Grande partecipazione alla manifestazione di piazza San Giovanni
organizzata dal Forum delle associazioni con il sostegno della Chiesa
Family day, in piazza il mondo cattolico
"No ai Dico, noi il nocciolo della società"
ROMA - "Siamo oltre un milione", dice Savino Pezzotta a metà pomeriggio. Per la Questura sono tra i 200 e i 250mila. Un colpo d'occhio sulla piazza fa pensare ad almeno cinquecentomila persone. Sta di fatto che il Family day è un successo. In mattinata, Romano Prodi aveva invitato a non strumentalizzare la religione. Dal palco, la parola "contro" non si pronuncia, ma nella piazza gremita i cartelli contro sono tanti. Contro i ministri Bindi-Pollastrini. Contro i laicisti dell'Unione. Contro i Dico. Contro le coppie gay.
Si comincia alle 15, ma San Giovanni è già piena da mezzogiorno. Il forum della famiglia, che ha organizzato la kermesse, per iniziare spara un colpo a sorpresa. Un filmato inedito di Giovanni Paolo II, che negli anni Ottanta parla in difesa della istituzione familiare.
Sul palco, chiamati da Paola Rivetta e Alessandro Zaccuri, cominciano a sfilare i rappresentanti della associazioni che hanno organizzato la giornata. L'orchestra si alterna agli interventi. L'effetto è molto televisivo, con collegamenti sui maxischermi dalla piazza. Il clima è rilassato. Alla destra del palco, nell'area riservata, va in scena una kermesse nella kermesse, quella dei politici.
Arrivano alla spicciolata, tra le due e le quattro del pomeriggio. Fini è tra i primi, e parla di sua presenza "in nome della libertà e per la centralità della famiglia". Più tardi arrivano anche Casini e Berlusconi. Per il leader Udc è "una bella piazza che non urla frasi di odio". Accanto a lui ci sono Cesa e Baccini, stato maggiore del partito al completo. Il Cavaliere, preceduto dal coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi, sventola una copia del "Manifesto" e attacca la vignetta di Vauro: "Uno scandalo". Spiega, anzi, di aver deciso di partecipare alla manifestazione proprio dopo aver letto il giornale di sinistra e aver visto la vignetta che contiene un'allusione a preti e pedofilia. E poi, polemizzando con Prodi: "I cattolici veri non stanno a sinistra".
Ci sono anche i ministri "amici". Mastella e Fioroni, assaltati dai cronisti. Il ministro della Giustizia spiega che "Qui i Dico non ci sono, i Dico sono fuori. Qui c'è la famiglia". Quello della Pubblica Istruzione si fa ecumenico: "Dalla piazza un messaggio forte per il dialogo sulle risposte che dobbiamo dare alla famiglia italiana".
Tutti, senza distinzioni, polemizzano con la vicina manifestazione di piazza Navona, dove quelli che questa manifestazione chiama "laicisti" si sono dati appuntamento per celebrare l'anniversario della vittoria al referendum sul divorzio.
Parla Savino Pezzotta, l'ex segretario della Cisl anima e portavoce della giornata. "Quel che è bene per la famiglia è bene per il Paese", ripete citando lo slogan della manifestazione. Poi chiede dal palco che della famiglia si faccia "una questione nazionale". Per Pezzotta va stabilito "il principio che ognuno deve poter avere i figli che vuole senza che ciò si traduca in un abbassamento del tenore di vita. Siamo in tanti qui oggi per affermare che la famiglia è il nocciolo costitutivo della società, costruito intorno ad un rapporto stabile di un uomo e di una donna".
Da metà pomeriggio comincia il deflusso. Canta Povia, il vincitore di Sanremo 2006, e prima di intonare "I bambini fanno oh" dice che "i bambini devono avere una mamma ed un papà". Poco prima le centinaia di migliaia avevano cantato assieme il ritornello del canto del cammino neocatecumenale scritto da Kiko Argueio: "Risuscitò, risuscitò, alleluja, alleluja".
Arriva un commento di Francesco Rutelli, che non è venuto solo perchè è membro del governo: "Chiara, forte e serena la voce di piazza San Giovanni. La ascolteremo". Fassino non dimentica Piazza Navona: "Da entrambe le piazze vengono domande alla politica che la politica deve saper raccogliere, la politica ha il dovere di fare incontrare le due piazze e non di contrapporle". "Sfumature" che rendono difficile il cammino del Partito democratico. Più difficile, forse impossibile, sarà dopo la giornata di oggi, il cammino dei Dico in Parlamento. (m.b)
(12 maggio 2007)
Repubblica.it