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Emendamento Fava: se violi diritti d’autore,
ti chiudo il sito senza processo


ROMA – Se la Camera, come ha già fatto la Commissione preposta, approverà l’emendamento del leghista Giovanni Fava l’Italia potrebbe ritrovarsi con una legislazione su internet molto più severa del Sopa (Stop piracy online act) che in America ha fatto tanto discutere e ha messo sul piede di guerra colossi del web come Google, Facebook e Yahoo!. Da noi già in molti parlano di minaccia per la libertà della Rete e di rischio censura.

L’emendamento Fava, approvato in Commissione Politiche Ue con il parere positivo del governo Monti tramite il ministro alle Politiche Comunitarie Enzo Moavero, prevede che, sulla base di una denuncia di un qualunque soggetto detentore di diritti d’autore che si senta danneggiato, il sito denunciato possa essere chiuso dal fornitore dei servizi online. E’ più severa del Sopa perché la proposta di legge dei repubblicani Usa dispone che debba essere almeno un giudice, anche se di una sede periferica, a disporre la chiusura di un sito che abbia violato copyright.

Qui invece basta una qualunque denuncia che arrivi da un qualunque titolare di diritti d’autore per poter chiudere un sito. Il pericolo censura c’è perché i provider di servizi online, come Google, non possono essere messi nella posizione di giudicare se è giusto o sbagliato tenere aperto un sito colpito da denuncia. Il loro criterio infatti è il profitto, la convenienza economica, e di fronte alla minaccia di una o più cause legali non ci penserebbero due volte a oscurare chi gli dà problemi. La pratica della delazione inoltre sarebbe indiscriminata e fonte di intasamento per i tribunali civili: una marea di denunce e di cancellazioni immotivate daranno il via a una pioggia di ricorsi da parte dei siti oscurati.

Tutto parte da un emendamento presentato dal deputato leghista Giovanni Fava ha presentato alla XIV Commissione per le Politiche Ue, al disegno di legge recante “Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011″, che aggiunge un “5-bis” all’articolo 16, comma 1, del decreto legislativo 9 aprile 2003 n. 70 (pag. 170). Decreto che regola le responsabilità delle aziende che offrono servizi su internet, dai servizi di hosting agli internet provider, e stabilisce che le società non sono responsabili dei contenuti immessi nei propri server dagli utenti, nemmeno se considerati illeciti. Dispone però l’obbligo di rimuoverli appena le autorità competenti lo richiedono. Questa la parte più significativa del testo dell’emendamento Fava:
a) alla lettera a) sono aggiunte infine le seguenti parole: avvalendosi a tal fine di tutte le informazioni di cui disponga, incluse quelle che gli sono state fornite dai titolari dei diritti violati dall’attività o dall’informazione, anche in relazione ad attività o a informazioni illecite precedentemente memorizzate dal prestatore a richiesta dello stesso o di altri destinatari del servizio; b) alla lettera
b) dopo le parole: «autorità competenti» sono inserite le seguenti: «o di qualunque soggetto interessato».

Inoltre è stato ulteriormente modificato l’articolo 16 con l’obbligo per i fornitori di servizi di prevenire le attività illecite con “dovere di diligenza che è ragionevole attendersi da esso”. Viene espressamente richiesto ai fornitori di adottare dei filtri con i quali si impedisce l’accesso alle informazioni e ai contenuti illegali presenti nei propri server, onde evitare e “ad agevolare la messa in commercio di prodotti o di servizi” tramite parole chiave che portano al download di prodotti non originali, quindi, per i sottoscrittori, illegali.

Il Parlamento ha tempo fino al 31 marzo 2012 per approvare la Legge Comunitaria 2011 con emendamento Fava annesso. Ma l’emendamento, una volta approvato, potrebbe essere immediatamente bocciato dall’Unione europea, come spiega bene il giurista Guido Scorza sul sito de L’Espresso:
L’emendamento dell’onorevole Fava, infatti, contiene un pugno di disposizioni che sono parte del disegno di legge già presentato dallo stesso onorevole – e di quelli gemelli di alcuni suoi colleghi – che il nostro governo ha trasmesso lo scorso 18 novembre? “Così come prescritto dalla disciplina Ue?” a Bruxelles, chiedendo alla Commissione di conoscere il suo parere circa la loro compatibilità con l’Ordinamento Europeo.

Il termine entro il quale la Commissione dovrà pronunciarsi scadrà solo il prossimo 20 febbraio, con la conseguenza che, in sostanza, il nostro Parlamento si è ingarellato con le istituzioni Ue, cercando di approvare delle disposizioni probabilmente in contrasto con la disciplina Ue, prima che la Commissione Europea rilevi tale contrasto e ce lo segnali. Roba da furbetti del quartierino.

Un’ultima battuta sulla vicenda la merita il nostro Ministro per le politiche comunitarie, Enzo Moavero Milanesi: che, in Parlamento, richiesto di un parere sull’emendamento lo ha dato positivo, limitandosi a rilevare che l’emendamento Fava, affrontando “un tema, quello del commercio elettronico (?) di particolare delicatezza, che incontra sensibilità diverse (…) avrebbe meritato di essere affrontato in uno specifico provvedimento”.


Fonte: blitzquotidiano


02/02/2012 00:45
 
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Salta il bavaglio al web
365 voti per gli emendamenti

La norma introdotta in commissione alla Camera su iniziativa della Lega è stata cassata dall'Aula con l'approvazione di sei identici emendamenti soppressivi, che hanno cancellato il discusso articolo 18 del testo. Di Pietro: "Grande vittoria". Pd, Fli e Radicali esprimono soddisfazione

ROMA - Salta dalla legge comunitaria la norma, battezzata 'bavaglio al web', secondo la quale un qualunque soggetto interessato avrebbe potuto chiedere al provider la rimozione su internet di informazioni da lui considerate illecite o la disabilitazione dell'accesso alla medesima.
La norma, che era stata introdotta in commissione alla Camera su iniziativa del leghista Gianni Fava, è stata cassata dall'Aula con l'approvazione di sei identici emendamenti soppressivi presentati da Pdl, Idv, Fli, Api, Pd e Udc. Gli emendamenti hanno cancellato l'intero articolo 18 del testo e sono passati con 365 voti a favore, 57 contrari e 14 astensioni.

Di Pietro: "Grande vittoria". "Oggi è una grande vittoria per tutti noi. Siamo riusciti a bloccare l'ennesimo tentativo di mettere il bavaglio alla Rete, uno degli ultimi spazi di libera informazione. E' stata una battaglia per la democrazia che abbiamo portato avanti e continueremo a sostenere fermamente. Alla Lega e a Fava, che aveva presentato un emendamento alla legge comunitaria, volto a censurarci e a tutti coloro che, anche in passato, hanno provato a fare lo stesso ripetiamo: giù le mani dal web, la libera informazione non si tocca". Così scrive il presidente dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, sulla sua pagina Facebook.

Pd: "Soddisfazione". 'La grande mobilitazione sul web e la nostra battaglia in Aula hanno sconfitto il maldestro tentativo di stampo leghista di mettere un 'bavaglio alla rete",
afferma Alberto Losacco, deputato del Pd. "Siamo perciò molto soddisfatti per il voto di oggi: la tutela del diritto d'autore e la lotta alla contraffazione meritano una norma specifica compatibile con la libertà d'informazione e lontana da ogni possibilità di censurare la rete".

Fli: "Italia riallineata all'occidente". "L'abrogazione della norma Fava ripristina una situazione di normalità sul diritto d'autore in rete e riallinea l'Italia a ciò che avviene in Europa e in occidente". Lo affermano in una nota congiunta Flavia Perina e Benedetto Della Vedova, deputati di Futuro e Libertà, cofirmatari di un emendamento per la soppressione di quello che è stato definito il 'Sopa' italiano. "Ciò non toglie comunque", sottolineano, "che alcune delle preoccupazioni sottese a quella norma, soprattutto in tema di contraffazione e di rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, vadano ulteriormente approfondite in una successiva sede di esame e contemperati con i diritti di libertà di Internet. Bisogna però usare raziocinio e prudenza, perchè una scelta che nasce da buone intenzioni può avere pessimi esiti. Come è avvenuto in questo caso", concludono Perina e Della Vedova.

Radicali: "Sconfitta della repressione". "Il voto contrario a larga maggioranza sull'emendamento presentato dall'on. Fava è l'ennesima sconfitta della strategia della repressione rispetto ai nuovi modelli di fruizione e creazione dei contenuti abilitati dalla rete. La terza sconfitta in pochi mesi". Lo dichiara in una nota Luca Nicotra, segretario dell'associazione radicale Agorà digitale.
Prosegue la nota: "Essa arriva dopo lo stop al regolamento censura sul diritto d'autore di agcom e l'abrogazione del comma ammazza-blog e ammazza-wikipedia contenuto nella legge sulle intercettazioni. Il voto di oggi conferma innazitutto le nuove importanti ed efficaci possibilità di mobilitazione che la rete affida ai cittadini. Ma è anche il segno che esiste una piccola pattuglia trasversale di parlamentari determinati a difendere i valori di una rete libera e aperta. I dati sullo sviluppo del mercato legale rilasciati oggi dimostrano chela strategia repressiva che ha fermato lo sviluppo della rete in Italia non ha più senso".

Fonte: Repubblica


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