| | | OFFLINE | Post: 42.725 Post: 4.431 | Registrato il: 28/02/2004 Registrato il: 30/08/2004 | Età: 37 | Sesso: Maschile | Occupazione: Commerciale PRINK RSM | | | |
|
In ogni caso il premier domani rimette il mandato al Presidente della Repubblica
Le ipotesi in campo vedono al primo posto un incarico istituzionale
Governo tecnico, istituzionale
o elezioni: cosa succede dopo
Forza Italia, An e Lega vogliono le urne. Ma Berlusconi potrebbe accettare
un reincarico a tempo al Professore per riformare il sistema di voto
ROMA - "Cosa succede dopo?", è la domanda che in queste ore appassiona tutti i capannelli tra la buvette del Senato e l'anticamera dell'aula di palazzo Madama, luoghi tutti questi affollatissimi come nei giorni che in qualche modo possono segnano la storia. Al netto di "se", "ma", "con quali voti" e "sulla base di quale mandato", è verosimile tracciare alcuni scenari. Che hanno tutti un fattore comune: comunque vada, anche se per un caso del destino Prodi strappa una fiducia grazie a qualche assenza o un paio di uscite dall'aula, il Professore domani sale al Colle per rimettere il mandato. Il Presidente del Consiglio ha ben chiaro di non avere più una maggioranza politica. Nel discorso di nove minuti con cui ha chiesto la fiducia " a ciascuno dei senatori" ha fatto capire che un suo nuovo eventuale governo sarà snello, pochi ministri e alcuni impegni chiari davanti, l'economia, il potere d'acquisto delle famiglie, il sociale. Ha chiesto la fiducia "per riprendere con rinnovato slancio". Fatta questa premessa restano almeno quattro le opzioni disponibili: voto anticipato, governo tecnico, governo istituzionale, Prodi-bis a tempo determinato.
Prodi bis a tempo. E' l'opzione più debole, quella che lo stesso Professore volendo andare fino in fondo al Senato "non per testardaggine ma per coerenza politica e istituzionale perhè le crisi si affrontano a viso aperto e non nei corridoi", sa di aver seriamente compromesso. Un'opzione che comunque ancora ha una ragione di esistere perchè non bisogna dimenticare che alla Camera il suo governo ha avuto una comoda fiducia. Il Prodi-bis avrebbe comunque un incarico a tempo molto definito, dai due ai sei mesi, per fare quelle riforme che il presidente Napolitano ha chiesto ancora ieri festeggiando i 60 anni della Costituzione. Il Prodi-bis a tempo determinato potrebbe vivere con i voti dell' Udc, a patto che la legge elettorale sia quella voluta da Casini. Un Prodi-bis avrebbe, tra l'altro, il via libera di Berlusconi che proprio ieri ha giudicato "un vantaggio per sè e per il Pdl " arrivare al voto dopo un Prodi-bis.
Governo tecnico. Sarebbe il governo affidato a un grande nome dell'economia, inevitabile pensare al presidente di Banca d'Italia Mario Draghi. Sarebbe un esecutivo che nasce e dura il tempo di risolvere e affrontare emergenza interne e internazionali, soprattutto economiche. Un governo per portare avanti la vendita di Alitalia piuttosto che la trattativa sui salari e affrontare la congiuntura internazionale e non solo per riformare il sistema di voto. E', al momento, l'ipotesi più remota, quella meno gradita soprattutto perchè un governo tecnico non può avere tempi prescritti. Si mette in sella ed è difficile prevedere quando scende. E' l'ipotesi più gradita dai cittadini ma anche quella più mal vista dai partiti. Non lo vuole Berlusconi, non lo vuole An e neppure la Lega. Nell'Unione non lo vuole la sinistra più radicale. Il Pd nicchia.
Governo istituzionale. E l'ipotesi più possibile, quella con più sponsor, dal Quirinale al pd passando per l'Udc. Il nome più gettonato per l'incarico istituzionale resta quello dell'attuale presidente del Senato Franco Marini. Pochi i punti in agenda, il primo è la riforma della legge elettorale. Può essere annoverato sotto questa opzione anche un eventuale incarico all'attuale ministro dell'Interno Giuliano Amato. Il suo nome è ancora abbastanza quotato nel borsino dei possibili successori a Prodi. Amato, poi, sarebbe gradito anche alle forze di centro.
Subito al voto. E' lo scenario più possibile soprattutto dopo la parlamentarizzazione della crisi, dopo una scelta così dura anche se, come dice Prodi, "coerente e trasparente". Vogliono le urne Forza Italia, Alleanza nazionale, la Lega di Bossi che è arrivata ad annunciare "rivolte di piazza con tanto di armi". Andare alle urne subito vorrebbe dire non fare il referendum e andarci con questa legge elettorale. Un'opzione che quindi non dispiace ai piccoli dell'Unione, dai Verdi al Pdci passando per i socialisti. Tornare alle urne tra aprile e maggio sarebbe però il prezzo più alto per il paese che avrebbe buttato via quasi due anni di legislatura.
(c.fus.)
(24 gennaio 2008)
Repubblica.it |