente il Parlamento. Non si può pensare che per approvare ogni legge ci si impieghi un'infinità". "È evidente - ammette anche Morando - che se c'è una materia su cui si può iniziare a concretizzare il confronto passando dalle chiacchiere alle cose concrete, beh questa è la riforma dei regolamenti".
In effetti gli "sherpa" di Pdl e Pd hanno già ipotizzato le possibili soluzioni. Con delle concessioni reciproche. Gli uomini del Loft, infatti, chiedono un riconoscimento ufficiale del governo ombra. Inserire la parola "opposizione" nelle discipline che regolano i lavori di Camera e Senato viene considerato "fondamentale".
Un passaggio di questo genere significherebbe istituzionalizzare i cambiamenti subiti dal sistema politico nell'ultima tornata elettorale e implicherebbe l'individuazione - o persino l'elezione nei gruppi parlamentari - del leader dell'opposizione, cui affidare un ruolo formale. Persino prevedendo, come accade in altri paesi, anche una struttura che aiuti il lavoro dello "shadow cabinet". Non a caso viene ricordato che Berlusconi già era stato dotato nella scorsa legislatura di un ufficio a Montecitorio, nel corridoio della Corea molto vicino alle stanze riservate all'esecutivo. Senza trascurare un aspetto più "politico": la sua "parlamentarizzazione" blinderebbe il ruolo del leader dell'opposizione.
In cambio, l'istanza del presidente del consiglio è esplicita: rafforzare i poteri dell'esecutivo alla Camera e al Senato. In sostanza i i lavori (ad eccezione di una quota riservata all'opposizione) verrebbero scanditi dal governo che avrebbe l'ausilio dei tempi contingentati per tutti i suoi disegni di legge. Non solo. Il Cavaliere ha formulato nei colloqui avuti ieri un'altra richiesta: rendere di fatto inemendabile la Finanziaria.
O almeno renderla emendabile solo in commissione. Una misura - su cui è stato consultato pure il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - che solo in parte può essere varata con la modifica dei regolamenti, ma che riceverebbe un impulso già in quella sede.
L'altra base di discussione riguarderà la riforma delle legge elettorale europea. Il nodo principale consiste nella soglia di sbarramento. Sia nel Pd che nel Pdl sta emergendo un orientamento per introdurre un barrage al 5%.
Più problematico, invece, il dialogo sulla Rai. Il Cavaliere ha aperto la porta al confronto pure su questo versante: "Si può uscire da questa guerra ventennale. C'è la strada del dialogo e della comune assunzione di responsabilità". L'offerta dei Democratici consiste nella revisione immediata della legge Gasparri. Un progetto che "congeli" l'attuale Cda per il tempo strettamente necessario a varare i nuovi criteri per la governance di Viale Mazzini e istituisca un amministratore unico che "liberi" l'azienda dal controllo dei partiti.
Su questo, però, il Cavaliere è apparso meno disponibile con i suoi interlocutori del Pd: "I tempi sono stretti. Non so se possiamo pensare a un intervento di questo genere. Lo possiamo vedere successivamente". Un modo cortese per dire: "Intanto nominiamo il nuovo Consiglio".
(15 maggio 2008)
Repubblica.it |