Unità di crisi chiede «discrezione» agli organi di stampa
Filippine, forse ancora vivo padre Bossi
La Farnesina è in possesso di foto che ritraggono il religioso e sta verificando la loro veridicità
ROMA - Padre Bossi, rapito nelle Filippine lo scorso 10 giugno, dovrebbe essere ancora vivo. La Farnesina è infatti in possesso di alcune fotografie, che già circolavano tra i mezzi di informazione delle Filippine, che ritraggono il missionario. Il sito web del quotidiano Philippine Daily Inquirer ha pubblicato due foto di padre Giancarlo Bossi, le prime diffuse da quando il missionario italiano è stato sequestrato il 10 giugno scorso. Le foto sono state inviate giovedì al suo migliore amico, il sacerdote Angel Calvo, che si trova nella città di Zamoanga, con un MMS sul suo cellulare. Secondo Calvo le foto sono state scattate di recente. Anche le autorità filippine ritengono che le foto siano autentiche, scrive il quotidiano. L'Unità di crisi sta ora vagliando l'autenticità degli scatti e, soprattutto, la data della loro realizzazione. A confermarlo è stata Elisabetta Belloni, responsabile dell'Unità di Crisi.
IL FRATELLO: «ATTENDIAMO CONFERME» - «Siamo in attesa di conferma, ci andiamo con i piedi di piombo»: così Marcello Bossi, fratello di padre Bossi, il missionario rapito nelle Filippine, commenta la notizia delle foto diffuse da media filippini e ora alla verifica della Farnesina. «La Farnesina ci ha avvertito che stanno verificando, noi le foto non le abbiamo viste, stiamo attendendo la conferma ufficiale dal Ministero degli Esteri».
DIMAGRITO - Secondo il vice-ministro degli Esteri, Danieli, gli scatti mostrerebbero padre Bossi leggermente dimagrito e con la barba più lunga. Esisterebbe, tra l'altro, anche una registrazione audio in cui il religioso darebbe assicurazioni alla famiglia sulle condizioni di salute. Danieli ha consigliato in ogni caso «cautela e riservatezza, anche in questi minuti».
FORSE NELLE MANI DEL GRUPPO ABU SAYAF - Secondo il quotidiano filippino Philippine Daily Inquirer, citato dall'agenzia missionaria Misna, padre Bossi potrebbe trovarsi nelle mani del gruppo estremista Abu Sayyaf. Il giornale ha riportato le dichiarazioni fatte da Norberto Gonzales, consigliere della sicurezza nazionale del Governo filippino, nell'incontro avuto a Manila con la deputata Margherita Boniver. «Le ho spiegato», ha detto Gonzales all'Inquirer, «che abbiamo a che fare con Abu Sayyaf e, data la nostra esperienza con questa organizzazione, posso dire che ci vorrà molto tempo» per risolvere il caso di padre Bossi. Piccolo ma agguerrito movimento guerrigliero nato da una costola del Milf, Abu Sayyaf in passato si è finanziato anche attraverso sequestri di persona, soprattutto di occidentali e di missionari. Fonti religiose nelle Filippine fanno sapere che la zona dove è avvenuto il sequestro di padre Bossi non è però territorio operativo degli uomini di Abu Say
06 luglio 2007
Corriere.it