03/05/2008 14:14 |
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La Jana ricorda la manifestazione scoppiata a Bengasi dove persero la vita 11 persone
Si protestava contro la maglietta anti-islamica mostrata dall'allora ministro delle Riforme
La Libia: "Calderoli ministro?
Conseguenze catastrofiche"
L'esponente del Carroccio: "La scelta della squadra di governo spetta a Berlusconi"
ROMA - La Libia minaccia "ripercussioni catastrofiche nelle relazioni con l'Italia" se Calderoli tornerà a fare il ministro. Lo ha affermato il figlio del leader libico Muammar Gheddafi, Saif El Islam, secondo quanto riportato dall'agenzia ufficiale libica Jana. "E' un affare interno che riguarda l'Italia, ma la questione è molto grave".
La nota della Jana ricorda infatti la manifestazione di protesta scoppiata a Bengasi il 17 febbraio 2006 contro il Consolato italiano in seguito alla maglietta con la vignetta anti-islamica mostrata dall'allora ministro delle Riforme durante un'intervista televisiva. I manifestanti furono affrontati dalla polizia in scontri che riportarono un bilancio di 11 morti.
"La crisi - si legge nel testo della Jana - è stata allora circoscritta, causando anche le dimissioni del ministro italiano. Ma in seguito alla vittoria della destra italiana nelle ultime elezioni, sono giunte voci sulla possibilità di ricandidare nuovamente quel ministro, che si considera il vero assassino dei cittadini libici morti in quell'occasione".
Alle pesanti accuse libiche, non tarda ad arrivare la risposta dello stesso Calderoli: "La scelta della squadra di governo spetta a Silvio Berlusconi che ha avuto un mandato dal popolo che è sovrano, partendo proprio dalle indicazioni che quel popolo gli ha fornito". Anche Mario Borghezio ha commentato le dichiarazioni del figlio del leader libico: "Le terribili minacce che giungono da Tripoli dimostrano che avevo visto giusto indicando la Libia come regista della strategia di invasione delle coste meridionali del nostro Paese. Per fortuna, grazie agli elettori, vi sarà finalmente nel nuovo governo la presenza significativa dei crociati della Lega Nord, in grado di combattere fermamente il pericolo del terrorismo jihadista e i suoi palesi e occulti sostenitori. L'Italia, grazie anche alla Padania, è un grande Paese e non si farà intimidire da chi semina sentimenti di odio contro di noi, contro la nostra religione e contro la nostra civiltà".
(2 maggio 2008)
Repubblica.it |
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