Come indirizzo per i suoi arresti domiciliari, Antonio, 41 anni, senzatetto, condannato per furto, aveva scelto una panchina di una piazza a Milano. Ogni giorno i poliziotti potevano controllare che non lasciasse la città. Ma Antonio decide di abbandonare la sua "dimora: fermato in un supermercato, viene arrestato per aver rubato alcolici. Finisce così nel carcere di San Vittore.
L'indirizzo scelto non era casuale. Piazza Aquileia è proprio alle spalle di San Vittore. Gli agenti si affacciavano, vedevano Antonio, sorvegliato speciale del Tribunale di Milano, e poi rientravano: il condannato rispettava i suoi obblighi. Avrebbe dovuto restare per due anni su quella panchina. Ma un giorno, racconta "Libero", il senzatetto entra in un supermercato di Garbagnate Milanese, ruba due bottiglie di champagne e una di grappa. Finisce in cella anche per aver violato l'obbligo di dimora nel comune di Milano, abbandonando la sua panchina di piazza Aquileia.
Non ha parenti anche se dice di aver una moglie e un figlio da qualche parte ma nessuno ha mai verificato. All'avvocato che lo assiste gratuitamente fornisce alcuni recapiti telefonici di Avellino a cui non risponde nessuno.
Dalla panchina al carcere, dal carcere alla panchina. Antonio ritorna una seconda volta in cella perché sorpreso a rubare una macchina fotografica. Ripreso dalle telecamere, ammette candidamente il furto. Ai sorveglianti chiede, inutilmente, di chiudere un occhio.
La vicenda ricorda quella di Giuseppe M., 42 anni, napoletano trapiantato a Milano. L'uomo nel 2005 si allontanò per qualche minuto dalla panchina che alle forze dell'ordine aveva indicato come suo "domicilio". Quando gli agenti non lo trovarono a "casa", dove per legge avrebbe dovuto trascorrere la notte, decisero di arrestarlo con l'accusa di evasione, perché il 42enne non si trovava, al momento del normale controllo dei poliziotti, nel suo "domicilio".
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